È la storia di una coppia ormai un po' in là negli anni che gestisce una trattoria fino a quando non viene messa in ginocchio da una cartella da 50.000 euro dell'Agenzia delle Entrate.
Va detto che non è un film memorabile, che sconta da una parte una recitazione non all'altezza (con l'eccezione della Ciangottini, che ebbe anche una candidatura al Globo d'oro), dall'altra un certo "eccesso di garantismo" nei confronti dei due coniugi, presentati più come agnelli sacrificali di una burocrazia ottusa e ingiusta che non come l'ennesimo esempio di esercenti che hanno commesso reati contabili (e trovatemene uno che non l'abbia fatto, in Italia!). All'attivo c'è però un'asciutta quanto spietata rappresentazione dell'inferno in terra a cui vanno progressivamente incontro i protagonisti, privati della casa abitata da più di 40 anni e sballottati tra case-famiglia e promesse che non si concretizzano mai in un crescendo di umiliazione che fa davvero stringere il cuore. Di un tema in qualche modo simile (la solitudine dei padri separati) s'era occupato il bellissimo "Gli equilibristi", ma credo che valga la pena sottoporsi al prezzo del "soffrire con" quasi fosse quello del biglietto, e lasciarsi maltrattare anche da questa storia ispirata a una vicenda realmente accaduta e - purtroppo - simile a molte, troppe altre. Particolarmente felice il finale, ambientato in una riviera apuana malinconicamente fuori stagione.
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