stefano pariani
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venerdì 4 marzo 2016
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una gelida new york tra corruzione e violenza
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Abel Morales (Oscar Isaac), un immigrato che ha fatto fortuna in America, ha una bella moglie, Anna (Jessica Chastain), una bella casa, una bella famiglia con bambine ed un proficuo lavoro nel settore del trasporto e distribuzione del petrolio. Ora sta per concludere un importante affare con l’acquisto di una vasta area di deposito, ma una serie di concorrenti lo ostacolano derubando i tir e i suoi conducenti e per di più un detective gli sta alle costole indagando su presunte irregolarità.
Pur vedendo la corruzione, i soprusi e le pressioni che gravitano attorno a lui, Abel sceglie di non agire con violenza o con altrettanta illegalità. Anche nell’ambito famigliare cerca di mantenere un equilibrio quando si creano contrasti con la moglie, che forse sarebbe disposta a scendere a qualche compromesso o ad occultare prove eventualmente rischiose.
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Abel Morales (Oscar Isaac), un immigrato che ha fatto fortuna in America, ha una bella moglie, Anna (Jessica Chastain), una bella casa, una bella famiglia con bambine ed un proficuo lavoro nel settore del trasporto e distribuzione del petrolio. Ora sta per concludere un importante affare con l’acquisto di una vasta area di deposito, ma una serie di concorrenti lo ostacolano derubando i tir e i suoi conducenti e per di più un detective gli sta alle costole indagando su presunte irregolarità.
Pur vedendo la corruzione, i soprusi e le pressioni che gravitano attorno a lui, Abel sceglie di non agire con violenza o con altrettanta illegalità. Anche nell’ambito famigliare cerca di mantenere un equilibrio quando si creano contrasti con la moglie, che forse sarebbe disposta a scendere a qualche compromesso o ad occultare prove eventualmente rischiose. La sua è la lotta dell’uomo solo contro tutti, di chi vuole contrapporre la propria integrità e rettitudine alla spietatezza di un mondo subdolo e contaminato. Abel comprende, valuta ed è pronto anche a ricevere i colpi della sorte, in attesa del momento giusto per agire e forse colpire a sua volta.
Il film è condotto con mano sicura, procede con lentezza ed ha una regia tradizionale, sorretta da ottimi dialoghi, interpreti perfetti e da un’atmosfera volutamente dimessa. Sullo sfondo una New York gelida come l’inverno in cui il film è ambientato, nell’anno statisticamente più drammatico quanto a violenza nella storia della Grande Mela. Sembra di essere dalle parti di certi film di Sidney Lumet o di James Gray (“The Yards” e “I padroni della notte” su tutti) per le tematiche legate alla giustizia, alla corruzione cittadina e all’individuo diviso tra il suo microcosmo famigliare ed il macrocosmo esterno.
Nonostante non fossero stati scelti per primi (inizialmente le parti furono offerte a Javier Bardem e Charlize Theron), funzionano perfettamente i due protagonisti: Oscar Isaac recita in modo equilibrato ed incarna in modo credibile l’uomo integro ma dallo sguardo costantemente inquieto, mentre Jessica Chastain si conferma tra le migliori attrici in circolazione, divisa tra il ruolo della madre che protegge l’equilibrio e la facciata borghese della famiglia e quello della moglie che comprende ma fatica a giustificare la morale del marito. Meritata la candidatura ai Golden Globe 2015 come miglior attrice non protagonista.
“1981: indagine a New York”, titolo un po’ vecchio stile e meno efficace dell’originale “A most violent year”, è un film di nicchia e dalla struttura solida, avvincente nei dialoghi e limpido nel tratteggiare caratteri e una certa cupa atmosfera, che tende a sfatare, tra le altre cose, il mito del sogno americano. Non ci aspetti sparatorie, inseguimenti e colpi di scena, né tanto meno indagini a sfondo thriller, perché il film è ben altro. Arrivato da noi con due anni di ritardo grazie ad una distribuzione coraggiosa, è una pellicola da scoprire e apprezzare come antidoto a tanta cinematografia usa e getta che invade le nostre sale.
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vanessa zarastro
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sabato 13 febbraio 2016
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il sogno dell’onestà
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“A Most Violent Year,” è il titolo originale di un film amaro, lento e inesorabile. Forse girato con un ritmo un po’ troppo lento.
Abel Morales (un ottimo Oscar Isaac) è un ex camionista di origine ispanica che ha sposato la figlia del capo mafioso (Jessica Chastain) e si è inserito nel traffico di compravendita di gasolio tra il Messico e gli Stati Uniti. Abel vuole comprare un grosso deposito in un’area dismessa, presumibilmente nel New Jersey, per avere maggiore autonomia nei trasporti e nel deposito: «Posso comprare d’estate quando il prezzo è più basso e rivendere durante l’inverno» spiega lo stesso Abel.
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“A Most Violent Year,” è il titolo originale di un film amaro, lento e inesorabile. Forse girato con un ritmo un po’ troppo lento.
Abel Morales (un ottimo Oscar Isaac) è un ex camionista di origine ispanica che ha sposato la figlia del capo mafioso (Jessica Chastain) e si è inserito nel traffico di compravendita di gasolio tra il Messico e gli Stati Uniti. Abel vuole comprare un grosso deposito in un’area dismessa, presumibilmente nel New Jersey, per avere maggiore autonomia nei trasporti e nel deposito: «Posso comprare d’estate quando il prezzo è più basso e rivendere durante l’inverno» spiega lo stesso Abel. Ma i suoi concorrenti non lo lasciano in pace, Abel subisce continui furti di camion-cisterne e di carburante, i suoi autisti vengono picchiati violentemente. Siamo alle soglie di una guerra che Abel non vuole accettare perché sta cercando di uscire “pulito” e di fare affari legalmente nonostante la moglie ceda continuamente alla mentalità e allo “stile” della famiglia di origine.
Sembra ci sia un complotto contro Abel Morales perché, in contemporanea alle provocazioni dei gangsters, da due anni il procuratore distrettuale (David Oyelowo) gli sta addosso per trovare capi di accusa che lo incriminino e lo mettano fuori gioco. Abel resiste ancora nonostante tutto, riuscirà tra mille ostacoli a ottenere il suo deposito ma a qualcosa sarà costretto a rinunciare.
Il film ci mostra l’altra New York, quella rotta, sporca, con i vagoni dei treni fatiscenti e rovinati. Bella è la scena in cui Morales segue i rapinatori del suo camion in luoghi del tutto insospettati ai turisti della Big Apple. Il regista mostra di essere padrone del genere gangster ma lo reinterpreta con sobrietà quasi minimalismo. Le persone sono appena tratteggiate ma vestite in modo esemplare: cravatta a righe, rolex d’oro e colli larghi per lui, stivali e cappotto con le spallone per lei – siamo agli inizi degli anni ’80 e così voleva la moda - mentre il fido avvocato (Andrew Brooks) è l’unico vestito quasi da intellettuale europeo.
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gianleo67
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sabato 13 febbraio 2016
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what price onesty!
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Grossista di carburanti nella New York degli anni '80, l'intraprendente Abel Morales è un immigrato latino che ha sposato la bella figlia di un boss di Brooklyn e che tenta di espandersi entro gli angusti confini della legalità e delle regole. Quando una serie di attentati della concorrenza ed un'inchiesta della procura distrettuale rischiano di gettarlo sul lastrico, dovrà agire rapidamente per scongiurare la bancarotta e mettere in salvo quel che resta del suo improbabile ideale del sogno americano.
Da un'idea di sceneggiatura che sembra portarci indietro ad un cinema di denuncia sociale affrontato con gli strumenti di un cinema di genere neanche tanto originale, il talentuoso J.
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Grossista di carburanti nella New York degli anni '80, l'intraprendente Abel Morales è un immigrato latino che ha sposato la bella figlia di un boss di Brooklyn e che tenta di espandersi entro gli angusti confini della legalità e delle regole. Quando una serie di attentati della concorrenza ed un'inchiesta della procura distrettuale rischiano di gettarlo sul lastrico, dovrà agire rapidamente per scongiurare la bancarotta e mettere in salvo quel che resta del suo improbabile ideale del sogno americano.
Da un'idea di sceneggiatura che sembra portarci indietro ad un cinema di denuncia sociale affrontato con gli strumenti di un cinema di genere neanche tanto originale, il talentuoso J. C. Chandor si dimostra ancora una volta regista poliedrico nel cimentarsi con un dramma scorsesiano che imbastisce una contrapposizione etica appena sfumata, facendo delle credibili ambientazioni newyorkesi e della caratterizzazione dei personaggi il suo principale punto di forza. Eccessivamente compassato nelle scelte di una messa in scena che predilige i dialoghi alle sequenze d'azione e in un montaggio che assembla senza sussulti le scabre vicissitudini di un personaggio principale presente una scena sì e nell'altra pure, la storia si sviluppa come la lenta discesa agli inferi e ritorno di un raro esempio di rettitudine morale nella città degli inganni e della corruzione, vero esempio di self-made-man di origini latine che non ostante i discutibili parenti della consorte, il gioco sporco di una concorrenza sleale e le avversioni del solito procuratore distrettuale sotto ricatto plebiscitario si ostina nel declinare il singolare ideale di un sogno americano fondato sulla totale abnegazione al duro lavoro e sullo strenuo rifiuto di ogni forma di compromesso. Più interessato a costruire la tragica epica minimalista di una virtù eroica in un mondo dominato dalla violenza e dalla sopraffazione che a restituirci il quadro di un credibile spaccato metropolitano (non ostante le premesse del titolo e la didascalia dell'incipit), il film rischia di perdere mordente e forza nell'addossare la croce quasi escusivamente sulle spalle del pur bravo e taurino Oscar Isaac costretto a fare i salti mortali per sbarcare il lunario: dalla formazione e instradamento del personale alla ricerca di finanziamenti, dalla sedazione di belligeranti rivolte sindacali alle indagini sui furti di carburante, dalla sordina ad una moglie con troppe risorse nascoste (che vuole fare l'uomo di casa) alla difesa da un procuratore nero con facili ambizioni di carriera. Il problema vero è che J. C. Chandor non è M.Scorsese e O.Isaac non è R.De Niro ed il film sembra mettere in stallo i suoi diversi fronti trascinandosi scialbamente verso un finale in cui i nodi si risolvono quasi senza il contributo dell'azione (fatta eccezione per una bella sequenza di insegumento lungo un tunnel della metro che finisce alla fermata di New Utrecht Avenue e del montaggio incrociato del doppio attentato all'autista ed al rappresentante) e dove l'ottusa morale di un imprenditore tutto d'un pezzo è salva anche al costo della vita di un ex dipendente suicida con moglie a carico (vabbè?!!). What Price Honesty! verrebbe da dire, sempre che il finale non sia tutto negativo e che gli immobiliaristi ebrei ti possano congedare con un caloroso e beneagurante 'Mazel Tov'. Belle le ricostruzioni d'ambiente e l'ottima fotografia di Bradford Young come pure le prove degli attori, tra cui la presenza di una conturbante fuoriclasse come Jessica Chastain giustamente insignita di diversi riconoscimenti dalla critica americana e candidata ai Globe 2015 come miglior attrice non protagonista. Flop al box office interno, esce in Italia dopo un anno e mezzo solo dal 4 febbraio 2016 in evidente ricerca di riscatto.
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flaw54
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domenica 7 febbraio 2016
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film retrò
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Film di altri tempi. Riprese asciutte, quasi sempre uguali, in fondo monotone, ma in sintonia con l'ambiente e la storia. New York appare sullo sfondo e noi vediamo solo le periferie con tutto il brutto e il marcio che portano con sè. Lotta tra onestà, violenza e corruzione con un protagonista forse troppo monolitico e doppiato in modo assurdo. Bello il personaggio della Chastain, una donna dalle molte sfaccettature tra vamp e donna di cervello che alla fine , nonostante forti contrasti con il marito sul modo di opporsi alla violenza esterna, risolve la situazione. Non è un' opera perfettamente riuscita, ma migliora e appassiona con lo scorrere dei minuti.
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florentin
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sabato 6 febbraio 2016
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ambiguità. e la 'violenza' dell'81 è stata questa?
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Non prende. E' lento. Manierato. Due ore a cercare di capire come andrà a finire. Lui che si professa 'onesto' ma poi ha in corso una sequela di pendenze fiscali e altro.
New York la si vede poco -hanno girato anche a Detroit- e l'unico pathos è all'inizio con quel jogging sulle note di Inner City Blues di Marvin Gaye. Un inizio che lasciava sperare in un noir .. a bout de souffle, invece no: una noia mortale.
Sembra che i furti di camion e combustibile siano una roba di mafie e poi sono invece due sfigati che lo vendono a basso prezzo in giro per l'America.
L'investigatore del fisco è ambiguo, specie nel finale: gli propone una .
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Non prende. E' lento. Manierato. Due ore a cercare di capire come andrà a finire. Lui che si professa 'onesto' ma poi ha in corso una sequela di pendenze fiscali e altro.
New York la si vede poco -hanno girato anche a Detroit- e l'unico pathos è all'inizio con quel jogging sulle note di Inner City Blues di Marvin Gaye. Un inizio che lasciava sperare in un noir .. a bout de souffle, invece no: una noia mortale.
Sembra che i furti di camion e combustibile siano una roba di mafie e poi sono invece due sfigati che lo vendono a basso prezzo in giro per l'America.
L'investigatore del fisco è ambiguo, specie nel finale: gli propone una ...consulenza ? Mah.
Tutto è girato nel seppia, in case high-tech e camini con fuoco chimico. Tutto è soffuso, potrebbe essere intrigante, ma non succede niente. Sesso non ce n'è. Solo una vestaglia di seta di lei che non è la femmina conturbante -Kim Basinger di L.A.Confidential per dire-, e un torso nudo implume di lui che non dice nulla mentre si fa la barba (meglio fecero Tom Cruise, e Nicole Kidman in Eyes Wide Shut, che lei almeno mentre lui si rade si siede sul water alzandosi la vestaglia quel tanto che basta, fa pipì, e se ne va dopo un paio di parole (niente bidé -peccato- siamo in America), una scenetta di un intrigante da favola; qui no, come brillantezza di comunicazione erotica sembrano due coniugi ottantenni dopo sessant'anni di convivenza anche se senza walker e scendi-sale scale.
Solo nafta e location di un brutto che peggio non si può e non metti almeno una scena di sesso? Certo che in quella casa 'fredda' la vedrei dura, va detto.
Lui l'interprete dev'essere anche poi un ipotiroideo: non s'incazza ma, è tutto polite...e si vede; però riesce a correre come un matto col cappotto (di cammello) -Marlon Brando lo portava da dio lui sì , ma era Parigi mica Yonkers. Corre anche nel subway, ma Gene Hackman lo faceva meglio in The French Connection. Colloqui talvolta troppo ...intimisti: sono talemente a bassa voice che da da metà sala in su bisogna tendere l'orecchio.
Buona fotografia, ma un film che be', per delicatezza non richiamo la famosa battuta di Fantozzi; buona pure l'ultima scena giocata sul bianco-neve fra i tank della nafta sullo sfondo dello skyline di Manhattan, con una tarantinata -rosso pomodoro da suicidio un po' dappertutto- e un buco da proiettile nel tank che lui l'emigrato messicano o latino che sia, tappa con un... kleenex...di nafta ne ha già persa troppa. E lei la moglie sconvolta volto fra le mani (quando ha ucciso il cervo già ferito a sangue freddo non era sconvolta però) indossando il cappotto bianco di due ore di film che a me sembrava una cosa così, ma che poi dai titoli di coda ti dicono che era un Armani che però sembrava più una cosa normalissima -magaria nche da ' modista' ma non di una griffe di rango.
*Visto alla Spazio Uno unico cinema fiorentino che l'ha in cartellone. Sonoro buono, ma mi pare che qualche volta entrino dei rumori in sala dall'esterno.
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flyanto
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venerdì 5 febbraio 2016
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la lotta di un uomo tra il marcio di new york
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Come nei suoi precedenti "Margin Call" e "All is Lost" il regista J. C. Chandor anche nel suo ultimo "1981: Indagine a New York" ripropone la lunga e strenua lotta di un uomo colpito dalle avversità. Se in "Margin Call" però egli prendeva in esame l'ambiente finanziario ed in "All is Lost" quello più naturale del mare aperto in tempesta, qui Chandor pone il proprio personaggio di fronte agli attacchi della violenza urbana della città, appunto, di New York.
Oscar Isaac è un giovane imprenditore di successo nel campo dei trasporti del carburante e, grazie anche all'aiuto della bella ed ambiziosa moglie (Jessica Chastain), egli è riuscito a costruirsi un impero finanziario di una certa rilevanza che, ovviamente, viene da molti suoi concorrenti fortemente invidiato.
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Come nei suoi precedenti "Margin Call" e "All is Lost" il regista J. C. Chandor anche nel suo ultimo "1981: Indagine a New York" ripropone la lunga e strenua lotta di un uomo colpito dalle avversità. Se in "Margin Call" però egli prendeva in esame l'ambiente finanziario ed in "All is Lost" quello più naturale del mare aperto in tempesta, qui Chandor pone il proprio personaggio di fronte agli attacchi della violenza urbana della città, appunto, di New York.
Oscar Isaac è un giovane imprenditore di successo nel campo dei trasporti del carburante e, grazie anche all'aiuto della bella ed ambiziosa moglie (Jessica Chastain), egli è riuscito a costruirsi un impero finanziario di una certa rilevanza che, ovviamente, viene da molti suoi concorrenti fortemente invidiato. Mentre sta per concludere l'acquisto di un importante terreno, egli comincia a subire una serie di violenti assalti agli autisti dei propri camions carichi di ingenti quantitativi di carburante che lo condurranno ad una seria crisi finanziaria nonchè a delle citazioni in tribunale da parte del Corpo dei Federali che sta indagando sulla sua persona ed attività. Non perdendosi d'animo e risoluto a voler arrivare a capire la fonte di tutte queste avversità, il protagonista riuscirà piano piano a superare questo periodo difficile ed a risolvere finalmente tutto, non senza però un dispendio di energie e di capitali non indifferente.
Ciò che rende pregevole questa pellicola è senza alcun dubbio la rappresentazione che Chander fa della società di New York nei primi anni '80. Pare, infatti, che l'anno 1981 sia stato per la Grande Mela effettivamente uno degli anni più spietati e difficili dal punto di vista della criminalità più o meno organizzata, della violenza di ogni sorta e della corruzione sempre più dilagante, ed il regista prontamente ne ritrae fedelmente e molto dettagliatamente l'anima generale, presentando anche gli ambienti ed i costumi dell'epoca in maniera quanto mai efficace e realistica. E tutto ciò, unito alla trama molto avvincente ed all'interpretazione pregevole sia di Isaac che della Chastain, non può che non consegnare allo spettatore un'opera di un certo valore che lo avvince e lo entusiasma.
Altamente consigliabile.
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brian77
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mercoledì 29 aprile 2015
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quando esce in italia?
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Me ne parlano tutti bene, all'estero è uscito quasi dappertutto. In Italia no. Uscirà?
Mi pare che in Italia stia crescendo una rigida contrapposizione mercantile tra film adolescenziali da multiplex e robetta inguardabile pseudo-essai da proiettarsi in salette vuote magari con finanziamenti Ue.
Speriamo di poterlo vedere...
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