ashtray_bliss
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venerdì 20 marzo 2015
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tragico percorso di vendetta e autodistruzione.
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Blue Ruin rappresenta un autentico esempio di country-movie, fieramente indipendente, del panorama americano, ancora una volta in grado di stupire e produrre opere di stile e ottima fattura senza portare le classiche firme hollywoodiane. Anche in questo caso, abbiamo a che fare con un film psicologico che mescola il dramma esistenziale al thriller sulla scia dei revenge-movie, dove il senso di giustizia autodefinito segue un percorso di autodistruzione personale. E qui la pellicola viene interamente affidata ad un personaggio apparentemente spropositato e fuori posto.
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Blue Ruin rappresenta un autentico esempio di country-movie, fieramente indipendente, del panorama americano, ancora una volta in grado di stupire e produrre opere di stile e ottima fattura senza portare le classiche firme hollywoodiane. Anche in questo caso, abbiamo a che fare con un film psicologico che mescola il dramma esistenziale al thriller sulla scia dei revenge-movie, dove il senso di giustizia autodefinito segue un percorso di autodistruzione personale. E qui la pellicola viene interamente affidata ad un personaggio apparentemente spropositato e fuori posto. Un vero pesce fuori d'acqua; questo sembra essere Dwight, persona fragile, timida, introversa e poco abituata ai dialoghi o le lunghe conversazioni che fanno le persone normali. Dwight è un outcast, un carettere controcorrente in tutti i sensi.
Controcorrente per il cinema (non siamo abituati a vedere protagonisti nelle mentite spoglie di senzatetto) e per la società. Uno escluso, dimenticato da tutti, che si crea un mondo a parte nel quale rinchiudersi ed isolarsi, continuando a osservare passivamente il mondo che si muove fuori da esso. Sino al momento in cui Dwight viene informato del rilascio del presunto killer dei suoi genitori. A quel punto il tormentato protagonista riscopre tutta la determinazione che aveva sepolto da tempo all'interno della sua anima, e armato di molta determinazione e coraggio mette in moto un piano catastrofico di vendetta che coinvolgerà tutti, a partire dalla sorella di Dwight (unica parente rimastagli) alla famiglia rivale.
In questo contesto desolato e desertico, la pellicola è animata da lunghi silenzi, paradossalmente assordanti, che echeggiano il vuoto interiore devastante che il malcapitato protagonista si porta dietro. Ma al contempo evidenziano l'ambiguità del personaggio stesso, che indossa i panni della vittima e del carnefice contemporaneamente. Da una parte Dwight si presenta come una persona estremamente fragile, gentile, introversa, pacata guadagnandosi immediatamente la simpatia ed empatia del pubblico. Immediatamente dopo però emerge un lato oscuro, sinistro e violento dell'uomo che scatena una serie di interminabili violenze, fisiche e psicologiche, che passo dopo passo contageranno tutti quelli coinvolti nella spirale d'odio e vendetta che inmancabilmente porta tutti alla rovina e all'oblio.
La potenza di questa pellicola non si trova infatti nella trama di per se che potrebbe risultare scontata o banale, ma nella forza psicologica con cui arma il protagonista Dwight, del quale fa emergere in equa misura le luci e le ombre, la sua debolezza ma anche la determinazione e l'ostinazione di portare a termine un piano di ostentata violenza per pareggiare i conti, e in qual modo, vendicare i suoi cari defunti e se stesso.
Un film che fa della sua lentezza e dell'apparente semplicità la sua forza mettendo a punto una storia a tinte forti, donando spessore emotivo e psicologico ad un'anima inquieta e disperata, e che in un secondo piano di lettura il film è in grado di indagare a fondo tirando fuori una varietà di caratteristiche ed emozioni umane nelle quali ognuno può trovare frammenti di se se; a volte brutali, a volte affabili, altre semplicemente contrastanti tra loro. Facendo emergere cinicamente uno spaccato di umanità complessa e alienata, capace di spogliarsi di tutto ciò che costituisce l'umanità a favore della più bieca violenza.
Ambientato nella periferia rurale e selvaggia degli U.S.A., Blue Ruin costituisce un film emotivamente potente e toccante, un thriller poco ortodosso ed evanescente, totalmente apprezzabile sia per forma che per contenuto. Pieni voti all'attore protagonista che riesce a far emergere tutte le insicurezze e contraddizioni di uno che non conosce nulla d'armi da fuoco (o di violenza) ma che alla giusta occasione riesce a slegarsi di tutte quelle discordanti emozioni, facendo emergere l'assassino improvvisato che seguendo la falsa-riga della giustizia fai-da-te intraprende un percorso fatidico di autodistruzione.
Regia sapiente, sceneggiatura e fotografia ottimale, ben strutturata.
Un film che vale assolutamente la pena di scoprire. 4/5
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themaster
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lunedì 18 maggio 2015
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a metà tra il genere e il cinema d'autore
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Blue Ruin è un film di vendetta atipico,a metà tra il cinema di genere e il cinema d'autore. Ci troviamo nel campo del revenge movie,Dwight è un uomo che vive come un barbone,un mendicante,rubando denaro e vivendo di stenti,tuttavia dai suoi occhi capiamo che c'è qualcos'altro sotto,un segreto che il protagonista nasconde,egli infatti sta aspettando che l'assassino dei suoi genitori esca di galera per ripulirsi e andare a farlo fuori. Con un pretesto del genere si poteva ottenere il solito revenge movie alla Io Vi Troverò e,inizialmente la volontà dell'autore era questa,tuttavia data la scarsità di budget e del cast si è deciso di optare per qualcosa di differente sia nel piano estetico che di sceneggiatura,questa pellicola infatti analizza il tema della vendetta come un qualcosa di errato a prescindere,partendo dal concetto "Chi Cerca Vendetta deve Scavare Due Tombe" elevando il tutto ad un livello superiore.
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Blue Ruin è un film di vendetta atipico,a metà tra il cinema di genere e il cinema d'autore. Ci troviamo nel campo del revenge movie,Dwight è un uomo che vive come un barbone,un mendicante,rubando denaro e vivendo di stenti,tuttavia dai suoi occhi capiamo che c'è qualcos'altro sotto,un segreto che il protagonista nasconde,egli infatti sta aspettando che l'assassino dei suoi genitori esca di galera per ripulirsi e andare a farlo fuori. Con un pretesto del genere si poteva ottenere il solito revenge movie alla Io Vi Troverò e,inizialmente la volontà dell'autore era questa,tuttavia data la scarsità di budget e del cast si è deciso di optare per qualcosa di differente sia nel piano estetico che di sceneggiatura,questa pellicola infatti analizza il tema della vendetta come un qualcosa di errato a prescindere,partendo dal concetto "Chi Cerca Vendetta deve Scavare Due Tombe" elevando il tutto ad un livello superiore. Non che l'azione non ci sia,anzi ce n'è molta,tuttavia è talmente realistica,violenta e spogliata di qualsiasi spettacolarità,che diventa disturbante e spinge lo spettatore a sperare che il protagonista decida di non fare ciò che ha in mente di fare,è forse il primo film sulla vendetta,in cui quest'ultima viene percepita dallo spettatore come sbagliata e causa disturbo e non di divertimento.
Dwight è un uomo normale che si trova a dover combattere contro una famiglia di malavitosi,che nonostante siano delle merde,sono comunque umani e questo porta lo spettatore a provare empatia anche verso di loro.
è un film dalla regia molto posata,che non cerca virtuosismi inutili,ma che delinea le vicende e il movimento dei personaggi in scena come un pennello,in questo senso Blue Ruin è un film d'autore,dall'altra parte si ricongiunge al cosiddetto genere in quanto ricorda certi film splatter anni 80,probabilmente Saulnier ama il cinema di genere e si vede.
Nonostante sia girato con mezzi casalinghi e gli attori (non tutti ma almeno due o tre) siano tutti amici del regista,l'amatorialità del tutto non traspare mai soprattutto grazie alla cura della regia,autoriale al massimo e alla fotografia che gioca sui toni dell'azzurro e del blu questi due elementi donano un impatto estetico al film che certi filmacci hollywoodiani alla Zack Snyder si sognano,il tutto condito con una visione nichilista e critica verso l'America in cui tutti hanno almeno un'arma in casa e i criminali si muovono tranquillamente e indisturbati,vi è inoltre una visione quasi disgustata da perte di Saulnier della provincia americana,che fa quasi più paura dei cattivi stessi.
Blue Ruin è un film molto umano,che analizza la psicologia dei personaggi in maniera emblematica e di forte impatto,a partire da Dwight,interpretato da un attore straordinario che non avevo mai visto,fino al più secondario dei characters. Inoltre vorrei invitare chi ha il dvd o chi lo noleggia a guardare i contenuti extra come i making off eccetera,i quali contengono la storia produttiva della pellicola e un aneddoto molto commovente legato al regista,e lo dice uno che si è commosso guardando questi making off.
Una cosa interessante che ho notato è che la regia è sempre con i piedi fissi a terra,non ci sono panoramiche nè riprese dall'alto di nessun tipo e questo aumenta la sensazione di umanità che permea l'intero film.
In sintesi Blue Ruin è un grandissimo film che piacerà agli amanti del cinema,ma che probabilmente non garberà a chi si aspetta esplosioni e gente che muore ogni dieci secondi,per quel tipo di pubblico c'è John Wick che è notevole in quel campo,ma Blue Ruin è di almeno dieci o quindici gradini sopra,una dimostrazione di come il cinema non sia solo intrattenimento ma anche riflessione e intelletto,uno dei migliori esempi di grande cinema del 2013. Voto 8.5/10
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kondor17
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giovedì 19 marzo 2015
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la vendetta di un homeless
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Dwight è senzatetto da spiaggia, che vive in un'auto scassata regalatagli dalla sorella Sam anni addietro, di cui si porta sempre dietro le chiavi attaccate al collo. Entra nelle facili case costiere facendosi il bagno, rubando dal frigo, mettendosi in tasca qualche soldo e, se la fame incombe, cerca il cibo tra le immondizie. Un giorno una poliziotta lo sveglia e lo accompagna in centrale, rassicurandolo in maniera gentile. Wade Cleland, accusato dell'omicidio dei genitori di Dwight,, sta per essere liberato dopo 10 anni di prigionia. Gli occhi spenti del barbuto homeless riprendono vita, nella sete di vendetta, che avrà risvolti sanguinosi e tragici.
Pur ben fatto e ben interpretato, molte cose lasciano perplesse.
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Dwight è senzatetto da spiaggia, che vive in un'auto scassata regalatagli dalla sorella Sam anni addietro, di cui si porta sempre dietro le chiavi attaccate al collo. Entra nelle facili case costiere facendosi il bagno, rubando dal frigo, mettendosi in tasca qualche soldo e, se la fame incombe, cerca il cibo tra le immondizie. Un giorno una poliziotta lo sveglia e lo accompagna in centrale, rassicurandolo in maniera gentile. Wade Cleland, accusato dell'omicidio dei genitori di Dwight,, sta per essere liberato dopo 10 anni di prigionia. Gli occhi spenti del barbuto homeless riprendono vita, nella sete di vendetta, che avrà risvolti sanguinosi e tragici.
Pur ben fatto e ben interpretato, molte cose lasciano perplesse. Premesso che nella terra del far west tutto è possibile e il confine tra criminale e vittima è spesso impercettibile, non voglio raccontare troppo, il film va visto. Ma a parte i dieci anni per duplice omicidio volontario che a me sembrano pochini, non viene spiegato in nessun modo il legame tra la poliziotta e Dwight e soprattutto il motivo per cui debba andare ad avvisare il poveraccio svegliandolo nel sonno. In fondo è un elemento dell'ordine pubblico e invece è colei che colpevolmente scatena l'efferata vendetta. Altro lato oscuro è come Dwight facesse a sapere del fratellastro, figlio del rapporto tra suo padre e la madre dei Cleland. Glielo disse suo padre? E se una donna fedifraga decide di tenere il figlio, in una famiglia del genere, che fa? Racconta a tutti e all'ex amante che è figlio illegittimo? Anche il personaggio dell'amico Ben è un tantino forzato, e dalla famiglia Cleland continuano a spuntare elementi... che alla fine ci si chiede: "ma quanti sono ancora?"
Per il resto veramente un ottimo lavoro, non gli manca niente. Tensione palpabile dall'inizio alla fine. Thriller coi fiocchi . Sembra tratto da un romanzo di Cormac McCarthy. Voto 8-
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