sergio dal maso
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lunedì 22 giugno 2015
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acciaio
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Da un lato la forza e la potenza dell’acciaio incandescente. Dall’altro la fragilità e il disagio esistenziale dell’adolescenza.
L’acciaio è quello della Lucchini (ex Ilva), storica acciaieria di Piombino che sovrasta con la sua imponenza e le sue altissime ciminiere il grigio e decadente paesaggio di provincia post-industriale. L’adolescenza è quella delle inseparabili quattordicenni Anna e Francesca, nell’estate del difficile passaggio dalle scuole medie al liceo. La vita quotidiana delle due amiche ha sullo sfondo l’ombra perenne e la plumbea maestosità dell’acciaieria. Attorno alla grande fabbrica ruota l’esistenza di tutta la comunità piombinese, a partire dalla dura e logorante vita degli operai e delle loro famiglie.
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Da un lato la forza e la potenza dell’acciaio incandescente. Dall’altro la fragilità e il disagio esistenziale dell’adolescenza.
L’acciaio è quello della Lucchini (ex Ilva), storica acciaieria di Piombino che sovrasta con la sua imponenza e le sue altissime ciminiere il grigio e decadente paesaggio di provincia post-industriale. L’adolescenza è quella delle inseparabili quattordicenni Anna e Francesca, nell’estate del difficile passaggio dalle scuole medie al liceo. La vita quotidiana delle due amiche ha sullo sfondo l’ombra perenne e la plumbea maestosità dell’acciaieria. Attorno alla grande fabbrica ruota l’esistenza di tutta la comunità piombinese, a partire dalla dura e logorante vita degli operai e delle loro famiglie. Nuclei familiari in crisi, lacerati dalla precarietà economica e dalla frustrazione di non avere alternative al ciclo continuo dell’acciaio.
Da quando il padre se n’è andato Anna si è molto legata al fratello Alessio (un bravissimo Michele Riondino), orgoglioso operaio dell’acciaieria, da sempre innamorato di Elena (Vittoria Puccini), che è riuscita a laurearsi ma non trovando lavoro altrove è tornata al punto di partenza, accettando l’assunzione alla Lucchini. La famiglia di Francesca è ancora più problematica, con un padre violento che, forse, abusa di lei.
Per Anna e Francesca la perdita dell’innocenza e la traumatica scoperta della sessualità avviene tra la noia e la solitudine, vagando nella brulla periferia dove anche le spiagge sono selvagge e degradate.
Sanno che non c’è possibilità di fuga, anche il paradiso turistico dell’isola d’Elba, che si trova proprio di fronte a Piombino, pur essendo vicino appare irraggiungibile. Il difficile compito di portare al cinema il fortunatissimo romanzo di Silvia Avallone, che ha collaborato nella sceneggiatura, è toccato al giovane regista Stefano Mordini, al suo secondo lungometraggio. Il risultato è senza ombra di dubbio positivo. La sincerità e la credibilità dei protagonisti e il realismo della fabbrica e del contesto sociale fanno di Acciaio un film riuscito. Lo stile sobrio e asciutto, senza nessuna retorica, e la capacità del regista di cogliere sguardi e sentimenti danno al film un tono intimista, impegnato pur senza essere politico. Il passato di documentarista ha giovato al cineasta toscano: l’autenticità di Acciaio è garantita dalla scelta di raccontare in modo convincente persone, non personaggi. Gli operai non sono idealizzati, la disillusione e la sfiducia nel futuro li portano a rubare, all’uso di cocaina e a frequentare i night club. I turbamenti e i traumi di Anna e Francesca sono evocati o raccontati con delicatezza, non ci sono scene plateali o forzate, tanto meno morbosità o violenza. La scelta di Anna Bellezza, scontrosa e tenace, e Matilde Giannini, dolce e riservata, per interpretare le due protagoniste, è stata sicuramente felice. Pur essendo esordienti sono riuscite a trasmettere in modo credibile l’insicurezza e lo smarrimento dei quattordici anni delle due amiche adolescenti. Anche l’interpretazione di Alessio da parte di Michele Riondino è eccellente. L’orgoglio e l’amarezza del protagonista, la fierezza del suo sentirsi operaio non mancano di emozionare, probabilmente era un ruolo che sentiva molto essendo figlio di un operaio dell’Ilva di Taranto.
La tecnica “documentaristica” di molte riprese è valorizzata anche da una fotografia splendida, che con i suoi colori crudi e sporchi esalta le sequenze dentro l’acciaieria e l’intensità di molti paesaggi. Il film è dedicato proprio a Marco Onorato, già direttore della fotografia nei film di Garrone, scomparso pochi mesi dopo la fine delle riprese. Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia Acciaio è stato accolto con lunghi applausi sia dalla critica che dal pubblico, peccato che poi, come spesso capita, la distribuzione non lo abbia valorizzato come meritava. Forse il grande pubblico si è disabituato ai film impegnati, quelli che parlano di lavoro e di operai; alle pellicole che raccontano la realtà e la società contemporanea preferisce il cinema di svago. O forse basterebbe un po’ più di coraggio da parte delle sale cinematografiche, anche perché capire la realtà che stiamo vivendo è sempre più imprescindibile, se non altro per poter dare una risposta ai ragazzi di oggi come Anna e Francesca, che alla fine della storia si chiedono “perché il futuro deve essere sempre altrove?”.
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vanessa zarastro
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domenica 15 dicembre 2013
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adolescenti vicino alla fabbrica
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Anna e Francesca sono le protagoniste adolescenti del film “ACCIAIO” che si svolge in una calda estate nelle case di popolari di via Stalingrado; ma la vera protagonista del film è la classe operaia o almeno quel che ne resta…guarda caso nella fabbrica di Piombino che si chiamava ILVA poi diventata Lucchini. Piombino è sicuramente un sito insolito per una storia cinematografica - tratta comunque dal libro di Silvia Avallone -che costituisce una sorta di neo-neorealismo diretto con garbo da Stefano Mordini e con una bella fotografia di Marco Onorato scomparso prematuramente dopo poco. Le giovani attrici esordienti sono carine e brave e bene interpretano quel mal d’adolescenza tra desideri negati e smania di crescere.
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Anna e Francesca sono le protagoniste adolescenti del film “ACCIAIO” che si svolge in una calda estate nelle case di popolari di via Stalingrado; ma la vera protagonista del film è la classe operaia o almeno quel che ne resta…guarda caso nella fabbrica di Piombino che si chiamava ILVA poi diventata Lucchini. Piombino è sicuramente un sito insolito per una storia cinematografica - tratta comunque dal libro di Silvia Avallone -che costituisce una sorta di neo-neorealismo diretto con garbo da Stefano Mordini e con una bella fotografia di Marco Onorato scomparso prematuramente dopo poco. Le giovani attrici esordienti sono carine e brave e bene interpretano quel mal d’adolescenza tra desideri negati e smania di crescere.
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caligola70
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giovedì 21 novembre 2013
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acciaio?
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Il romanzo da cui è 'tratto', era già una sceneggiatura. In quanto tale già scritto male, con una struttura narrativa per immagini che rendeva la scrittura carente e continuamente mimetica con l'oggetto raccontato.
Il film è la classica opera furbetta del quarantenne italiano: presuntuoso, emotivo, banale, tutto descritto per luoghi comuni. Un film fatto con i soliti strumenti: dalle facce truci al dialettuccio che piace tanto, con recitazione da liceo e un finto realismo snob francamente irritante.
Fatela finita con questo spreco di denaro pubblico (Rai, Ministero, Regione Toscana).
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franto70
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lunedì 11 novembre 2013
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leggete prima il libro
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Le tre stelle nascono dall'interpretazione degli attori e dalla splendida fotografia. Il film comunque non riesce minimamente a trasmettere la bellezza del libro, pur conservando un'ottima riflessione sul disagio degli adolescenti e sulla rabbia della classe operaia.
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santoni
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lunedì 14 ottobre 2013
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bel film
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gran bel film, gli ambienti della fabbrica, le due ragazze, bravissime, sincere. Non ho letto il libro ma presto lo farò. Ho trovato il film lento, ma nel modo giusto, con una strana sensibilità che mi ha portato dentro la storia delle protagoniste e del fratello Alessio. e della loro famiglia.
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simona proietti
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domenica 13 ottobre 2013
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legnoso
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Si partiva da un ottimo punto, il romanzo di Avallone. Ma come spesso succede, il romanzo è una cosa e il film è un'altra. Acciaio difatti, messo nelle mani di un regista non all'altezza, cede di fronte al proprio peso. Il film non convince mai e neppure la spontaneità e freschezza delle due ragazze riesce a risollevare. Tantomeno Riondino, in un'interpretazione falsa e priva di intensità.
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serpis
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giovedì 3 ottobre 2013
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quanto è peso l'acciaio!
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Il film nella sua interezza non è male ,ma lo trovo tremendamente lento.Le due protagoniste sono brave e rendono benissimo la visione e le emozioni di un adolescente.La storia,almeno quella filmica,è poca e dilavata nel tempo della rappresentazione. Mi è piaciuto poco,perchè non mi ha catturato l'attenzione e spesso ho pensato "ma quando finisce?"
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parei
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domenica 1 settembre 2013
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un bel film.
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Acciaio mi è piaciuto. Molto bello il libro e bello il film che racconta i personaggi in modo attento, vicino, senza cercare facili sentimentalismi. Affascinante la luce gli ambiente e la regia. Sono felice di averlo visto. Brave le ragazze e in particolar modo Riondino.
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la strana coppia
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giovedì 15 agosto 2013
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pessima trasposizione
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Dopo aver letto il libro, abbiamo scoperto che è stato fatto il film, quindi lo abbiamo visto freschi di lettura. Non entriamo nel merito di regia, recitazione (sicuramente valida), fotografia o altro. Guardando il film con la conoscenza dei personaggi, si riscontra come la caratterizzazione sia molto limitata, il film soffra di mancanza di organicità e i vari accadimenti, comprensibili al lettore della storia, risultano cadere dall'alto allo spettatore del film. Tanti comportamenti, plausibili per il lettore, appaiono fraintendibili per lo spettatore. Certo, il film è "tratto" dal libro, ma forse era meglio chiamarlo diversamente. Tanti passaggi, importanti nella trama, vengono ignorati.
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Dopo aver letto il libro, abbiamo scoperto che è stato fatto il film, quindi lo abbiamo visto freschi di lettura. Non entriamo nel merito di regia, recitazione (sicuramente valida), fotografia o altro. Guardando il film con la conoscenza dei personaggi, si riscontra come la caratterizzazione sia molto limitata, il film soffra di mancanza di organicità e i vari accadimenti, comprensibili al lettore della storia, risultano cadere dall'alto allo spettatore del film. Tanti comportamenti, plausibili per il lettore, appaiono fraintendibili per lo spettatore. Certo, il film è "tratto" dal libro, ma forse era meglio chiamarlo diversamente. Tanti passaggi, importanti nella trama, vengono ignorati. Consiglio a tutti di leggersi il libro e di riguardare il film. Ultima nota: la colonna sonora è quasi inconsistente! Parere pressoché uguale di una coppia.
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claudia arena
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domenica 11 agosto 2013
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poco acciaio.
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Il fatto che il film sia sorretto da un cast giovane, moderno e cool, non basta. A parte le due giovani attrici esordienti, Anna Bellezza (Francesca) e Matilde Giannini (Anna) che solo grazie alla loro spontaneità e freschezza assorbono tutta l'attenzione dello spettatore, non ci sono grandi novità. Come il libro, il film si adagia sopra grandi silenzi pregni di intensi significati, qualche frase detta al punto giusto e supportato dall'importanza e dalla prepotenza dell'immagine, scorre e va avanti. Si lascia guardare, ma senza troppi entusiasmi. Lasciando miseramente da parte la vera protagonista, ovvero la fabbrica, gli operai e ovviamente, la parte più cruda e dura; un punto a favore del libro (come sempre) dove il lavoro duro e faticoso si faceva sentire di più.
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Il fatto che il film sia sorretto da un cast giovane, moderno e cool, non basta. A parte le due giovani attrici esordienti, Anna Bellezza (Francesca) e Matilde Giannini (Anna) che solo grazie alla loro spontaneità e freschezza assorbono tutta l'attenzione dello spettatore, non ci sono grandi novità. Come il libro, il film si adagia sopra grandi silenzi pregni di intensi significati, qualche frase detta al punto giusto e supportato dall'importanza e dalla prepotenza dell'immagine, scorre e va avanti. Si lascia guardare, ma senza troppi entusiasmi. Lasciando miseramente da parte la vera protagonista, ovvero la fabbrica, gli operai e ovviamente, la parte più cruda e dura; un punto a favore del libro (come sempre) dove il lavoro duro e faticoso si faceva sentire di più.
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