dyd 666
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domenica 26 settembre 2010
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the ghost writer
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Adam Lang è l’uomo del momento. Premier inglese poco amato dalla massa, viene accusato di crimini di guerra per via della sua politica anti-terrorismo attuata durante la sua carica. Per far sì che la sua immagine venga rilanciata, viene chiesto ad un ghost writer di scrivere una biografia che faccia luce e chiarisca i lati oscuri del presidente. Ma non tutto è così semplice come sembra. Costui si suicida e ne viene ingaggiato un secondo che continui l’opera iniziata dal primo. Complotti e morte sembrano circondare il discusso premier tanto che l’uomo nell’ombra, a suo rischio e pericolo, decide di cominciare una campagna alla ricerca di una verità terribile e pesante.
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Adam Lang è l’uomo del momento. Premier inglese poco amato dalla massa, viene accusato di crimini di guerra per via della sua politica anti-terrorismo attuata durante la sua carica. Per far sì che la sua immagine venga rilanciata, viene chiesto ad un ghost writer di scrivere una biografia che faccia luce e chiarisca i lati oscuri del presidente. Ma non tutto è così semplice come sembra. Costui si suicida e ne viene ingaggiato un secondo che continui l’opera iniziata dal primo. Complotti e morte sembrano circondare il discusso premier tanto che l’uomo nell’ombra, a suo rischio e pericolo, decide di cominciare una campagna alla ricerca di una verità terribile e pesante.
Hanno una strana caratteristica i film di Roman Polansky. Molti dei suoi lavori sono inquietanti e circondati da un’aura di perversione e curiosità. Questa formula rapisce lo spettatore che si trova ad affrontare un suo film e, inesorabilmente, viene condotto verso un crudo finale.
“L’uomo nell’ombra”, con una trama carica di intrighi e l’olezzo di morte, si ricollega ad alcuni dei lavori più disturbanti del cineasta polacco, come “Rosemary’s Baby” e “L’inquilino del terzo piano”. La struttura del film, infatti, evolve allo stesso modo, tramite un meccanismo molto simile anche a quello utilizzato solitamente da Hitchcock in molte sue pellicole.
Pur con alcuni momenti statici, il film è pregno di un magnetismo e di un virtuosismo tale da rendere il pubblico affamato di verità e voglia di capire il quadro generale del machiavellico piano concepito dal regista. Contribuiscono alla buona riuscita della pellicola, oltre alle desolate location, un bravo Pierce Brosnan, l’ex 007, nel ruolo del controverso premier inglese, e Ewan McGregor, in quello dello scrittore curioso e voglioso di verità. Verità che non sempre conviene scoprire, in quanto scomoda e pericolosa.
Polansky sembra quasi mostrare allo spettatore come Davide non possa, con le sue sole forze, sconfiggere Golia, venendo quindi schiacciato con facilità in assenza di una fionda, ancora di salvezza.
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jivan17
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lunedì 27 settembre 2010
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thriller solido e coerente
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Costruito molto bene, solido, senza fronzoli. Un thriller fatto come si deve con l'aggiunta del piccolo colpo di scena finale. L'avrebbe reso un capolavoro un'aggiunta di un pizzico di azione in piu'. In questo film si vuole sottolineare come gli interessi economico politici vadano al di sopra delle vere e proprie esigenze dello stato visto come popolo dei tanti. Un ex primo ministro utilizzato e sfruttato come pedina per favorire la supremazia di una ditta produttrice di armi, lo ''scriba'' ghost rider ucciso per la sua troppa curiosità, come il suo predecessore. Insomma un insieme di inganni costruiti davvero in modo egregio per agevolare il potere assoluto di pochi sui molti.Tutto questo gestito da un'ottima regia e da un gruppo dei attori ben inseriri nel loro ruolo.
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Costruito molto bene, solido, senza fronzoli. Un thriller fatto come si deve con l'aggiunta del piccolo colpo di scena finale. L'avrebbe reso un capolavoro un'aggiunta di un pizzico di azione in piu'. In questo film si vuole sottolineare come gli interessi economico politici vadano al di sopra delle vere e proprie esigenze dello stato visto come popolo dei tanti. Un ex primo ministro utilizzato e sfruttato come pedina per favorire la supremazia di una ditta produttrice di armi, lo ''scriba'' ghost rider ucciso per la sua troppa curiosità, come il suo predecessore. Insomma un insieme di inganni costruiti davvero in modo egregio per agevolare il potere assoluto di pochi sui molti.Tutto questo gestito da un'ottima regia e da un gruppo dei attori ben inseriri nel loro ruolo. Unica pecca forse la lunghezza e la lentezza riflessiva dello scorrere della pellicola.
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bella earl!
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sabato 24 dicembre 2011
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ewan mcgregor il ghost writer.
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Dopo la morte di Mike McAra, Ghost Writer dell'ex primo ministro inglese Adam Lang, un altro Ghost Writer, di cui non si sa il nome, ne prende il posto. Il ritrovare di una busta contenente informazioni riservate trovate da McAra scatenerà una sequela di eventi che porterà il Ghost Writer alla scoperta di segreti celati fino in fondo negl'intrighi della politica moderna.
Polanski dirige un thriller dallo stampo Hitchcockiano fotografando in maniera adeguata il thriller dello scrittore Robert Harris. Niente innovazioni particolari ma sceneggiatura e regia di prim'ordine. Bravi anche gli attori tra cui spiccano, ovviamente, Ewan McGregor, protagonista, Pierce Brosnan, James Belushi e Timothy Hutton.
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sebkey
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venerdì 13 febbraio 2015
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thriller dai toni cupi alla polanski
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Un ghost writer londinese viene incaricato di creare un best-seller sulle memorie dell'ex primo ministro inglese Adam Lang. Attirato dai soldi e dalle insistenze del suo manager, il ghost writer ( di cui non si rivela mai il nome, dal momento che egli non è altro che un' "ombra") si trasferisce sull'isola di Martha's Vineyard per completare il lavoro del suo predecessore, morto in circostanze sospette.
Polanski si addentra cautamente in un thriller vecchio stampo, senza accantonare le sue peculiarità registiche. Il film ha un ritmo lento, in cui la calma dei personaggi contrasta con la desolazione del paesaggio, dove a dominare sono le tinte cupe e grigiastre (già viste in Rosemary's Baby) del New England.
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Un ghost writer londinese viene incaricato di creare un best-seller sulle memorie dell'ex primo ministro inglese Adam Lang. Attirato dai soldi e dalle insistenze del suo manager, il ghost writer ( di cui non si rivela mai il nome, dal momento che egli non è altro che un' "ombra") si trasferisce sull'isola di Martha's Vineyard per completare il lavoro del suo predecessore, morto in circostanze sospette.
Polanski si addentra cautamente in un thriller vecchio stampo, senza accantonare le sue peculiarità registiche. Il film ha un ritmo lento, in cui la calma dei personaggi contrasta con la desolazione del paesaggio, dove a dominare sono le tinte cupe e grigiastre (già viste in Rosemary's Baby) del New England. Le trame e gli inganni politici si mischiano alle ricerche del protagonista in un crescendo di tensione, fino al classico finale a sorpresa.
Recitazione impeccabile di Ewan McGregor, supportata da un cast perfettamente nella parte e da un Pierce Brosnan sopra le righe come non lo si vedeva da anni.
Meravigliosa la sequenza finale, coadiuvata dalle musiche tonanti del pluri-nominato Desplat
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spike
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venerdì 9 aprile 2010
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uno sguardo sul presente e sul passato...
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La pellicola tenta di rileggere l'attualità degli anni appena passati (amministrazione Bush/governo Blair) insinuando delle affascinanti teorie. In bilico tra thriller, giallo, azione con spruzzi di commedia nera ( vedi la scena a letto tra il ghost rider e ...)il film tiene desta l'attenzione dello spettatore, spiazzato da diversi colpi di scena; è interessante notare come in poco più di un mese due grandi maestri del cinema: Scorsese e Polanski, ambientino le loro opere su isole cupe e misteriose. L'isola diviene un mondo, un ambiente isolato a cui ricorrere per curarsi o per proteggersi dal male che ci circonda (gli Stati Uniti aspirano ad una nuova politica isolazionista?, da notare come la sceneggiatura sottolinei il fatto che gli USA non riconoscano la Corte dell'Aja per i crimini di guerra come pochi altri paesi come la Cina.
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La pellicola tenta di rileggere l'attualità degli anni appena passati (amministrazione Bush/governo Blair) insinuando delle affascinanti teorie. In bilico tra thriller, giallo, azione con spruzzi di commedia nera ( vedi la scena a letto tra il ghost rider e ...)il film tiene desta l'attenzione dello spettatore, spiazzato da diversi colpi di scena; è interessante notare come in poco più di un mese due grandi maestri del cinema: Scorsese e Polanski, ambientino le loro opere su isole cupe e misteriose. L'isola diviene un mondo, un ambiente isolato a cui ricorrere per curarsi o per proteggersi dal male che ci circonda (gli Stati Uniti aspirano ad una nuova politica isolazionista?, da notare come la sceneggiatura sottolinei il fatto che gli USA non riconoscano la Corte dell'Aja per i crimini di guerra come pochi altri paesi come la Cina...). Il film si risolve negli ultimi minuti con un finale degno del miglior Hitchcock. Buone le interpretazioni di Ewan McGregor e Olivia Williams, da notare il cameo di James Belushi, buona la fotografia. Soldi ben spesi.
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paride86
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mercoledì 15 settembre 2010
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molto bello
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Seppur con qualche punto oscuro nela trama, "The Ghostwriter" è un thriller d'altri tempi, girato senza una sbavatura e pieno di suspense. L'argomento è la politica internazionale e gli intrighi nella guerra in Medio Oriente, dunque di grande attualità.
Ewan McGregor è un protagonista perfetto: caratterizza benissimo il suo personaggio recitando apparentemente sottotono, adeguandosi alla parte ma evitando di imitare i protagonisti dei grandi thriller hitchcockiani. Infatti è proprio al grande Alfred che "The Ghostwriter" deve le sue atmosfere misteriose, complici anche le musiche che ricordano molto quelle che Bernard Herrmann compose per Hitchcock.
Da antologia la scena del passaggio del biglietto.
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valequeen
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martedì 17 luglio 2012
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terribilmente noioso...
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La prova che spesso una semplice descrizione della trama letta su internet è sufficiente a riempire di aspettative poi tragicamente deluse.
Quella che sembrava una storia interessante, ricca di azione e suspance, si rivela infatti in realtà un film lento e noiso, con uno svolgimento decisamente prevedibile ed un finale scontatissimo.
Di certo non aiuta l'ambientazione fredda e silenziosa, che rimane comunque probabilmente la cosa migliore di tutta la pellicola.
Davvero, non capisco tutto l'entusiasmo delle recensioni che mi è capitato di leggere. Pierce Brosnan ingessato, Ewan Mc Gregor intrappolato in un personaggio davvero poco interessante, soprattutto se penso ai tanti altri film che lo hanno visto protagonista in passato.
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La prova che spesso una semplice descrizione della trama letta su internet è sufficiente a riempire di aspettative poi tragicamente deluse.
Quella che sembrava una storia interessante, ricca di azione e suspance, si rivela infatti in realtà un film lento e noiso, con uno svolgimento decisamente prevedibile ed un finale scontatissimo.
Di certo non aiuta l'ambientazione fredda e silenziosa, che rimane comunque probabilmente la cosa migliore di tutta la pellicola.
Davvero, non capisco tutto l'entusiasmo delle recensioni che mi è capitato di leggere. Pierce Brosnan ingessato, Ewan Mc Gregor intrappolato in un personaggio davvero poco interessante, soprattutto se penso ai tanti altri film che lo hanno visto protagonista in passato.
Decisamente sconsigliato per quanto mi riguarda.
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cinemalove
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martedì 24 marzo 2015
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firma polanski
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Si capisce la volontà di creare un intrigo politico d'effetto, ma la realizzazione non lo rende tale. Definirlo thriller è esagerato, piuttosto un noir romanzato (coerente con la storia del fim) più dedito al racconto filo e per segno a discapito della classica azione americana. Polanski prova a scavalcare il problema tenendosi il botto per il finale (SPOILER) con la morte di McGregor, ma lo spettatore ben accorto lo accoglie come forzato, pianificato a tavolino solo per non lasciare il finale privo di un colpo di scena. Alcune scene intermedie restano di una lentezza disarmante, altre invece (esempio quando il protagonista va da Paul Emmett) nonostante la poca dinamicità, colpiscono l'interesse con dialoghi ben costruiti.
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Si capisce la volontà di creare un intrigo politico d'effetto, ma la realizzazione non lo rende tale. Definirlo thriller è esagerato, piuttosto un noir romanzato (coerente con la storia del fim) più dedito al racconto filo e per segno a discapito della classica azione americana. Polanski prova a scavalcare il problema tenendosi il botto per il finale (SPOILER) con la morte di McGregor, ma lo spettatore ben accorto lo accoglie come forzato, pianificato a tavolino solo per non lasciare il finale privo di un colpo di scena. Alcune scene intermedie restano di una lentezza disarmante, altre invece (esempio quando il protagonista va da Paul Emmett) nonostante la poca dinamicità, colpiscono l'interesse con dialoghi ben costruiti. Insomma, luci ed ombre. Niente di superbo ma nemmeno un film da cestinare. Per amanti del genere
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roberto simeoni
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domenica 11 aprile 2010
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polansky!
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Molti hanno fatto riferimento ad Hitchcock riguardo a questo film, ma chi conosce bene la filmografia di Polanski riconosce subito la mano dell'autore di "Chinatown", "Frantic" e "La morte e la fanciulla". Anche "The ghostwriter" è come i film citati, un thriller politico, e proprio in ciò risiede la differenza con il maestro inglese: se in Hitchcock le trame spionistiche sono solo un pretesto per fare "Cinema" ("il film non sono pezzi di vita, sono pezzi di torta": una sua famosa frase), per Polanski, che ha passato una vita drammaticamente condizionata dalla politica e dai suoi fantocci (l'infanzia in un campo di concentramento e in fuga nelle città controllate dai nazisti, l'esperienza del comunismo in Polonia, le disavventure giudiziarie negli USA), queste storie sono una occasione per fare i conti con la realtà che ci condiziona.
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Molti hanno fatto riferimento ad Hitchcock riguardo a questo film, ma chi conosce bene la filmografia di Polanski riconosce subito la mano dell'autore di "Chinatown", "Frantic" e "La morte e la fanciulla". Anche "The ghostwriter" è come i film citati, un thriller politico, e proprio in ciò risiede la differenza con il maestro inglese: se in Hitchcock le trame spionistiche sono solo un pretesto per fare "Cinema" ("il film non sono pezzi di vita, sono pezzi di torta": una sua famosa frase), per Polanski, che ha passato una vita drammaticamente condizionata dalla politica e dai suoi fantocci (l'infanzia in un campo di concentramento e in fuga nelle città controllate dai nazisti, l'esperienza del comunismo in Polonia, le disavventure giudiziarie negli USA), queste storie sono una occasione per fare i conti con la realtà che ci condiziona. A questo proposito "the gosthwriter" è esemplare nella satira feroce che fa dei politici contemporanei (se la prende con gli inglesi, ma gli italiani dovrebbero provare a leggere il film con il loro vissuto politico ...). Come in "Chinatown" e in "La morte e la fanciulla" il film assomiglia ad una perfetta composizione musicale, quasi un quartetto d'archi, appunto, dove ciascuna nota richiama quella successiva, con un equilibrio magistrale degli elementi che lo compongono e un finale esemplare. Un film da vedere e rivedere, come lo è per "Intrigo internazionale" è vero, ma ancora più come una nuova "La morte e la fanciulla".
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jaky86
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venerdì 25 febbraio 2011
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polanski poco originale
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Una spy-story già vista e rivista per Roman Polanski, con il solito intreccio tra politica, CIA e crimini di guerra. Di per sé la trama scorre senza troppi intoppi e le ambientazioni grigie e fredde calano il pubblico nel clima di suspense e mistero che avvolgono la storia. L'impressione però è quella di assistere a cose già viste ed esplorate. Degna di nota la scena finale a immagine fissa.
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