sg1975
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giovedì 23 settembre 2010
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niente di eccelso, ma godibile
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La storia di un regista in piena crisi creativa che viene travolto dalla realtà ed in questa trova l'unica via di uscita non è nuova. Ma quello che conta è la realizzazione. E qui ci sono battute abbastanza divertenti ed attori di tutto rispetto. La storia a volte è un po' tirata per i capelli in alcuni punti ed alcuni personaggi buttati un po' lì (per esempio, quello della Sandrelli; a dire il vero, anche il ruolo della bellissima Kasia Smutniak è un po' troppo accennato). Ma nel complesso è un film godibile. Bravi i tre attori principali, divertente Guzzanti che aggiunge forse qualcosa rispetto alle sue solite, pur divertenti, macchiette da televisione. Inquietante, nel suo divertente realismo, il dialogo con la Capotondi al ristorante.
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La storia di un regista in piena crisi creativa che viene travolto dalla realtà ed in questa trova l'unica via di uscita non è nuova. Ma quello che conta è la realizzazione. E qui ci sono battute abbastanza divertenti ed attori di tutto rispetto. La storia a volte è un po' tirata per i capelli in alcuni punti ed alcuni personaggi buttati un po' lì (per esempio, quello della Sandrelli; a dire il vero, anche il ruolo della bellissima Kasia Smutniak è un po' troppo accennato). Ma nel complesso è un film godibile. Bravi i tre attori principali, divertente Guzzanti che aggiunge forse qualcosa rispetto alle sue solite, pur divertenti, macchiette da televisione. Inquietante, nel suo divertente realismo, il dialogo con la Capotondi al ristorante. Insomma, non un capolavoro, ma con il merito di essere uno dei pochi film italiani ad evitarci la solita irritante caricaturizzazione tlevisiva di ogni personaggio.
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mcdavide
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sabato 25 settembre 2010
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una ricerca di profondità
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E' un film che si cala evidentemente nella realtà attuale del nostro paese, e che corre il rischio di essere "solo" comico (basta vedere il trailer, dopo aver visto il film, per rendersi conto che l'immagine suggerita è diversa, che il film non è così leggero o che non è una commedia all'italiana); invece, esprime un bisogno di spiritualità, di ricerca di una radice comune di tutti, tutti quelli "che qui si dà l'anima". Molto bene gli attori, in certi momenti sorprendenti. Ho visto anche molte citazioni, dal cinema di Pasolini ("La ricotta", con i ladroni crocefissi), alla caricatura di Carmelo Bene fatta da Guzzanti. C'è una fotografia molto curata, vorrei dire molto italiana, che sa ricercare i grandi pittori del Rinascimento, come in un momento della scena della crocefissione, con la campagna toscana sullo sfondo, dietro Orlando, di enorme intensità.
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E' un film che si cala evidentemente nella realtà attuale del nostro paese, e che corre il rischio di essere "solo" comico (basta vedere il trailer, dopo aver visto il film, per rendersi conto che l'immagine suggerita è diversa, che il film non è così leggero o che non è una commedia all'italiana); invece, esprime un bisogno di spiritualità, di ricerca di una radice comune di tutti, tutti quelli "che qui si dà l'anima". Molto bene gli attori, in certi momenti sorprendenti. Ho visto anche molte citazioni, dal cinema di Pasolini ("La ricotta", con i ladroni crocefissi), alla caricatura di Carmelo Bene fatta da Guzzanti. C'è una fotografia molto curata, vorrei dire molto italiana, che sa ricercare i grandi pittori del Rinascimento, come in un momento della scena della crocefissione, con la campagna toscana sullo sfondo, dietro Orlando, di enorme intensità. O il cavallo sullo sfondo, nella scena della caduta di Guzzanti sotto la croce. Un film che tocca profondamente.
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(di giuliana li vigni)
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anna1
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domenica 3 ottobre 2010
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senza passione
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Film nel complesso gradevole, divertente. Trama debole, personaggi appena abbozzati, caratterizzazioni prive di profondità. La pellicola si salva per la lievità dell’umorsmo fatto di battute magari anche banali, e per la buona recitazione di orlando, nella parte del regista “sfigato” e di Battiston, nella veste di ex detenuto, che dà umanità e drammaticità alla fgura di Gesù. Colpisce come unico momento emozionante, l’atmosfera delle scene finali, una vera passione, in contrasto con le mediocrità delle situazioni di vita precedenti. Bella l’idea della ricerca del film per il regista in crisi, oppresso dalla produzione…ma rappresenta un po’ un’occasione mancata
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(di francesco2)
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estrellaroja
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sabato 25 settembre 2010
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una buona conferma per mazzacurati
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L’ultimo film di Mazzacurati è divertente, mai banale (nonostante che la vicenda di un’artista in crisi di ispirazione non sia esattamente una sbalorditiva novità) e assolutamente godibile… confermando così tutto il bene che si può pensare di questo regista che difficilmente sbaglia un film (se si esclude, forse, lo stanco “L’amore ritrovato”).
Il regista emergente Gianni Dubois (se ancora si può esserlo a 50 anni), in piena crisi creativa, si ritrova “incastrato” in un paesino toscano, obbligato a dirigere la rappresentazione della passione di Cristo per il Venerdì santo. Questo evento potrebbe segnare il suo definitivo inabissamento, dato che contemporaneamente il suo produttre lo pressa perché tiri fuori un’idea “decente” da proporre all’attricetta televisiva che vuole debuttare al cinema, si rivelerà invece una possibile rinascita.
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L’ultimo film di Mazzacurati è divertente, mai banale (nonostante che la vicenda di un’artista in crisi di ispirazione non sia esattamente una sbalorditiva novità) e assolutamente godibile… confermando così tutto il bene che si può pensare di questo regista che difficilmente sbaglia un film (se si esclude, forse, lo stanco “L’amore ritrovato”).
Il regista emergente Gianni Dubois (se ancora si può esserlo a 50 anni), in piena crisi creativa, si ritrova “incastrato” in un paesino toscano, obbligato a dirigere la rappresentazione della passione di Cristo per il Venerdì santo. Questo evento potrebbe segnare il suo definitivo inabissamento, dato che contemporaneamente il suo produttre lo pressa perché tiri fuori un’idea “decente” da proporre all’attricetta televisiva che vuole debuttare al cinema, si rivelerà invece una possibile rinascita. Grazie anche alla vicinanza e all’umanità che gli regalano tutte le “persone comuni” che prendono parte alla rappresentazione.
Mazzacurati dimostra, nuovamente, la sua grande capacità di scegliere gli attori (Orlando e Battiston sono strepitosi istrioni), e dirigerli (la Smutniak regala primissimi piani di eccezionale intensità, o è il film a regalarli a lei… non cambia molto; peccato solo non aver sfruttato/approfondito di più il suo personaggio).
Insomma… di sicuro “La Passione” non è un capolavoro, ma altrettanto sicuramente ha tutte le carte in regola per essere apprezzato e permettere di passare una piacevole serata al cinema.
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francesca r
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giovedì 4 novembre 2010
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di cosa vuole parlare questo film?
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Il nuovo film di Mazzacurati ha una trama, lunga, spezzettata, priva di una centralita' e piena di elementi inessenziali. Ma questo film di cosa parla? Del cinema e degli intellettuali senza piu' un ruolo? del conformismo dell'italietta? della provincia, nel bene e nel male? della possibilita' di una svolta? A tratti il film parla di questo, poi di quello, poi i temi scompaiono, ne entrano altri, e alla fine allo spettatore rimangono essenzialmente delle gag, non di una comicita' irresistibile, ma delicate - i bambini a cui viene dettata la sceneggiatura perche' la fotocopiatrice e' rotta, per dirne una.
Altre pennelate di grazia caratterizzano il film, ad esempio gli extracomunitari che sono li' come tutti gli altri.
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Il nuovo film di Mazzacurati ha una trama, lunga, spezzettata, priva di una centralita' e piena di elementi inessenziali. Ma questo film di cosa parla? Del cinema e degli intellettuali senza piu' un ruolo? del conformismo dell'italietta? della provincia, nel bene e nel male? della possibilita' di una svolta? A tratti il film parla di questo, poi di quello, poi i temi scompaiono, ne entrano altri, e alla fine allo spettatore rimangono essenzialmente delle gag, non di una comicita' irresistibile, ma delicate - i bambini a cui viene dettata la sceneggiatura perche' la fotocopiatrice e' rotta, per dirne una.
Altre pennelate di grazia caratterizzano il film, ad esempio gli extracomunitari che sono li' come tutti gli altri. Detto questo, poi, La Passione si svende in teatrini inutili- il finto gesso- personaggi privi di spessore - la giovane attrice di successo- tratti personali sottolineati all'eccesso ma tutto sommato irrilevanti -il produttore.
Il regista sfiora tanti temi che potrebbero essere interessanti, per poi evitarli scrupolosamente uno a uno, e regalarci un prodotto formato da un'accozzaglia di cose gia' viste, raccontate solo con un po' di garbo.
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astromelia
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venerdì 4 marzo 2011
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smitizzare la passione
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smitizzare la passione attraverso una farsa di paese,forse questo il fulcro del film,ottimi come sempre guzzanti e battiston,qualche tempo morto,e una riflessione sulla condizione umana attraverso i protagonisti.
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(di francesco2)
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laulilla
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lunedì 27 settembre 2010
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la passione e la speranza
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il regista Gianni Dubois (Silvio Orlando) sta davvero attraversando un momentaccio: da cinque anni non ha un'idea convincente per un film e per questo il suo produttore lo incalza sempre più sgarbatamente; la sua crisi però è più generale: si lascia vivere, si può dire, in una condizione di abulia, dimenticando persino di fare l'indispensabile manutenzione nella sua casa in un pittoresco villaggio della Toscana. Per questa sua negligenza, ora il comune gli chiede il conto della rovina di un antico affresco che ha subito le conseguenze di una perdita d'acqua mai riparata. Durante l'abboccamento col sindaco (Stefania Sandrelli), Gianni si lascia convincere, sia pure con molta riluttanza, a rimediare, facendo rivivere, con la sua abilità registica, la sacra rappresentazione che per secoli aveva mobilitato le energie, la fantasia e la generosità degli abitanti del luogo durante il venerdì santo.
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il regista Gianni Dubois (Silvio Orlando) sta davvero attraversando un momentaccio: da cinque anni non ha un'idea convincente per un film e per questo il suo produttore lo incalza sempre più sgarbatamente; la sua crisi però è più generale: si lascia vivere, si può dire, in una condizione di abulia, dimenticando persino di fare l'indispensabile manutenzione nella sua casa in un pittoresco villaggio della Toscana. Per questa sua negligenza, ora il comune gli chiede il conto della rovina di un antico affresco che ha subito le conseguenze di una perdita d'acqua mai riparata. Durante l'abboccamento col sindaco (Stefania Sandrelli), Gianni si lascia convincere, sia pure con molta riluttanza, a rimediare, facendo rivivere, con la sua abilità registica, la sacra rappresentazione che per secoli aveva mobilitato le energie, la fantasia e la generosità degli abitanti del luogo durante il venerdì santo. Il paese non è certo più quello dei tempi antichi, ma le novità tecnologiche, che sono arrivate anche lì, sono poche e funzionano male; la vita è regolata da ritmi un po' lenti e sonnacchiosi; la noia può essere vinta, tuttavia, visto che gli abitanti si commuovono e si meravigliano persino per l'arrivo di un misterioso e improbabile marziano, che ha paura dei cani (un magnifico Giuseppe Battiston). Questi, riconoscendo in Gianni colui che gli ha insegnato l'abc della recitazione quand'era in carcere, intende mostrargli la sua gratitudine, aiutandolo a realizzare la sacra rappresentazione. Il risultato, dopo mille colpi di scena, intoppi e sorprese, sarà un po' sgangherato e imperfetto, ma, in fondo, è stato positivo che tutti gli abitanti del luogo abbiano collaborato alla sua riuscita, sia pure con compiti e ruoli diversi, dimenticando i piccoli o grandi problemi individuali. Metafora, forse, delle speranze che in un momento difficile per il nostro paese, potrebbero trovare una risposta nella mobilitazione delle energie di tutti, attingendo alla cultura del nostro passato, di cui potrebbe essere emblematica la sacra rappresentazione? Invito a farsi coraggio, sia pure nelle condizioni quasi disperate in cui ci troviamo?
Forse; in ogni caso il film è ben fatto, ha una bellissima fotografia, una sceneggiatura convincente, è ben recitato e si vede con molto piacere.
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linodigianni
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venerdì 18 marzo 2011
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la passione di un cristo minore
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Di solito il regista Mazzacurati indaga tra i segreti della piccola gente.
ricrea un ambiente fatto di atmosfera da bassa du Ferrara o di New Orleans.
Stavolta il film lo regge un Silvio Orlando in gran forma, meditabondo,
compulsivo, che non crea come Woody Allen sotto la doccia.
Ma sotto la pioggia, forse si.
Improvvisando, descrive improbabili copioni che moriranno sul momento.
Cercando di non pronunciare parole definitive si affida e delega, ma poi
non resiste e dice in faccia quallo che pensa.
La rappresentazione puo andare a cominciare.
Bravo Battiston, che insegue il ruolo del Cristo obeso, ma efficace.
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reservoir dogs
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martedì 23 novembre 2010
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la resurrezione del cinema italiano
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Quando un regista parla di un regista lo fa o per introspezione del proprio ruolo o perchè in carenza di idee, per Carlo Mazzacurati sembra che sia per entrambi i motivi, ma la "carenza di idee" non rende affatto una pellicola banale.
Gianni Dubois (Orlando) è un regista che da cinque anni non gira film, la sua creatività sembra esaurita, inventa storie sul momento al suo produttore poco amante del cinema d'autore che continua a pagarli l'affitto "a fondo perduto".
L'uomo viene chiamato in Toscana perchè l'appartamento in campagna ha le tubature rotte e perde acqua, come se non bastasse nel piano sotto l'appartamento viene rinvenuto un affresco del XVI secolo rivinatosi dalle infiltrazioni.
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Quando un regista parla di un regista lo fa o per introspezione del proprio ruolo o perchè in carenza di idee, per Carlo Mazzacurati sembra che sia per entrambi i motivi, ma la "carenza di idee" non rende affatto una pellicola banale.
Gianni Dubois (Orlando) è un regista che da cinque anni non gira film, la sua creatività sembra esaurita, inventa storie sul momento al suo produttore poco amante del cinema d'autore che continua a pagarli l'affitto "a fondo perduto".
L'uomo viene chiamato in Toscana perchè l'appartamento in campagna ha le tubature rotte e perde acqua, come se non bastasse nel piano sotto l'appartamento viene rinvenuto un affresco del XVI secolo rivinatosi dalle infiltrazioni.
Per scampare dalla denuncia alle Belle Arti, Dubois è costretto dalla sindacessa (Sandrelli) a girare la rappresentazione della Passione che si è sempre tenuta nel comune sino alla morte del compianto mec.
Al fianco del disgraziato regista ci sarà un ex-galeotto (Battiston) in cerca di redenzione attraverso la pellicola prima aiuto-regista poi Gesù dolorante e per questo realistico.
La creatività tornerà improvvisamente durante una cena con un attrice emergente in cerca di notorietà senza contenuto dove il regista improvviserà su una storia ispirata alla barista del luogo, tanto bella quanto triste e sfortunata.
Parabola sul cinema italiano e sul "calvario" che stà subendo e che lo porterà, ci auguriamo, con molta fatica alla "Resurrezione".
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angelo umana
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lunedì 18 ottobre 2010
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da mazzacurati siamo abituati a di meglio
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Certo che è una bella responsabilità per un regista come Mazzacurati abituarci a film alti, che mostrano le bassezze della nostra società, come Notte Italiana, La giusta distanza, Vesna và veloce, Il toro, Un’altra vita e poi rischiare di non piacere in un film come La Passione, un bel po’ decantato dopo Venezia 2010. Resta come il gusto di una commediola costruita con pretesti o trovate varie, che contiene sì personaggi della nuova commedia tragicomica italiana (la Sandrelli, Messeri, Battiston, per esempio), ma non si capisce se Carlo Mazzacurati ha fatto il film per esorcizzare il terrore dei registi, “scomparire o essere dimenticati ci ferisce” (parole sue), oppure perché non aveva un’idea grossa e precisa come quella che stava dietro gli altri film sopraccitati ma un film voleva farlo comunque.
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Certo che è una bella responsabilità per un regista come Mazzacurati abituarci a film alti, che mostrano le bassezze della nostra società, come Notte Italiana, La giusta distanza, Vesna và veloce, Il toro, Un’altra vita e poi rischiare di non piacere in un film come La Passione, un bel po’ decantato dopo Venezia 2010. Resta come il gusto di una commediola costruita con pretesti o trovate varie, che contiene sì personaggi della nuova commedia tragicomica italiana (la Sandrelli, Messeri, Battiston, per esempio), ma non si capisce se Carlo Mazzacurati ha fatto il film per esorcizzare il terrore dei registi, “scomparire o essere dimenticati ci ferisce” (parole sue), oppure perché non aveva un’idea grossa e precisa come quella che stava dietro gli altri film sopraccitati ma un film voleva farlo comunque. Il fantozziano o caricaturale regista Dubois rappresentato nel film da Silvio Orlando, con alle spalle la pressione di un produttore ancor meno credibile, debba essere Mazzacurati stesso, "in Dubois c'è molto di me", ma mi aspetterei da lui, ammirabile/ammirato e con tante frecce all’arco, che faccia solo i film che hanno dietro un’idea grossa e precisa delle sue, solo quando l’ispirazione ce l’ha sul serio: lo aspetteremmo e ce ne ricorderemmo lo stesso. La parte del film che + volentieri ricordo è la commozione mistica che suscita la Passione rappresentata alla fine, fatta di sguardi e silenzi.
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[+] un'altra tesi
(di francesco2)
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