poldino
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lunedì 10 gennaio 2011
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commedia (quasi) all'italiana
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Dopo il drammatico "La giusta distanza", Mazzacurati torna al cinema con una commedia.
Il film, diciamolo subito, non brilla certo di originalità, dato che il tema del regista in crisi creativa e alla ricerca dell'ispirazione non è sicuramente una novità, ma grazie soprattutto ad alcuni interpreti azzeccati, come Silvio Orlando, Giuseppe Battiston e Corrado Guzzanti, riesce nell'intento di coinvolgere lo spettatore. Pur non essendo un capolavoro, ci sono diversi momenti interessanti ed i 105 minuti scorrono alacremente senza tediare il pubblico.
Considerando il livello delle "commediacce" italiane oggi prodotte, quest'ultimo lungometraggio di Mazzacurati è da annoverare tra quelle di grado superiore.
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lunetta
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mercoledì 26 gennaio 2011
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cristo oggi sarebbe grasso...
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..è la frase che ritengo più azzeccata del film.
Il regista intellettuale, Orlando, in crisi di ispirazione, costretto a misurarsi con attrici presuntuose e impresari ignoranti, viene coinvolto, suo malgrado, nell'allestimento di una sacra rappresentazione della passione in un paesino toscano. Depresso, inaridito, trova una mano validissima ed una iniezione di speranza e positività in un ex carcerato (battiston), ex ladro, ricercato, povero e grosso, e in una bella ragazza polacca, buona, pulita, tradita dalla vita.
Il regista grazie a loro due, ricchi di valori umani, riesce a trovare ispirazione, sorriso, a liquidare l'attrice famosa e l'impresario.
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..è la frase che ritengo più azzeccata del film.
Il regista intellettuale, Orlando, in crisi di ispirazione, costretto a misurarsi con attrici presuntuose e impresari ignoranti, viene coinvolto, suo malgrado, nell'allestimento di una sacra rappresentazione della passione in un paesino toscano. Depresso, inaridito, trova una mano validissima ed una iniezione di speranza e positività in un ex carcerato (battiston), ex ladro, ricercato, povero e grosso, e in una bella ragazza polacca, buona, pulita, tradita dalla vita.
Il regista grazie a loro due, ricchi di valori umani, riesce a trovare ispirazione, sorriso, a liquidare l'attrice famosa e l'impresario.
Forse troppo romantico, ma è bello a volte in platea potersi rilassare e credere nei "buoni"
Da vedere
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antrace
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lunedì 28 febbraio 2011
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il vangelo di mazzacurati
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La Passione secondo Mazzacurati è il Vangelo del mondo confuso , illusorio, gramo della nostra epoca : il racconto parte dalle disavventure di un regista di fama, indolente, che per fuggire il declino si ostina a proporre sceneggiature romantiche desuete . La vicenda assume toni caustici e surreali . In un villaggio toscano sospeso nel vuoto , i dialoghi amari e irridenti tra il protagonista e i suoi interlocutori sembrano allontanare la realtà inesorabile della caduta .
In questo allestimento teatrale spontaneo ,che maschera e attenua la condizione umana del dolore , si offre al regista l'opportunità di riscatto ,con l'incarico di rappresentare la Passione di Cristo per le vie del Paese .
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La Passione secondo Mazzacurati è il Vangelo del mondo confuso , illusorio, gramo della nostra epoca : il racconto parte dalle disavventure di un regista di fama, indolente, che per fuggire il declino si ostina a proporre sceneggiature romantiche desuete . La vicenda assume toni caustici e surreali . In un villaggio toscano sospeso nel vuoto , i dialoghi amari e irridenti tra il protagonista e i suoi interlocutori sembrano allontanare la realtà inesorabile della caduta .
In questo allestimento teatrale spontaneo ,che maschera e attenua la condizione umana del dolore , si offre al regista l'opportunità di riscatto ,con l'incarico di rappresentare la Passione di Cristo per le vie del Paese .
Per mettersi al lavoro , il regista deve inventare un canovaccio , trovare degli attori, ripescare nella memoria del catechismo dell'infanzia , affrontare un argomento ignoto . La Passione sembra un racconto goffo ed evanescente , sulle spalle di uomini incerti e profani , ma lentamente supera la recitazione , diviene un quadro verista ,efficace ,quando gli attori e gli spettatori silenziosi , si lasciano andare alla nudità del Calvario . I ghigni iniziali si tramutano in sofferta complicità tra le miserie terrene e il mistero divino . A quel punto ognuno si fa interprete della propria minuta , quotidiana passione . il regista si china sotto la Croce , mentre la pioggia come un lavacro bagna il volto suggestivo dell'amico che impersona il Cristo, un volto attraversato dalla luce e dalle tensioni . Da quel momento il regista impacciato , perplesso ritrova l'ispirazione con un approccio nuovo , sereno entusiasta verso il mondo che lo avvolge .
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gort-mvc
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giovedì 11 novembre 2010
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la croce nella passione
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E' costruita con il legno dell' albero del cinema la croce della passione? Quell' albero dove non si trova traccia del regista. Cristo attore la vuole vera e pesa perchè solo così pensa di essere capace di recitare, ma non è in grado di portarla. Forse non è stata fatta per lui. Il vero Cristo - molto belle le parole con cui il regista lo riconosce nel più umile di tutti - invece la porterà per tutta la rappresentazione. Cadendo, rialzandosi, con le spine sempre più profonde nella fronte. Fino alla crocefissione. E al temporale improvviso quando scapperanno tutti, lasciandolo solo. Prima di questa intensa conclusione il film ci mostra i dolori dell' intelletuale disoccupato e in crisi di idee.
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E' costruita con il legno dell' albero del cinema la croce della passione? Quell' albero dove non si trova traccia del regista. Cristo attore la vuole vera e pesa perchè solo così pensa di essere capace di recitare, ma non è in grado di portarla. Forse non è stata fatta per lui. Il vero Cristo - molto belle le parole con cui il regista lo riconosce nel più umile di tutti - invece la porterà per tutta la rappresentazione. Cadendo, rialzandosi, con le spine sempre più profonde nella fronte. Fino alla crocefissione. E al temporale improvviso quando scapperanno tutti, lasciandolo solo. Prima di questa intensa conclusione il film ci mostra i dolori dell' intelletuale disoccupato e in crisi di idee. Incontrerà tanti piccoli personaggi nella disavventura che lo costringerà a occuparsi, per forza, della recita popolare. Saranno anche gli unici che gli riconosceranno ancora una certa fama e un certo valore. Non certo il produttore o la stellina (o velina) televisiva, Alla fine potrebbe, grazie alla barista, ritrovare un' ispirazione drammatica, Un buon film di Mazzacurati. Divertente ma con spunti di riflessione e critica sociale. Lo spettatore vi può individuare tante situazioni reali e completare da solo la descrizione. La quantità di personaggi presentati obbliga una limitazione di approfondimento e alcuni vengono tratteggiati con due o tre battute. Però la padrona della pensione che ospita il protagonista, con il suo ridicolo e inutile calore, proprio non mi è piaciuta, Bella la fotografia, in particolare nella parte finale. Bravi gli attori. Convince parzialmente il solo Orlando e non perchè non sia bravo. Ma le sue buffe facce e la sua mimica mi sembra che, in questa occasione, non siano quelle utili a descrivere appieno il personaggio.
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gagnasco
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martedì 28 settembre 2010
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cielo terso
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Un regista in crisi, anzi, un uomo in crisi che di lavoro fa il regista si trova a doversi svegliare: il passato che ha trascurato gli sta cadendo addosso. Il produttore ha superato il limite della sopportazione dopo 5 anni di mancanza di idee e la trascuratezza ha fatto marcire l'impianto idraulico di una casa nella maremma causando la rovina di un affresco del 500 nella chiesa adiacente. Se non vuole una denuncia alle belle arti deve preparare e dirigere la rappresentazione della passione in una settimana quando dovrebbe essere a Roma a immaginare un film per accontentare mere logiche di mercato.
Gianni Duboise (Silvio Orlando) comincia a lottare, a dare pugni al mondo a caso senza fermarsi a ragionare su quello che sta facendo ma con la frenesia del topo in gabbia.
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Un regista in crisi, anzi, un uomo in crisi che di lavoro fa il regista si trova a doversi svegliare: il passato che ha trascurato gli sta cadendo addosso. Il produttore ha superato il limite della sopportazione dopo 5 anni di mancanza di idee e la trascuratezza ha fatto marcire l'impianto idraulico di una casa nella maremma causando la rovina di un affresco del 500 nella chiesa adiacente. Se non vuole una denuncia alle belle arti deve preparare e dirigere la rappresentazione della passione in una settimana quando dovrebbe essere a Roma a immaginare un film per accontentare mere logiche di mercato.
Gianni Duboise (Silvio Orlando) comincia a lottare, a dare pugni al mondo a caso senza fermarsi a ragionare su quello che sta facendo ma con la frenesia del topo in gabbia...e dalla parte dei cattivi c'è soprattutto lui che ha perso la fiducia in se stesso e nel suo lavoro senza provare a reagire. L'ispirazione di una Maddalena lo aiuterà a ritrovarsi e uno scassinatore redento che ha conosciuto Duboise durante una conferenza a regina coeli si sacrificherà per redimerlo.
Un film molto piacevole da vedersi e abbraccia un pubblico totale grazie alla presenza di Guzzanti che però è un puro accessorio.
Mi sbilancio, abbiamo un nuovo Pupi Avati.
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giorgio47
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venerdì 1 ottobre 2010
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grido di dolore del cinema?
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Un film sul cinema? Forse qualcosa di più. Un ottimo film che affronta, anche se in maniera “leggera”, molti argomenti attuali sulla nostra società ed in particolare del mondo dello spettacolo. La ragazzetta ignorante, protagonista di una serie televisiva probabilmente idiota, che è ammirata come la più grande delle attrici, un lettore di “previsioni del tempo” che è un personaggio anch’esso osannato dalla massa, insomma tutto quello che la televisione ci propina diventa oggetto di culto da parte di una popolazione sempre più ignorante e superficiale. Ed allora il regista che cerca un’idea, evidentemente vuol fare un “film”, vero, sono cinque anni che non gira una pellicola.
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Un film sul cinema? Forse qualcosa di più. Un ottimo film che affronta, anche se in maniera “leggera”, molti argomenti attuali sulla nostra società ed in particolare del mondo dello spettacolo. La ragazzetta ignorante, protagonista di una serie televisiva probabilmente idiota, che è ammirata come la più grande delle attrici, un lettore di “previsioni del tempo” che è un personaggio anch’esso osannato dalla massa, insomma tutto quello che la televisione ci propina diventa oggetto di culto da parte di una popolazione sempre più ignorante e superficiale. Ed allora il regista che cerca un’idea, evidentemente vuol fare un “film”, vero, sono cinque anni che non gira una pellicola. Nessuno sembra avere il coraggio di dire a questa gente che seguono personaggi insignificanti, di poco spessore e talento, mentre altri, anche dotati, non sono apprezzati. Eppure ci vorrebbe poco, basterebbe gridarlo loro, come fa il giovane legionario della “Passione”, per scuotere questa gente dal torpore. Sembra che il regista, Mazzacurati, voglia dire che non è colpa loro ma del sistema che propina loro prodotti scadenti senza che nessuno si opponga più a questa mancanza di valori, e di talento. A me è sembrato un film simpatico, ci sono alcune battute veramente azzeccate, che contiene un grido di dolore di un cinema, non solo quello d’autore, che sta passando in secondo piano rispetto alla televisione, purtroppo quella banale, noiosa insulsa, il tutto condito da ottimi interpreti.
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preziosa
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lunedì 11 ottobre 2010
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la passione non è solo letterale, è in senso lato
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Il titolo del film farebbe pensare ad un film drammatico, serio, religioso...invece è tutt'altro, è un film piacevole, di certo è insolito e particolare, ironico e divertente, con qualche frecciatina critica sulla situazione di alcuni registi....racconta infatti di un regista(S.Orlando) demotivato, che ha smarrito la sua creatività e sebbene venga sollecitato dal suo produttore "a costruire una storia su misura" per un'attrice di fiction molto nota, non riesce a realizzare qualcosa di interessante che piaccia agli attori o al produttore. Da oltre 10 anni non realizza film e dalla critica cinematografica è quasi finito nel dimenticatoio(non viene nemmeno inserito come ramo secco sull'albero rappresentativo del cinema italiano.
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Il titolo del film farebbe pensare ad un film drammatico, serio, religioso...invece è tutt'altro, è un film piacevole, di certo è insolito e particolare, ironico e divertente, con qualche frecciatina critica sulla situazione di alcuni registi....racconta infatti di un regista(S.Orlando) demotivato, che ha smarrito la sua creatività e sebbene venga sollecitato dal suo produttore "a costruire una storia su misura" per un'attrice di fiction molto nota, non riesce a realizzare qualcosa di interessante che piaccia agli attori o al produttore. Da oltre 10 anni non realizza film e dalla critica cinematografica è quasi finito nel dimenticatoio(non viene nemmeno inserito come ramo secco sull'albero rappresentativo del cinema italiano..)anche se la gente comune si ricorda di lui, compreso un suo allievo di laboratorio teatrale conosciuto in circostanze particolari, che lo stima molto e lo considera il "Grande Maestro". Dal sindaco(S.Sandrelli) e dall'assessore di un piccolo comune toscano, viene concessa al regista, quasi per ricatto, la possibilità di fare una rappresentazione teatrale sulla Passione di Cristo, per il venerdì Santo, da preparare in soli 5 giorni. Il regista è quaso costretto ad accettare per forza e chiede l'aiuto del suo ex allievo ritrovato per caso in paese e che ha molta stima di lui, che diventa l'aiuto regista(G.Battiston). E' un abile collaboratore, che tenta di incoraggiare molto il suo Maestro, dotato di sprint, entusiamo, passione e molto ingenioso, riesce a sistemare quasi ogni ostacolo e varie peripezie che incontrano durante la preparazione improvvisata della Via Crucis teatrale. Il vero protagonista, secondo me, è l'aiuto regista(fa quasi tutto lui) gestisce abilmente attori dilettanti, musicisti veri che si dileguano e sono sostituiti da bambini, problemi pratici con fotocopiatrici non funzionanti, più un personaggio famoso di un programma meteo tv, molto permoloso e difficile da gestire, al quale viene assegnata la parte di Gesù Cristo(C.Guzzanti). Questo personaggio inquietante mi ricorda molto il prof. Pitan di Harry Potter... Il film mi ricorda un parallelismo con un altro film"Tutta colpa di Giuda" anche se sono di genere molto diversi fra loro. Là non si trova una persona che voglia interpretare Giuda, qui, in questo film, si fatica a trovare chi interpreti Gesù e quando si trova si fatica a tenerselo stretto, con tanto di sopresa verso la fine del film...
A mio avviso, il titolo non si riferisce solo in senso letterale alla "Passione" intesa in senso religioso, ma il concetto si può ampilare in senso lato e vuol dire che nel cinema o in altre professioni, per fare le cose fatte bene, bisogna crederci, metterci entusiasmo e quindi passione, come quella che trasmette l'aiuto regista, che considero un bellissimo personaggio, capace di incoraggiare il suo Maestro che sa coinvolgere tutti quanti nelle azioni preparatorie. Alla fine anche il regista, grazie all'aiuto del suo allievo aiuto regista, riesce a risollevarsi, si riscatta e recupera un po' di fiducia in sè stesso.
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olgadik
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martedì 28 settembre 2010
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una passione irrisolta
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Per una volta cominciamo dal regista al quale proprio alcune sere fa mi era capitato di pensare per tutta la produzione precedente. Infatti in tv davano una delle sue opere più efficaci ed organiche, La giusta distanza (2007), a suo tempo passata quasi sotto silenzio nelle nostre sale. E dire che almeno per tre lungometraggi Mazzacurati è un personaggio fuori norma e interessante nel panorama un po’ stanco dei nostri autori. Penso a Notte Italiana (1987), dove presentava tra i primi quella realtà del delta padano poi divenuta di moda o a Vesna va veloce, sensibile quadro di temi legati all’immigrazione o al più recente Cosa voglio di più? sulla difficoltà di vivere oggi una relazione amorosa nell’ambito della piccola borghesia.
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Per una volta cominciamo dal regista al quale proprio alcune sere fa mi era capitato di pensare per tutta la produzione precedente. Infatti in tv davano una delle sue opere più efficaci ed organiche, La giusta distanza (2007), a suo tempo passata quasi sotto silenzio nelle nostre sale. E dire che almeno per tre lungometraggi Mazzacurati è un personaggio fuori norma e interessante nel panorama un po’ stanco dei nostri autori. Penso a Notte Italiana (1987), dove presentava tra i primi quella realtà del delta padano poi divenuta di moda o a Vesna va veloce, sensibile quadro di temi legati all’immigrazione o al più recente Cosa voglio di più? sulla difficoltà di vivere oggi una relazione amorosa nell’ambito della piccola borghesia. Quindi non mi aspettavo dal regista “eccentrico” una semplice commedia in questo La passione; pensavo a qualcosa di più serio e amaro che percorresse la sua riflessione sulla realtà. Non mi sbagliavo in quanto su un soggetto semplice e non originalissimo, il regista innesta delle domande interrogando ciascuno di noi sul peso del Sacro nella nostra vita e sulla qualità infima dell’attenzione alle relazioni umane ai tempi nostri. Né mi ha deluso la fotografia di Luca Bigazzi, calda, chiaroscurata, suggestiva e l’umorismo ironico del primo tempo. Ma detto questo non mi pare si tratti di un film riuscito. Spieghiamo perché. In primo luogo il soggetto: realizzato con scene che spesso risultano slegate, banali, recitate sopra le righe. E’ in scena un gruppo di farsesca umanità, che riscatta in un gesto finale la sua vita grigia e improvvisata. Ma tale schema percorre già quasi tutta la produzione di Monicelli, per cui c’era poco da aggiungere e tutto da rinnovare. In secondo luogo l’interpretazione di Silvio Orlando: l’attore appare sclerotizzarsi in un ruolo di frustrato con occhi all’ingiù e perenne espressione tra l’attonito e il rassegnato,che questa volta non colpisce nel segno. Infine, incompleto e sbiadito, il personaggio della giovane diva tv, raccomandata e potentissima, “vincente” agli occhi del suo agente, rispetto al regista in crisi, e non aiutata dall’interpretazione smorfiosetta di Cristiana Capotondi. Al centro della storia un uomo di cinema (Silvio Orlando) che da cinque anni non riesce a inventarsi una storia ed è quasi al verde. Quando avrebbe un’occasione, a prezzo di umilianti tira e molla col suo agente, ci si mette un problema relativo alla casetta che possiede in terra senese. Giunto sul luogo, eccolo di fronte a un ricatto un po’ speciale: sindaco e maggiorenti del borgo vogliono che lui diriga la sacra rappresentazione, tradizione paesana del venerdì di Pasqua. In cambio essi non denunceranno i danneggiamenti provocati nella chiesa locale provocati da una perdita d’acqua dell’appartamento del nostro. E di qui si dipana l’inizio dei preparativi per inscenare la Passione. Attorno a questa trama ruotano personaggi minori, alcuni vere macchiette, vedi quella di Corrado Guzzanti, altri di maggiore spessore, vedi quello dell’exgaleotto divenuto artista di strada e grande ammiratore del regista (Giuseppe Battiston). Il finale da pinacoteca per le scene della Passione e la prima parte della narrazione sono i momenti migliori di un racconto che non tocca le corde emotive dello spettatore.
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(di francesco2)
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zozner
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giovedì 30 settembre 2010
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a volte la croce é troppo pesante.
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Tutto sembra girare attorno a quella Croce che alla fine potrebbe diventare la via della Risurrezione. Non é così. Non c'é Speranza nel film di Mazzacurati. La vita é solo il susseguirsi di eventi dolorosi che si alternano a piccole e casuali soddisfazioni, invischiati assieme in una quotidianità fatta di miserie e orrori estetici.
Un residuo di istintualità libidica spinge il protagonista a continuare a vivere caricandosi la sua Croce e generando, ancora, nello spettatore la speranza del riscatto finale, della certezza che tanta misera piccolezza abbia un senso.
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Tutto sembra girare attorno a quella Croce che alla fine potrebbe diventare la via della Risurrezione. Non é così. Non c'é Speranza nel film di Mazzacurati. La vita é solo il susseguirsi di eventi dolorosi che si alternano a piccole e casuali soddisfazioni, invischiati assieme in una quotidianità fatta di miserie e orrori estetici.
Un residuo di istintualità libidica spinge il protagonista a continuare a vivere caricandosi la sua Croce e generando, ancora, nello spettatore la speranza del riscatto finale, della certezza che tanta misera piccolezza abbia un senso.
No, é solo un ulteriore passo verso l'isolamento personale e mentale del protagonista, chiuso ormai nel suo piccolo lago freddo delle emozioni.
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dario
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martedì 1 febbraio 2011
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miserrimo
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Lento, prolisso, privo di idee, presuntuoso. Non funziona niente, annoia a morte. L'unico un po' accettabile è Guzzanti, stralunato e assurdo, ma almeno coerente con il suo personaggio e unico attore vero. Sceneggiatori e regista riescono a rovinare tutto e tutti. Nessuno crede al film, neppure chi l'ha messo in piedi. Alla fine è un tira a campà, un tran tran pigro e vergognoso. Così il nostro cinema muore.
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