sam74
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domenica 8 maggio 2011
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la misura è colma
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Se questo è il nuovo cinema italiano, viene da pensare che forse è il caso di lasciare perdere e continuare a sovvenzionare i cinepanettoni di De Sica & soci. Poi, per fortuna, ci si ricorda subito degli Amoroso, Virzì, Sorrentino, Garrone, Soldini, Ferrario, Capotondi e molti altri ancora e si torna a fare pace con il cinema italiano.
"La misura del confine" di Papini è un film più che mediocre, televisivo, una pellicola scadente come solo un pessimo gruppo avrebbe potuto realizzare e si boccia su tutta la linea: dagli attori mediocri che paiono rubati - e forse lo sono - da Centovetrine o da una compagnia di giro di provincia alla una sceneggiatura raffazzonata, per arrivare al peggio di tutto, la trama inesistente che si sviluppa in modo non banale, ma peggio, vuoto e che non dà nulla allo spettatore.
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Se questo è il nuovo cinema italiano, viene da pensare che forse è il caso di lasciare perdere e continuare a sovvenzionare i cinepanettoni di De Sica & soci. Poi, per fortuna, ci si ricorda subito degli Amoroso, Virzì, Sorrentino, Garrone, Soldini, Ferrario, Capotondi e molti altri ancora e si torna a fare pace con il cinema italiano.
"La misura del confine" di Papini è un film più che mediocre, televisivo, una pellicola scadente come solo un pessimo gruppo avrebbe potuto realizzare e si boccia su tutta la linea: dagli attori mediocri che paiono rubati - e forse lo sono - da Centovetrine o da una compagnia di giro di provincia alla una sceneggiatura raffazzonata, per arrivare al peggio di tutto, la trama inesistente che si sviluppa in modo non banale, ma peggio, vuoto e che non dà nulla allo spettatore. Tutto ci è raccontato per dati di fatto, deduzioni assurde (che ci hanno strappato ben più di una risata in sala), nessuna suspence - sempreché fosse un giallo come Nicoletta Dose qui scrive - nessuna indagine dei personaggi, nessuno scavo nel passato, storie abbozzate e perse in pochi istanti.
Un film che si basa, forse, solo ed esclusivamente su qualche immagine della montagna e una colonna sonora fusion che unisce una voce jazz a sonorità etniche o classiche.
Un film pretestuoso, che pare vantarsi della proprio bruttezza.
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eljmukka
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sabato 7 maggio 2011
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la bellezza dei luoghi
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Film bello per gli scenari e la fotografia, interpretato da bravi attori. Il giallo risolto forse in modo troppo sbrigativo. Nel complesso buon film.
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ladymarian
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venerdì 6 maggio 2011
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ritmi antichi e luoghi suggestivi
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Questo film è molto particolare. Credo sia molto difficile parlare di montagna esulando da cordate e moschettoni: la montagna che ci vuol far vedere Papini è più intima e terrena. È fusa con i suoi abitanti, dialoga con loro, li avverte dei pericoli. Inizialmente il fatto che la parte più narrativa in senso stretto (la storia della mummia, per intendersi) fosse stata relegata agli ultimi 20 minuti mi ha lasciato perplessa. Poi però mi sono accorta che in questo modo ho potuto immergermi fin dall'inizio nell'atmosfera di montagna, fatta sì di buon vino e uperlecche, ma anche di silenzi, rumori lontani e vento gelido. Una delle prime scene inquadra un paesaggio con una nebbia densa e vorticante: io ho sentito freddo.
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Questo film è molto particolare. Credo sia molto difficile parlare di montagna esulando da cordate e moschettoni: la montagna che ci vuol far vedere Papini è più intima e terrena. È fusa con i suoi abitanti, dialoga con loro, li avverte dei pericoli. Inizialmente il fatto che la parte più narrativa in senso stretto (la storia della mummia, per intendersi) fosse stata relegata agli ultimi 20 minuti mi ha lasciato perplessa. Poi però mi sono accorta che in questo modo ho potuto immergermi fin dall'inizio nell'atmosfera di montagna, fatta sì di buon vino e uperlecche, ma anche di silenzi, rumori lontani e vento gelido. Una delle prime scene inquadra un paesaggio con una nebbia densa e vorticante: io ho sentito freddo.
La recitazione diciamo che non era da oscar, ma mi ha fatto comunque percepire un'aura di credibilità e genuinità.
La fotografia e le musiche (dei geniali "Musica Nuda") sono davvero eccezionali: la voce e il contrabbasso sembravano nascere direttamente dai quei calanchi, da quelle cime, da qui ghiacci che non perdonano.
Complimenti al cast che in due settimane, a 3000 metri di altitudine, ha saputo tirare fuori questo diamante grezzo del cinema indipendente.
Consigliato a chi vuole sperimentare ritmi e luoghi ormai dimenticati...
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algernon
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venerdì 6 maggio 2011
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la montagna complice
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è un bel film, nel quale due squadre di topografi italiani e svizzeri si danno appuntamento sul Monte Rosa, nei pressi del confine fra i due stati, dove è stato ritrovato un corpo affiorante dal ghiacciaio. non è chiaro quanto sia vecchio il cadavere, ma si pensa anche ad un uomo preistorico, e il sindaco di Varallo in Val Sesia spera che si tratti di qualcosa di analogo alla mummia del Similaun, che possa attirare turisti e visitatori. I topografi devono stabilire se il corpo si trovi in territorio italiano o svizzero. Dapprima le due squadre non si incontrano: gli svizzeri vanno direttamente al luogo del ritrovamento, e gli Italiani si fermano al rifugio Citta di Vigevano, dove poi gli Svizzeri arriveranno trafelati e inseguiti dai fulmini in tarda serata.
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è un bel film, nel quale due squadre di topografi italiani e svizzeri si danno appuntamento sul Monte Rosa, nei pressi del confine fra i due stati, dove è stato ritrovato un corpo affiorante dal ghiacciaio. non è chiaro quanto sia vecchio il cadavere, ma si pensa anche ad un uomo preistorico, e il sindaco di Varallo in Val Sesia spera che si tratti di qualcosa di analogo alla mummia del Similaun, che possa attirare turisti e visitatori. I topografi devono stabilire se il corpo si trovi in territorio italiano o svizzero. Dapprima le due squadre non si incontrano: gli svizzeri vanno direttamente al luogo del ritrovamento, e gli Italiani si fermano al rifugio Citta di Vigevano, dove poi gli Svizzeri arriveranno trafelati e inseguiti dai fulmini in tarda serata. ma questa parte è poco chiara, non si vede il percorso, non si apprezza la distanza, il rifugio - ammesso che nel film voglia rappresentare sé stesso e non sia piuttosto un generico rifugio - si trova circa 1200-1500 metri più in basso del confine. bene, considerato che sono in discesa, è ragionevole che possano scendere in qualche ora, ma il film avrebbe potuto mostrare almeno qualche scena del percorso, con le relative difficoltà, per rendere più chiara la situazione. poi al rifugio, fra una zuppa e una bicchierata, inizia l'analisi dei reperti e si scopre che il corpo non è così antico, ma vecchio di soli 40-50 anni, e che la persona non è morta di morte naturale ma è stata uccisa. si ipotizza quindi che sia stata portata in montagna per far pensare ad un incidente, ed esaminando poi i libri del rifugio e trovando per caso altri referti, in quattro e quattr'otto si capisce chi sono il morto e l'assassino. e anche questa parte è poco chiara, un racconto veloce di parentele e relazioni che si riesce a seguire con un po' di difficoltà. pur con queste smagliature, il film è piuttosto interessante, una buona idea per parlare del Monte Rosa e dei suoi ghiacciai, delle comunità della Valsesia e delle tradizioni Walser, movimentato da un fatto di cronaca nera. alcune presenze familiari, il Thierry Toscan di "Il vento fa il suo giro" e Peppino Mazzotta de "Il commissaro Montalbano". da vedere, se ci riuscite, perché sarà distribuito in pochissime sale
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barfo
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venerdì 6 maggio 2011
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semplice ma da vedere
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il limite di essere un film indipendente non impedisce allo spettatore di godersi una semplice ma piacevolissima narrazione
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giuliacanova
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giovedì 5 maggio 2011
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originale e raffinato
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Finalmente una sceneggiatura originale tra i film italiani. Il film non è perfetto per alcune ingenuità narrative e l'esiguità dell'arco temporale in un cui la trama gialla della storia si dipana, ma è davvero raffinato nella fotografia con immagini bellissime e con un contrappunto musicale veramente suggestivo. Nel complesso un film interessante con una personalità registica.
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(di sam74)
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