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silvianovelli
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martedì 9 novembre 2010
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l'antieroe e la farfalla
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In questo periodo ho bisogno di poesia. Per questo ho voglia di scrivere di questo film. L'ho visto ormai più di una settimana fa al Cinema Eliseo a Milano, in un giorno di pioggia battente e con un po' di scetticismo sul tema, anche se consapevole della grandezza di Toni Servillo, che mi ha stregato nell'interpretazione di Andreotti nel Divo di Sorrentino.
Gorbaciof è un film che fa la differenza. Il regista è Stefano Incerti, poco conosciuto anche se non esordiente. Si potrebbe dire che sia un film muto, o quasi, fatta eccezione per alcune battute in napoletano e in cinese (ahimè con i sottotitoli tagliati dallo schermo del cinema!). Questo particolare mi aveva non poco preoccupato, invece devo dire che non si avverte la mancanza dei dialoghi: la presenza scenica di Servillo e la forza che dà al personaggio di Gorbaciof reggono tutto il film, l'impianto narrativo non mostra cedimenti nè concede spazio alla noia.
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In questo periodo ho bisogno di poesia. Per questo ho voglia di scrivere di questo film. L'ho visto ormai più di una settimana fa al Cinema Eliseo a Milano, in un giorno di pioggia battente e con un po' di scetticismo sul tema, anche se consapevole della grandezza di Toni Servillo, che mi ha stregato nell'interpretazione di Andreotti nel Divo di Sorrentino.
Gorbaciof è un film che fa la differenza. Il regista è Stefano Incerti, poco conosciuto anche se non esordiente. Si potrebbe dire che sia un film muto, o quasi, fatta eccezione per alcune battute in napoletano e in cinese (ahimè con i sottotitoli tagliati dallo schermo del cinema!). Questo particolare mi aveva non poco preoccupato, invece devo dire che non si avverte la mancanza dei dialoghi: la presenza scenica di Servillo e la forza che dà al personaggio di Gorbaciof reggono tutto il film, l'impianto narrativo non mostra cedimenti nè concede spazio alla noia.
GorbacioF è Marino Pacileo - soprannominato così per una grossa voglia sulla fronte che lo accomuna al GorbacioV originale - ed ha tutte le caratteristiche dell'antieroe. E' un contabile del carcere di Napoli, solitario e decisamente eccentrico, la cui unica distrazione sembra essere il gioco d'azzardo, in cui è un fuoriclasse. Proprio giocando d'azzardo nel retrobottega puzzolente di un ristorante cinese conosce Lila (Yang Mi), la figlia del proprietario, di cui - a modo suo - si innamora. Soprattutto prova un istinto di protezione per la sua purezza in mezzo a tanta bruttura, teme che possano sfruttarla e inizia a proteggerla, così fra i due comincia un rapporto tutto particolare: due persone tanto diverse che iniziano a camminare - quasi a volare - fianco a fianco con grazia sublime, come farfalle.
Lila è bellissima. La sua pelle perfetta, il sorriso bianchissimo che si schiude raramente e che quando succede sembra una magia, sono quasi un miraggio in una Napoli caotica e violenta, multietnica come non mai. Gorbaciof dal canto suo non è certo un romantico, è rude e inselvatichito, eppure è rapito da lei e riesce a sua volta a rapirla.
C'è poesia in questo film e molta forza nei personaggi e nelle immagini, che sopperisce alla mancanza delle parole. Cè una Napoli multietnica e vitale, anche se violenta, che per una volta viene mostrata da un punto di vista non strettamente connesso alla mafia. Non è un capolavoro, ma un film che non lascia indifferenti e mostra scenari diversi, con l'esplorazione di nuovi codici espressivi e narrativi. Il finale è l'unico possibile.
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ercritica
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domenica 24 ottobre 2010
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interessantissimo.
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Per capire la solitudine dell'uomo guardate questo film.
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federer85
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sabato 23 ottobre 2010
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grande servillo
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GRANDISSIMO SERVILLO su un plot tutto sommato modesto...Le mie 4 stelle sono giustificate in ciò.
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ilnoce
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giovedì 21 ottobre 2010
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storia d'amore
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visto ieri sera, da anni non vedevo una storia d'amore raccontata tanto bene. Servillo mostruosamente bfavo.
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evil75
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giovedì 21 ottobre 2010
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deluso
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Film assolutamente mediocre nobilitato da una ottima interpretazione di servillo che si dimostra, una volta di più, il migliore attore italiano in circolazione.
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demotre
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martedì 19 ottobre 2010
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che noia
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La prima parola l'ho sentita dopo un quarto d'ora, ma anche dopo era raro sentire qualche voce. La storia è interessante, Servillo è bravissimo, l'atmosfera è da bravo regista, ma io mi sono annoiato.
Mi è sembrato di essere di fronte ad una storia un pò troppo costruita e pensata, in cui l'intento fosse più quello di dimostrare la bravura (del regista e dell'attore principale) che quello di intrattenere, interessare, coinvolgere. Che noia!
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gianmarco.diroma
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martedì 19 ottobre 2010
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le conseguenze dell'amore#2
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Se non ci fossero di mezzo "Le conseguenze dell'amore" di Paolo Sorrentino, probabilmente il giudizio sull'ultima fatica di Stefano Incerti sarebbe diverso: non si vivrebbe la figura di Gorbaciof come l'ennesima variazione sul modello di Titta De Girolamo, il ruolo più famoso di Toni Servillo al cinema. Non si vivrebbe l'amore che Gorbaciof prova per una candida cinese (priva di qualsiasi reale sfumatura) come l'ennesimo percorso di redenzione di un personaggio votato al fallimento esistenziale ormai da troppo tempo. Lo stesso ambiente della malavita napoletana forse non sembrerebbe così pittoresco, con i suoi spazi squallidi, i suoi vizi e le sue prepotenze. Gorbaciof morirà, è sicuro. Un po' come Carlito Brigante in Carlito's Way di Brian De Palma, si aggira per un Napoli ripresa spesso con camera a mano (tra clacson invadenti, motorini che sfrecciano, sporcizia un po' dappertutto) con quel piglio intraprendente tipico di uno che non ha bisogno di parlare molto.
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Se non ci fossero di mezzo "Le conseguenze dell'amore" di Paolo Sorrentino, probabilmente il giudizio sull'ultima fatica di Stefano Incerti sarebbe diverso: non si vivrebbe la figura di Gorbaciof come l'ennesima variazione sul modello di Titta De Girolamo, il ruolo più famoso di Toni Servillo al cinema. Non si vivrebbe l'amore che Gorbaciof prova per una candida cinese (priva di qualsiasi reale sfumatura) come l'ennesimo percorso di redenzione di un personaggio votato al fallimento esistenziale ormai da troppo tempo. Lo stesso ambiente della malavita napoletana forse non sembrerebbe così pittoresco, con i suoi spazi squallidi, i suoi vizi e le sue prepotenze. Gorbaciof morirà, è sicuro. Un po' come Carlito Brigante in Carlito's Way di Brian De Palma, si aggira per un Napoli ripresa spesso con camera a mano (tra clacson invadenti, motorini che sfrecciano, sporcizia un po' dappertutto) con quel piglio intraprendente tipico di uno che non ha bisogno di parlare molto. Ed infatti la sua vera, prima battuta arriva dopo quasi mezz'ora di film, ed è la sua condanna a morte, un po' come il sedersi al banco del bar dell'hotel svizzero in cui Titta De Girolamo è recluso, era "la cosa più pericolosa che forse io abbia mai fatto". L'illusione dell'amore, l'innamoramento, la voglia di fuggire, sono tutti elementi che accomunano Titta De Girolamo e Gorbaciof. Per entrambi l'innamorarsi diventa (come l'erotismo nei film di Wong Kar-wai) il modo per smarrire la propria identità, fatta di solitudine, disciplina, distacco, indifferenza. E non importa che solitudine, disciplina, distacco ed indifferenza siano soltanto delle maschere per nascondere invece una profonda sensibilità e fragilità d'animo (come il cinismo di Daniele Dominici in "La prima notte di quiete" di Valerio Zurlini, non era altro che un cinismo di facciata, un modo per sfuggire le sofferenze che la vita elargisce a tutti con grande generosità ed abbondanza): sono gli strumenti necessari affinché Gorbaciof possa continuare a vincere ai tavoli da gioco, che per lui sono tutta la vita.
Se non ci fossero però state "Le conseguenze dell'amore", forse non si sarebbe formato un certo filone nel cinema italiano (penso a "L'amico di famiglia" sempre di Sorrentino o "Il dolce e l'amaro" di Andrea Porporati - quest'ultimo con le dovute differenze -), e in molti non avrebbero conosciuto la maestria di Toni Servillo (anche nel ripetersi nello stesso ruolo).
Rimane come punto di forza in "Gorbaciof" una gestione del suono che va sottolineare la manualità del protagonista, il suo feticismo nel maneggiare carte, buste, soldi e chiavi di cassaforte. Per non parlare dei suoi passi: un suono prepotente, dotato di un timbro vigoroso, di un'intensità alta, che esercita una pressione notevole sulle orecchio del pubblico...quella stessa pressione che obbliga Gorbaciof a volere sognare una fuga impossibile, che la sorte, un po' come una mano di carte sbagliata, gli precluderà.
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zulu51
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martedì 19 ottobre 2010
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ottimo film italiano
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Ho appena visto questo film di Stefano Incerti, "Gorbaciof" e ne sono riamato favorevolmente colpito e sorpreso.
Il film inizia con una lunga seguenza senza dialogo, peraltro poco presente anche nel resto del film, di Gorbaciof al lavoro, dietro allo sportello della banca del carcere di Poggioreale di Napoli, lunghe seguenze di conteggi di soldi e registrazioni, che i famigliari dei detenuti consegnano a Gorbaciof, molti rumori di chiavistelli, chiavi posate, porte e cancelli che si aprono, lunghi corridoi del carcere, fruscio di soldi e di buste dove vengono sistemati.
Gorbaciof, non guarda in faccia i clienti, non comunica con i colleghi, quello che lo attira sono solo i soldi, che conta e riconta, sistema in buste, prende appunti , fà calcoli.
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Ho appena visto questo film di Stefano Incerti, "Gorbaciof" e ne sono riamato favorevolmente colpito e sorpreso.
Il film inizia con una lunga seguenza senza dialogo, peraltro poco presente anche nel resto del film, di Gorbaciof al lavoro, dietro allo sportello della banca del carcere di Poggioreale di Napoli, lunghe seguenze di conteggi di soldi e registrazioni, che i famigliari dei detenuti consegnano a Gorbaciof, molti rumori di chiavistelli, chiavi posate, porte e cancelli che si aprono, lunghi corridoi del carcere, fruscio di soldi e di buste dove vengono sistemati.
Gorbaciof, non guarda in faccia i clienti, non comunica con i colleghi, quello che lo attira sono solo i soldi, che conta e riconta, sistema in buste, prende appunti , fà calcoli.
La vita di Marino Pacileo, soprannominato Gorbaciof, per via della vistosa voglia sulla fronte, procede monotona, lavoro, soldi, cassa del carcere da aprire e richiudere, da cui prelevare ogni tanto delle somme, per poter giocare a carte, nel retro di un ristorante cinese, in compagnia del proprietario e di un losco avvocato, ottimamente interpretato dall'attore teatrale Gepy Geijeses, una vita triste e monotona, ravvivata solo dall'amore che nasce tra il protagonista e la figlia cinese del proprietario del ristorante, molto bella.
I due quasi non parlano, si capiscono poco, ma si sentono comunque vicini e progettano di fuggire assieme, da una realtà in cui si sentono entrambi ingabbiati.
Significativa la seguenza in cui i due tentano di comunicare, allo zoo di notte ,entrati di nascosto, davanti ad una tigre, la ragazza cinese dice a Gorbaciof: "quando le tigri non ci sono, le scimmie diventano tigri....tu sei una tigre" e lui risponde: "non capisco".
I movimenti della macchina da presa, sono molto interessanti ed il film scorre veloce, nonostante la quasi assenza di dialoghi, sembra quasi un film noir americano od orientale, e per certi versi mi ricorda il film cileno: "Tony Manero", sopratutto nella somiglianza del personaggio Gorbaciof con Manero, entrambi vivono una vita grigia e sono violenti e decisi a raggiungere il loro scopo, senza scrupoli, anche se in Gorbaciof prevale una diverssa umanità.
L'interpretazione di Tony Servillo è di grande spessore, riuscire a rendere convincente il personaggio, solo attraverso sguardi, gesti, atteggiamenti, è prova di grande spessore.
Le lunghe riprese che lo vedono camminare per la strada, con passo sciolto, sicuro, in una città degradata, spesso notturna e piena di insidie, ne fanno un film vivo, reale, sincero.
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nino pell.
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lunedì 18 ottobre 2010
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cogliere l'attimo fuggente
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Il regista Stefano Incerti riesce a tessere una trama ed uno stile nella sceneggiatura che sembrano calzare praticamente a pennello con l'indiscutibile originalità interpretativa dell'attore Tony Servillo. Un attore, appunto, che riesce da solo, con innate doti di gestualità e di comportamento, a donare potenza e spessore anche ad un film che, come in questo caso, ci mostra una storia narrativa alquanto essenziale e con un finale in cui se il protagonista Gorbaciof fosse stato interpretato da un qualsiasi altro attore, sicuramente non avrebbe retto. Ed invece eccolo ancora una volta il buon Tony Servillo. Dopo averlo visto, ad esempio, nel ruolo dello sconfinato contabile della mafia in "Le conseguenze dell'amore" (anche qui se ci facciamo caso, l'amore spezzerà il suo pacato equilibrio psicologico e, naturalmente, la sua incolumità fisica), del riflessivo ed intuitivo commissario di polizia in "La ragazza del lago" e dopo aver perfino interpretato il personaggio di Giulio Andreotti conferendogli carisma e spessore dal grande piglio interpretativo, ecco l'ultima maschera che questo attore ci offre su di un piatto d'argento.
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Il regista Stefano Incerti riesce a tessere una trama ed uno stile nella sceneggiatura che sembrano calzare praticamente a pennello con l'indiscutibile originalità interpretativa dell'attore Tony Servillo. Un attore, appunto, che riesce da solo, con innate doti di gestualità e di comportamento, a donare potenza e spessore anche ad un film che, come in questo caso, ci mostra una storia narrativa alquanto essenziale e con un finale in cui se il protagonista Gorbaciof fosse stato interpretato da un qualsiasi altro attore, sicuramente non avrebbe retto. Ed invece eccolo ancora una volta il buon Tony Servillo. Dopo averlo visto, ad esempio, nel ruolo dello sconfinato contabile della mafia in "Le conseguenze dell'amore" (anche qui se ci facciamo caso, l'amore spezzerà il suo pacato equilibrio psicologico e, naturalmente, la sua incolumità fisica), del riflessivo ed intuitivo commissario di polizia in "La ragazza del lago" e dopo aver perfino interpretato il personaggio di Giulio Andreotti conferendogli carisma e spessore dal grande piglio interpretativo, ecco l'ultima maschera che questo attore ci offre su di un piatto d'argento. Gorbaciof è all'apparenza un metodico e tranquillo contabile del carcere di Poggioreale e che trascorre la sua esistenza seguendo le abitudini di una ripetitiva quotidianità metodica. Ad interrompere la sua solita routine di tutti i giorni ci sono il vizio per il gioco e poi l'amore nei riguardi di una bella ragazza orientale di nome Lila. A volte fare un passo più lungo della gamba potrebbe risultare fatale. Per Gorbaciof ciò si sarebbe tradotto nella sua vita col fuggire via con la sua Lila lasciandosi alle spalle una vita di monotonia e di evanescente felicità. Ma a volte le carte del destino e, nel caso di questo film, della fortuna non sempre permettono di cogliere l'attimo fuggente. Nel finale in aereoporto, ci viene mostrato la giovane Lila che aspetta arrivare Gorbaciof e un aereo che sta per decollare. Ma quel volo, tanto sperato, il buon Gorbaciof, ahimé, non lo prenderà mai.
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antus
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lunedì 18 ottobre 2010
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realtà cruda e nuda
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film che mantiene uno standard del cinema italiano elevatissimo...non è la solita minestra americana sicuramente. servillo è bravissimo nei gesti un pò meno nelle smorfie visive che caratterizzano il personaggio. un film in sostanza per gli appassionati del genere che mette in luce una realtà possibile in alcuni ambienti con linguaggi e modi di fare davvero reali..finale forse scontato ma con una perla di originalità.
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