rosmersholm
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martedì 25 febbraio 2020
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che tristezza...
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Rivisto anni dopo l'uscita, se possibile si accresce lo stupore per la mediocrità del film. Resta come una sorta di memento, di un'epoca in cui bastava essere nelle grazie di una ben riconoscibile politica, per farsi finanziare simili trombonate con i soldi della comunità. Il film è talmente mal fatto da non sapere nemmeno da dove cominciare a parlarne. E' tutto eccessivo, fuori misura: dove basta una candela, Martinelli mette dieci torce. I soldati sono sempre colpiti non da uno, ma da due, tre, quattro dardi. I dialoghi esplicitano, rimarcano, illustrano. Gli attori, spaesati, sempre sopra le righe. Il montaggio sottolinea ridicolmente con continui ralenti e ripetizioni, il vuoto della narrazione.
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Rivisto anni dopo l'uscita, se possibile si accresce lo stupore per la mediocrità del film. Resta come una sorta di memento, di un'epoca in cui bastava essere nelle grazie di una ben riconoscibile politica, per farsi finanziare simili trombonate con i soldi della comunità. Il film è talmente mal fatto da non sapere nemmeno da dove cominciare a parlarne. E' tutto eccessivo, fuori misura: dove basta una candela, Martinelli mette dieci torce. I soldati sono sempre colpiti non da uno, ma da due, tre, quattro dardi. I dialoghi esplicitano, rimarcano, illustrano. Gli attori, spaesati, sempre sopra le righe. Il montaggio sottolinea ridicolmente con continui ralenti e ripetizioni, il vuoto della narrazione. Le scenografie di cartapesta, gli effetti digitali dilettanteschi, le inquadrature fuori asse, tanto per fare autore... Insomma, non riesce nemmeno ad essere un pessimo prodotto televisivo. Amen.
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kanep
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domenica 3 agosto 2014
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imbarazzante
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L'ho visto stanotte e già rimpiango i dieci euro spesi per il blu ray. Qui la politica non c'entra nulla, il film è veramente mediocre, a tratti addirittura comico ma di una comicità involontaria e non voluta. Mi è spiaciuto proprio per Hauer e Abraham, due grandi attori coinvolti in un progetto che lascerà una macchia sulla loro carriera.
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g_andrini
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sabato 26 gennaio 2013
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rivisto!
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I tempi cambiano... Le ambientazioni sono belle, e, anche se è storia passata, rimane piacevole. Questa volta assegno due stelle, ma ho passato due buone ore.
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g_andrini
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giovedì 21 aprile 2011
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bel film
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Premetto che non sono leghista. E' un film quasi colossal, con investimenti importanti. E' un film italiano, e questo è un altro merito. La sceneggiatura è ottima, bella la fotografia. Certo, ci sono contaminazioni "politiche" evidenti, ma basta un pò di spirito critico per valutarlo correttamente.
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marco romani
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venerdì 7 gennaio 2011
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mediocrità imbarazzante
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devo dirlo, ho visto questo Barbarossa con tutte le buone intenzioni, senza alcun pregiudizio l'ho visionato con l'aspettativa di gustrami un film ben realizzato, nonostante la brutta fama di essere infarcito di retorica leghista spicciola (ma in realtà è molto peggio di così). La pellicola inizia subito male proponendoci sequenze lente, confuse e pacchiane nel tentativo (mal riuscito) di rappresentare lo stato di "terrore" prodotto dai feudatari di Federico I a Milano, sequenze in cui si avvicendano personaggi stereotipati e inverosimili come il nobile "Siniscalco Barozzi", tra l'altro interpretato malissimo. Tutto ciò è mescolato a scene di esaltazione della superstizione popolare: una improbabile veggente che predice a Barbarossa il suo destino, una strega che strilla fastidiosamente il futuro direttamente nei timpani del povero spettatore per tutto il film, arrivando al vescovo di Milano che rinviene nientemeno che la Vera tomba dei Re Magi alla vigilia della battaglia (della serie, Dio è con noi!) suscitando tra le comparse espressini di devozione che vanno ben oltre il limite del ridicolo.
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devo dirlo, ho visto questo Barbarossa con tutte le buone intenzioni, senza alcun pregiudizio l'ho visionato con l'aspettativa di gustrami un film ben realizzato, nonostante la brutta fama di essere infarcito di retorica leghista spicciola (ma in realtà è molto peggio di così). La pellicola inizia subito male proponendoci sequenze lente, confuse e pacchiane nel tentativo (mal riuscito) di rappresentare lo stato di "terrore" prodotto dai feudatari di Federico I a Milano, sequenze in cui si avvicendano personaggi stereotipati e inverosimili come il nobile "Siniscalco Barozzi", tra l'altro interpretato malissimo. Tutto ciò è mescolato a scene di esaltazione della superstizione popolare: una improbabile veggente che predice a Barbarossa il suo destino, una strega che strilla fastidiosamente il futuro direttamente nei timpani del povero spettatore per tutto il film, arrivando al vescovo di Milano che rinviene nientemeno che la Vera tomba dei Re Magi alla vigilia della battaglia (della serie, Dio è con noi!) suscitando tra le comparse espressini di devozione che vanno ben oltre il limite del ridicolo. Su questo patetico solco il film si trascina noioso per più di un ora, fino ad arrivare alla calata di Federico I in Italia e alle scene di battaglia vera e propria, dove innumerevoli si contano le frasi retoriche e prive di spessore da ambo le parti. I costosi effetti speciali tanto sbandierati si risolvono in poche sequenze, realizzate pure maluccio e visibilmente ritoccate al computer (le esplosioni, le fiamme e i fumi non sono realistici). Gli effetti visivi sono, forse, a livello Telefilm, per non parlare della colonna sonora, una lagna initterrotta e scopiazzata penosamente da quella di kolossal come il Gladiatore. Da qui il film prosegue ancora con una sceneggiatura confusa dove abbondano le banalità più insulse, come l'infatuazione amorosa di Siniscalco Barozzi con una milanese che pur di non cedere alle pretese di questo nobile "traditore" della Lombardia arriverà a compiere i gesti più insani. Del resto il personaggio che dovrebbe essere il gran protagonista della vicenda, ossia Alberto da Giussano (quello, per capirci, raffigurato nello stemma elettorale della lega nord), risulta assai penalizzato dalla sceneggiatura che lo ritrae da prima come l'umile e scapestrato figlio di un fabbro, poi senza un preciso perché lo ritroviamo a fare un pistolotto ideologico ai governanti di Milano (che si fanno zittire come fossero bambini all'asilo), quindi generale di una invincibile brigata denominata "della morte" formata da contadini reclutati facendo leva su un sentimento nazionale lombardo del tutto anacronistico. Infine, ancora senza un perché, assistiamo alla degenerazione di Alberto da Giussano verso il delirio e la crescente sete di vendetta (che confonderà per "libertà") fino al gran finale in cui affronterà l'esercito imperiale tra pacchiane scene in rallenti, primi piani caotici, sguardi e movenze mal recitate, momenti splatter col sangue penosamente aggiunto al computer. Oltre alla disastrosa sceneggiatura e alla cattiva recitazione tutto il film risente di una regia e di una fotografia che non coinvolge e non convince, in stile Elisa di Rivombrosa per non dire di peggio.
La pellicola che aspirava alla fama di kolossal sull'impronta di Braveheart risulta invece un ridicolo scimmiottamento degli stessi. tutto ciò e ancora più avvilente se si pensa che il costo di questo film è stato elevatissimo, che sono stati spesi anche soldi pubblici per realizzarlo e che è stato promosso e presentato come un imperdibile capolavoro dalle personalità politiche di massimo rilievo quando ci sarebbero film nazionali molto più significativi (ma, ahiloro, non di interesse politico) che vengono snobbati. Per me è un vero schifo.
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[+] la conquista dei media alla base del potere.
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giacomogabrielli
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venerdì 22 ottobre 2010
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che barba...rossa. *
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Nel 1160 d.C., i milanesi stanno per essere invasi dal potente esercito di Barbarossa: dovranno iniziare la loro dura battaglia per la libertà. Fortemente voluto dalla Lega Nord, questo film presenta situazioni già viste, mal copiate e prevedibili. Brutti gli effetti speciali, che rendono il film un 300 all'italiana,
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Nel 1160 d.C., i milanesi stanno per essere invasi dal potente esercito di Barbarossa: dovranno iniziare la loro dura battaglia per la libertà. Fortemente voluto dalla Lega Nord, questo film presenta situazioni già viste, mal copiate e prevedibili. Brutti gli effetti speciali, che rendono il film un 300 all'italiana, ma più povero e noioso" LEGHISTA *
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nicfit
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giovedì 16 settembre 2010
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inutile e palloso !
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un film inutile e palloso , di scarso interesse storico.
fa pensare il fatto che un film "padano" abbia come attori principali extracomunitari (tedeschi israeliani ecc...) e tra la comparse un enorme numero di rumeni.
fanno i film con le persone che vorrebbero ricacciare "a casa ? " bho!!
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vittorio
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martedì 6 luglio 2010
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pensavo peggio!!
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Pensavo fosse un mattone noioso ed invece è comunque un film interessante, con delle buone trovate....
Certo i mezzi sono quelli che sono e anche le recitazioni sono alquanto forzate...pero' nonostante questo è un film che SI PUO' VEDERE!!
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valvestino
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martedì 18 maggio 2010
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ha ragione lei, il film non merita attacchi.
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Ogni nuova uscita di Renzo Martinelli e' destinata a provocare polemiche e rigetti non guidati da corretta analisi: e' da "Vajont" e passando per "The walking mountain" che il regista si trova bersagliato da pubblico e critica. Anche "Barbarossa" e' un omaggio a certa visione politica, in questo caso la Lega Nord di Bossi, o e' un prodotto coerente con la visione complessiva del regista? Propendo per la seconda tesi: Martinelli e' affascinato fin dai suoi primi lavori dalla concezione nazional-popolare che - attenzione a sinistra! - puo' non colli- mare con quella di un teorico rivoluzionario come Gramsci. Per cui Carnera e Alberto da Gius- sano sono eroi di una rinascita del "popolo" italiano un po' come ora il prossimo Marco d'Aviano nella sua religione anti-turca.
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Ogni nuova uscita di Renzo Martinelli e' destinata a provocare polemiche e rigetti non guidati da corretta analisi: e' da "Vajont" e passando per "The walking mountain" che il regista si trova bersagliato da pubblico e critica. Anche "Barbarossa" e' un omaggio a certa visione politica, in questo caso la Lega Nord di Bossi, o e' un prodotto coerente con la visione complessiva del regista? Propendo per la seconda tesi: Martinelli e' affascinato fin dai suoi primi lavori dalla concezione nazional-popolare che - attenzione a sinistra! - puo' non colli- mare con quella di un teorico rivoluzionario come Gramsci. Per cui Carnera e Alberto da Gius- sano sono eroi di una rinascita del "popolo" italiano un po' come ora il prossimo Marco d'Aviano nella sua religione anti-turca. In piu' il "medievalismo" delle sequenze di "Barbarossa" bi- sogna farlo collimare con le cantate popolari sulla resistenza al dominio dell'impero, con la ripresa di significato della parola che viene urlata nel finale dai combattenti, la "li- berta'". Anche il motivo della stregoneria, vissuto da una delle protagoniste, e' commovente illustrazione di una concezione medievale che talvolta, come nel caso di Maddalena Stradivari, al secolo Cristina Bagnolini, affonda le radici nella cronaca dei nostri tempi o nella crimi- nologia di oggi(cfr. A.Musci e M. Minicangeli,MALAROMA Castelvecchi ed. 2000). Straordinaria mi pare poi l'interpretazione di R. Degan nel ruolo di Alberto da Giussano, un "messia" combattivo che puo' ricordare il professore padano di Olmi in CENTOCHIODI. In una tradizione che a Hol- lywood ha R. Scott come capostipite(si ricordino CROCIATE, a cui "Barbarossa" si rifa' nelle sequenze delle battaglie, o l'attuale ROBIN HOOD) il film non delude lo spettatore consape- vole, il Medioevo, per dirla alla A. Minc, e' scuola di vita e ammaestramento anche per l'eta' postmoderna.
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pattie
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lunedì 19 aprile 2010
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barbalunga!!
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Film noioso, lento, scritto, diretto e montato male. Colonna sonora scopiazzata e fotografia da cinema amatoriale (non volendo con questo sminuire il cinema amatoriale!). Più che un colossal è una "barba" colossale.
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