mydearasia
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sabato 17 maggio 2014
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bello
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certo non è un film per tutti: lento, pesante, triste, a volte disturbante. Ma secondo me è un film molto bello, uno di quelli che ti lasciano qualcosa dentro. Il film riesce a creare l'atmosfera probabilmente reale di quello che era lo spaccato storico della Cina rurale nel 1983 (anno in cui la vicenda è ambientata) e della situazione ambientale e psicologica che dovevano vivere gli uomini e le donne costrette in questa specie di "reclusione forzata". Anche le storie adolescenziali, d'amore, di solitudine narrate nel film non vedo perchè non sarebbero potute essere vere, d'altronde anche nel buio più profondo, la vita ambisce alla ricerca della normalità.
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certo non è un film per tutti: lento, pesante, triste, a volte disturbante. Ma secondo me è un film molto bello, uno di quelli che ti lasciano qualcosa dentro. Il film riesce a creare l'atmosfera probabilmente reale di quello che era lo spaccato storico della Cina rurale nel 1983 (anno in cui la vicenda è ambientata) e della situazione ambientale e psicologica che dovevano vivere gli uomini e le donne costrette in questa specie di "reclusione forzata". Anche le storie adolescenziali, d'amore, di solitudine narrate nel film non vedo perchè non sarebbero potute essere vere, d'altronde anche nel buio più profondo, la vita ambisce alla ricerca della normalità.
a chi è abituato ai film asiatici, alla loro lentezza, alla loro tragicità, lo consiglio assolutamente. Agli altri dico, statene lontani!!!
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lagha
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venerdì 23 giugno 2006
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chi va piano va lontano
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Lento e dettagliato. Lento di quella lentezza che piace a me; dettagliato anche se lo sguardo sembrava quello di qualcuno che spia. Ci ritroviamo così intrufolati nelle vicende di una famiglia intrappolata da dieci anni in un paese di campagna che non è il suo, non è Shanghai, non è vita, quella vera. Come non è vita quella della primogenita, Qing Hong, continuamente mortificata delle restrizioni del padre. Tentativi di evasione giovanile, in una Cina targata 1983 me che puzza ancora di anni '70. Restrizioni sociali, insoddisfazione, un padre molto severo e un'amica molto "moderna" coinvolgono Qing Hong in un turbinio di situazioni che la porteranno a compiere gesti estremi.
Lento, dicevo, ai limiti del neorealismo, ma comunque accattivante: il film è condito con un sapiente gioco di colpi di scena che a volte fanno sorridere e a volte lasciano senza parole.
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Lento e dettagliato. Lento di quella lentezza che piace a me; dettagliato anche se lo sguardo sembrava quello di qualcuno che spia. Ci ritroviamo così intrufolati nelle vicende di una famiglia intrappolata da dieci anni in un paese di campagna che non è il suo, non è Shanghai, non è vita, quella vera. Come non è vita quella della primogenita, Qing Hong, continuamente mortificata delle restrizioni del padre. Tentativi di evasione giovanile, in una Cina targata 1983 me che puzza ancora di anni '70. Restrizioni sociali, insoddisfazione, un padre molto severo e un'amica molto "moderna" coinvolgono Qing Hong in un turbinio di situazioni che la porteranno a compiere gesti estremi.
Lento, dicevo, ai limiti del neorealismo, ma comunque accattivante: il film è condito con un sapiente gioco di colpi di scena che a volte fanno sorridere e a volte lasciano senza parole.
Anche certe scene sono particolarmente coinvolgenti. Sono, comunque, tutte contraddistinte da una cura particolare che trascende i tempi cinematografici e i modi, esempi di quanto possa parlare un silenzio.
Un film molto lungo, non facile.L'ho trovato bello, ma a me piaciono i film lenti...
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