trimegisto85
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sabato 22 settembre 2012
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chi siamo veramente?
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Ritchie lascia in parte il suo particolare genere d'azione, fatto di mille personaggi e pezzi che si incastrano nel tempo in modo divertente: si addentra in un messaggio rivelatore, usando come espediente lo sfondo storico di una città odierna, ricca e viziosa, con le sue tipiche figure che affollano la realtà senza capirla.
Entra in scena uno qualunque, un uomo punito da un potente, incastrato, frustrato, derubato, colpito dagli affetti: è l'uomo dei nostri giorni ma è una realtà da sempre esistita; in questo caso si tratta di Jake Grenn (Statham), un abile giocatore d'azzardo finito in galera per 7 anni.
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Ritchie lascia in parte il suo particolare genere d'azione, fatto di mille personaggi e pezzi che si incastrano nel tempo in modo divertente: si addentra in un messaggio rivelatore, usando come espediente lo sfondo storico di una città odierna, ricca e viziosa, con le sue tipiche figure che affollano la realtà senza capirla.
Entra in scena uno qualunque, un uomo punito da un potente, incastrato, frustrato, derubato, colpito dagli affetti: è l'uomo dei nostri giorni ma è una realtà da sempre esistita; in questo caso si tratta di Jake Grenn (Statham), un abile giocatore d'azzardo finito in galera per 7 anni.
In questo frangente incontra due malfattori che gli insegnano a vivere oltre le regole di tutti, sfruttando le debolezze che tutti ci portiamo dietro: ne uscirà più saggio ma sempre pronto a vendicarsi di Dorothy Macha (Liotta), il boss cattivo responsabile delle sue disavventure e punizioni.
Lo sfida, lo umilia e da li partono una serie di ripercussioni a catena nella partita a scacchi tra l'uomo e il boss, con conseguente scontro finale.
Ma attenzione a non farvi ingannare dagli attori e dallo scontro tra i due, che sarà tutt'altro che fisico: niente azione o lotte scatenate.
Ritchie usa abilmente la sua regia, con piccoli flashback che man mano fanno luce sul percorso di Jake verso qualcosa di diverso dalla vendetta e dai soldi, ma quel qualcosa ha un valore maggiore per tutti noi.
E' vero che a tratti la trama è complessa, con l'uso delle doppie personalità e delle voci dell'Io dei protagonisti che irrompono sullo schermo: ma l'uso dei primi piani, gli incastri dei vari tasselli (la vera comprensione si aquisisce nel tempo e con l'esperienza) e i dialoghi tengono viva l'attenzione. Ma è questo il pericolo maggiore, perdere la concentrazione, guardare questo film come un qualsiasi film d'azione e saltare delle parti: perso un tassello il tutto può sembrare scoordinato: non c'è la fluidità di altre sue pellicole (Lock & Stock o Snatch) ma il senso che vuole dare è più complesso.
Per questo prevalgono i commenti negativi (anche gli incassi non sono andati bene) ma anche da questi si evince che in molti è rimasto un dubbio, da fugare, forse, rivedendo il film con maggiore attenzione, nata da un interesse inconscio.
In sè il significato raccontato nel film è chiaro: siamo di fronte ad un uomo come tanti, un peccatore che cerca vendetta. Costui, però, in un momento di difficoltà (tipo i viaggi nel deserto che compivano i profeti o gli illuminati per trovare la verità) incontra due malviventi, alla sua destra e sinistra, intendo nelle celle adiacenti.
Questi gli insegnano tutto su come affrontare il mondo (fatto di strategie e truffe: in sostanza una realtà fittizia, qualcosa di costruito che nasconde la verità) e gli promettono di portarlo con loro al momento giusto (portarlo fuori dalla cella o forse fuori dal mondo sensibile-concreto ma irreale?).
Come primo passo lo aiutano a trovare la giusta via per capire dove si trova il vero nemico che Jake (che rappresenta ancora l'Uomo) deve affrontare, che non è il semplice mafioso dalla faccia e dalle azioni cattive; per effettuare con profitto tale ricerca Jake DEVE MORIRE DOPO 3 GIORNI (per poi risorgere), lasciare tutti i suoi averi e avere fiducia nella rivelazione che la morte offre: scelta inspiegabile per l'uomo, quella di fidarsi di due truffatori (che stranamente riescono a prevedere anche le pallottole, gli svenimenti e le malattie) ma "solo nell'impossibilità della scelta che la morte pone" si può capire il senso della vita.
Allora si accorge che siamo TUTTI MASCHERE CHE RECITANO UNA PARTE e che il nostro Io, quella vocina nella testa in cui ci siamo identificati (come vestire, come parlare, come muoversi, come agire ecc... dentro una società che ha regole e schemi - alla matrix), è il nostro più grande nemico, l'ostacolo all'illuminazione/salvezza/conoscenza (scegliete voi...a seconda delle vostre scelte religioso-filosofiche).
L'Uomo, avendo ora questi mezzi, affronta il suo nemico nel luogo della sua paura (l'ignoto-ignoranza) nel momento magico che è il tempo infinito della nostra coscienza, simboleggiato dal numero 13, numero magico (il 13esimo piano dell'ascensore, un luogo buoio e stretto, una caverna dentro di noi).
E' nato un Uomo Nuovo, è uscito dalla caverna (Platone) e affronta il Boss Macha (la maschera del male, quello cattivo sulla terra che tutti temono...come chiamarlo se non male?) senza paura di morire (come un qualsiasi Cristo risorto che non teme più la morte) e lo sconfigge nel modo più terribile: mette Macha contro la sua stessa maschera, l'Io che dice "devi temermi", che piange perché sa che la verità lo sconfiggerebbe, sa che non ha i mezzi per terrorizzare chi raggiunge la liberazione, sa che la sconfitta lo porterà a doversi confrontare con Mr. Gold (il numero 1, il male puro che nessuno vede ma vede tutto, che parla per voce di altri e spaventa perfino un demonio di boss).
L'illuminato apprende infine la natura dei suoi due angeli custodi, che sono parte di lui: è ormai uno e trino e serafico affronta il Boss-diavolo nella scena finale, lo disarma: il diavolo sa di essere sconfitto, piange nella sua impotenza svelata, la maschera di terrore è caduta, lo aspetta la punizione di Mr. Gold; come un peccatore qualsiasi, meglio uccidersi per orgoglio che essere ucciso: peccato che l'orgoglio fa parte della sua maschera. Il diavolo è impotente perché non sa liberarsi del suo Io autodistruttivo e piange perché il debole uomo ha la possibilità di scegliere e credere, mezzi utili a superarlo nella rivelazione finale: noi siamo più di quello che facciamo, siamo coscienza oltre le convenzioni sociali.
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lucido71
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venerdì 5 settembre 2008
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gangster psycol.. 1 stella x voto!!!
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Premetto (che non mi da la pox di selez le stelle-gradimento!!!)e che sono un fan sfegatato di J.Statham (su tutti vedete Crank!!) e di G.Ritchie (superbo The Snatch!), e sono partito con tutti i presupposti giusti x godermi questa pellicola: l'inizio, con aforismi e dialoghi taglienti è da 5 stelle, tutte le premesse x un gran bel filmone non capito ai botteghini xché non adeguatamente pubblicizzato; ottimi gli arzigogolati intrighi mentali del protagonista, che non fanno mai distrarre, e che (anche se con impegno) mantengono una linea coerente con gli avvicendamenti che si susseguono; poi però tutto scema, forse xché il film si rallenta da solo in fobiche spirali (non sempre comprensibili - forse servirebbe una seconda volta x vederlo.
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Premetto (che non mi da la pox di selez le stelle-gradimento!!!)e che sono un fan sfegatato di J.Statham (su tutti vedete Crank!!) e di G.Ritchie (superbo The Snatch!), e sono partito con tutti i presupposti giusti x godermi questa pellicola: l'inizio, con aforismi e dialoghi taglienti è da 5 stelle, tutte le premesse x un gran bel filmone non capito ai botteghini xché non adeguatamente pubblicizzato; ottimi gli arzigogolati intrighi mentali del protagonista, che non fanno mai distrarre, e che (anche se con impegno) mantengono una linea coerente con gli avvicendamenti che si susseguono; poi però tutto scema, forse xché il film si rallenta da solo in fobiche spirali (non sempre comprensibili - forse servirebbe una seconda volta x vederlo... mah), sguizzano dallo schermo cartoni animati (ben fatti ed espressivi), e la storia verso la fine (con buoni colpi di scena) sembra smarrirsi... Di sicuro da questi due mi aspettavo molto di più... colonna sonora praticamente non la ricorderemo mai (ed io sono uno che ne colleziona molte), scene un po' troppo noir,poca azione e troppe turbe psichiche, e poi una fine che lascia più domande che certezze: SCONSIGLIATO! Vi consiglio però vivamente CRANK, CELLULAR, COLLATERAL, e soprattutto se amate l'azione SHOOTER, THE DEPARTED, FOUR BROTHERS!!
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(di lucido71)
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francescom94
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domenica 9 marzo 2014
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il cammino di purificazione di un uomo tormentato
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Film di grandissimo spessore, di difficile comprensione, con una sceneggiatura a dir poco aulica ed affascinante; non ci sono mezzi termini: o lo si ama, o lo si odia. La sua grandezza risiede in primo luogo nel suo svilupparsi, nella narrazione, che risalta sia per la sua complessità, sia per quanto riguarda il dispiegarsi delle vicende, sia per il significato racchiuso in ogni minima sequenza. La mole di "tessere" che Ritchie inserisce nel film è spaventosa e per riuscire a "comporre il suo/nostro/vostro puzzle" questa pellicola necessita più di una visione. Ciò non basterà comunque: ad ogni nuova visione si noterà un piccolo ma significativo dettaglio, che andrà inserito in quello "spazietto" vuoto del vostro puzzle, ormai già ricco di tasselli, che più di una volta dovranno essere necessariamente rimossi e risistemati in un ordine diverso, finché effettivamente non apparirà un'immagine sbiadita di quello che è realmente il film e di ciò che vuole comunicare allo spettatore.
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Film di grandissimo spessore, di difficile comprensione, con una sceneggiatura a dir poco aulica ed affascinante; non ci sono mezzi termini: o lo si ama, o lo si odia. La sua grandezza risiede in primo luogo nel suo svilupparsi, nella narrazione, che risalta sia per la sua complessità, sia per quanto riguarda il dispiegarsi delle vicende, sia per il significato racchiuso in ogni minima sequenza. La mole di "tessere" che Ritchie inserisce nel film è spaventosa e per riuscire a "comporre il suo/nostro/vostro puzzle" questa pellicola necessita più di una visione. Ciò non basterà comunque: ad ogni nuova visione si noterà un piccolo ma significativo dettaglio, che andrà inserito in quello "spazietto" vuoto del vostro puzzle, ormai già ricco di tasselli, che più di una volta dovranno essere necessariamente rimossi e risistemati in un ordine diverso, finché effettivamente non apparirà un'immagine sbiadita di quello che è realmente il film e di ciò che vuole comunicare allo spettatore. Ritchie gioca con il mistero, con l'occulto, inserendo due personaggi fondamentali, riflesso psichico della mente (instabile) di Jack Green (Jason Statham), personaggio centrale della vicenda: Avi (Andre Benjamin) e Zack (Vincent Pastore). Essi sono i suoi spiriti guida , che agiscono indirettamente facendo attraversare a Jack un cammino di purificazione, impregnato di sofferenza, da sé stesso,dal suo ego, da quella "vocina interiore" che ha acquisito sempre più potere durante i sette anni d'isolamento. Le competenze che Jack matura in prigione attraverso lo studio di manuali e appunti riguardanti la meccanica quantistica applicata al gioco degli scacchi gli permettono lo sviluppo di una tecnica truffaldina alquanto redditizia: in poco tempo diviene "ricco, ricco sfondato". La diagnosi di una malattia al sangue, incurabile, lo porterà ad affidarsi totalmente alle regole imposte da Zack e Avi, due usurai, i quali lo costringono a dare in prestito la sua fortuna accumulata in breve tempo. Questo è il punto centrale della vicenda: la consegna diretta dei suoi soldi porta Jack, sotto la guida dei due, a capire che le sue azioni, fino a quel momento, erano "controllate" da un'entità (maligna) superiore, "che tutti vede, ma nessuno è in grado di vedere": Mr. Gold, il male in tutte le sue sfaccettature, personificazione in questo caso dell'Ego esasperato di Green. Emblematica la scena dell'ascensore, in cui Gold/ Green viene "scaricato" su Dorothy Macha (Ray Liotta), inconsapevole del suo destino, turbato da un imminente arrivo di Gold annunciatogli da Lily Walker ("Mr. Gold non concede seconde possibilità, avrà presto sue notizie"), portavoce dello stesso Gold, in seguito al regolamento di una partita di cocaina andata male. Ciò porterà Macha all'atto estremo, tentando in questo modo di sfuggire all'arrivo di Mr. Gold ("non può uccidere un uomo morto"), ma non riuscendo a capire che ormai egli stesso è in preda a quell'entità che prima offuscava le capacità decisionali di Green.
Notevoli le citazioni inserite in apertura, che consegnano allo spettatore una sorta di panoramica generale da analizzare nel particolare durante il dispiegarsi delle vicende. Seguendo questo tipo di impostazione, è possibile dividere la pellicola in due parti: la prima, nella quale in un modo o nell'altro le citazioni risultano mescolarsi fra loro all'interno della dinamica, e la seconda, in cui le citazioni vengono analizzate come nuclei a loro stanti, e in base a ciò si sviluppano le complesse vicende psichiche del povero Jack, frazionabili in tre grandi momenti: controllo esterno - consapevolezza del controllo - eliminazione del controllo.
Una strizzatina d'occhio allo scheletro della vicenda, città sconosciuta che risalta per l'accostamento, azzardato ma riuscito, di colori sgargianti e inusuali, all'interno dei quali spiccano le capacità recitative dei singoli attori, evidenziate da un uso continuo di primi piani, e per la colonna sonora, che dona allo spettatore la giusta dose di tensione emotiva nei momenti clous della pellicola.
Nella versione italiana c'è una sola cosa da rimproverare: il doppiaggio, a tratti troppo "esasperato" (scena iniziale dell'ascensore), in alcuni casi non azzeccato (la nipote di Green).
Nel complesso rimane comunque un Ottimo film, da vedere e rivedere, da comporre e scomporre, finché non si arriverà ad assemblare un puzzle definitivo, in cui tutte le tessere combaceranno alla perfezione.
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viktor-prj
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mercoledì 10 febbraio 2010
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geniale quanto basta....
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Sono un appassionato del genere e credo che Guy Ritchie con questo film abbia raggiunto una seria maturità artistica, lasciandosi alle spalle film discretamente accettabili , ma troppo volti alla commedia, incentrata principalmente su dei dialoghi pieni di slang e dialetti suburbani. Revolver invece centra alla perfezione il giusto mix tra film psicologico e film d'azione con una scenografia ed un montaggio che sfiorano la perfezione, ma che allo stesso tempo possono restare di difficile comprensione per molti. I flashback, grande punto di forza dei film di Ritchie, qui, non diventano forzati ed esageratamente lunghi, ma ben posizionati e sempre attenti alla giusta riuscita.
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Sono un appassionato del genere e credo che Guy Ritchie con questo film abbia raggiunto una seria maturità artistica, lasciandosi alle spalle film discretamente accettabili , ma troppo volti alla commedia, incentrata principalmente su dei dialoghi pieni di slang e dialetti suburbani. Revolver invece centra alla perfezione il giusto mix tra film psicologico e film d'azione con una scenografia ed un montaggio che sfiorano la perfezione, ma che allo stesso tempo possono restare di difficile comprensione per molti. I flashback, grande punto di forza dei film di Ritchie, qui, non diventano forzati ed esageratamente lunghi, ma ben posizionati e sempre attenti alla giusta riuscita. Unico piccolo neo, se di neo si può parlare, è la scelta non sempre azzeccata del cast: vedi Avi, a mio parere non sempre nel ruolo di genio della truffa in cui dovrebbe essere secondo il regista. La scelta di usare un corto di animazione "alla Kill Bill" per intenderci, non mi risulta essere una scelta poi così azzardata, anzi ormai l'idea del film a sfondo fumettistico rende alla grande e non è, come detto da molti, carne trita e ritrita, ma un modo per spezzare piacevolmente il film dal solito realismo. Detto questo spero che Guy Ritchie resti su questa strada, buonissima a mio avviso, poichè di registi come lui al giorno d'oggi se ne contano davvero molto, molto pochi!!!
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ultimoboyscout
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mercoledì 8 dicembre 2010
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scacchi e truffe combinazione pericolosissima.
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Ennesimo capitolo della saga Guy Ritchie-malavita a Londra: ancora un discreto film, godibile e piacevole ma meno convincente e meno spiritoso e divertente dei precedenti. I soliti personaggi molto caratterizzati e abilmente sviluppati si muovono stavolta in un contesto e in una storia meno appassionanti, sempre tra doppigiochi e fregature all'ordine del giorno. Alcuni passaggi sono geniali, quello dell'alternanza film-cartone animato è bellissimo, segno che Ritchie ci sa fare sul serio. Sono film da vedere, questo compreso, uno dietro l'altro anche per conoscere e capire lo stile del regista, pur essendo storie ben distinte tra loro. Bei dialoghi, belle musiche (non poteva essere altrimenti) belle atmosfere, in questo il regista è maestro.
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Ennesimo capitolo della saga Guy Ritchie-malavita a Londra: ancora un discreto film, godibile e piacevole ma meno convincente e meno spiritoso e divertente dei precedenti. I soliti personaggi molto caratterizzati e abilmente sviluppati si muovono stavolta in un contesto e in una storia meno appassionanti, sempre tra doppigiochi e fregature all'ordine del giorno. Alcuni passaggi sono geniali, quello dell'alternanza film-cartone animato è bellissimo, segno che Ritchie ci sa fare sul serio. Sono film da vedere, questo compreso, uno dietro l'altro anche per conoscere e capire lo stile del regista, pur essendo storie ben distinte tra loro. Bei dialoghi, belle musiche (non poteva essere altrimenti) belle atmosfere, in questo il regista è maestro. Ma il doppiaggio di Statham non mi è piaciuto proprio. Il meno bello ma non brutto, probabilmente il più difficile tra i suoi film.
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marco coppola
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lunedì 25 aprile 2011
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guy ritchie é tornato!
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Dopo il flop di "Travolti dal destino" , Ritchie torna con il genere di film che lo ha reso famoso in tutto il mondo. Revolver a prima vista puó sembrare un normalissimo film sulla scia di "Lock & Stock" o "Snach" ma andando avanti con la visione ci si accorge che ha ben poco in comune con questi. Infatti Revolver vanta di una trama meno leggera degli altri film di Ritchie e molto piú complessa.
Jake Green "Jason Statham", fortunato giocatore d'azzardo, una volta uscito di prigione, riesce a vendicarsi di Doroty Macha "Ray Liotta", battendolo ed umiliandolo nel suo casinó, pagandone, peró, le conseguenze.
Con queste premesse Ritchie realizza uno dei migliori film di tutta la sua carriera, con un significato molto profondo, il tutto racchiuso in una fotografia ricercata che dona al film quel tocco di originalitá che solo Ritchie é in grado di dare.
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Dopo il flop di "Travolti dal destino" , Ritchie torna con il genere di film che lo ha reso famoso in tutto il mondo. Revolver a prima vista puó sembrare un normalissimo film sulla scia di "Lock & Stock" o "Snach" ma andando avanti con la visione ci si accorge che ha ben poco in comune con questi. Infatti Revolver vanta di una trama meno leggera degli altri film di Ritchie e molto piú complessa.
Jake Green "Jason Statham", fortunato giocatore d'azzardo, una volta uscito di prigione, riesce a vendicarsi di Doroty Macha "Ray Liotta", battendolo ed umiliandolo nel suo casinó, pagandone, peró, le conseguenze.
Con queste premesse Ritchie realizza uno dei migliori film di tutta la sua carriera, con un significato molto profondo, il tutto racchiuso in una fotografia ricercata che dona al film quel tocco di originalitá che solo Ritchie é in grado di dare. Da meno non é la colonna sonora, che utilizza brani classici e non, capaci di trasmettere forti emozioni.
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lucido71
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mercoledì 1 aprile 2009
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gangster psicologico
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Premetto (che non mi da la pox di selez le stelle-gradimento!!!)e che sono un fan sfegatato di J.Statham (su tutti vedete Crank!!) e di G.Ritchie (superbo The Snatch!), e sono partito con tutti i presupposti giusti x godermi questa pellicola: l'inizio, con aforismi e dialoghi taglienti è da 5 stelle, tutte le premesse x un gran bel filmone non capito ai botteghini xché non adeguatamente pubblicizzato; ottimi gli arzigogolati intrighi mentali del protagonista, che non fanno mai distrarre, e che (anche se con impegno) mantengono una linea coerente con gli avvicendamenti che si susseguono; poi però tutto scema, forse xché il film si rallenta da solo in fobiche spirali (non sempre comprensibili - forse servirebbe una seconda volta x vederlo.
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Premetto (che non mi da la pox di selez le stelle-gradimento!!!)e che sono un fan sfegatato di J.Statham (su tutti vedete Crank!!) e di G.Ritchie (superbo The Snatch!), e sono partito con tutti i presupposti giusti x godermi questa pellicola: l'inizio, con aforismi e dialoghi taglienti è da 5 stelle, tutte le premesse x un gran bel filmone non capito ai botteghini xché non adeguatamente pubblicizzato; ottimi gli arzigogolati intrighi mentali del protagonista, che non fanno mai distrarre, e che (anche se con impegno) mantengono una linea coerente con gli avvicendamenti che si susseguono; poi però tutto scema, forse xché il film si rallenta da solo in fobiche spirali (non sempre comprensibili - forse servirebbe una seconda volta x vederlo... mah), sguizzano dallo schermo cartoni animati (ben fatti ed espressivi), e la storia verso la fine (con buoni colpi di scena) sembra smarrirsi... Di sicuro da questi due mi aspettavo molto di più... colonna sonora praticamente non la ricorderemo mai (ed io sono uno che ne colleziona molte), scene un po' troppo noir,poca azione e troppe turbe psichiche, e poi una fine che lascia più domande che certezze: SCONSIGLIATO! Vi consiglio però vivamente CRANK, CELLULAR, COLLATERAL, e soprattutto se amate l'azione SHOOTER, THE DEPARTED, FOUR BROTHERS!!
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[+] non c'è peggior sordo di chi non sa ascoltare
(di andson)
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