hatecraft
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sabato 14 maggio 2011
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abbarbicato su un macro-seggiolone, studioso svedese scruta abitudini di vecchio scapolo norvegese. questo il fulcro, in un film che segue una certa linearità non uscendo mai dal binario, e facendo uso dei piccoli spazi e dei silenzi così come dei tempi dilatati, per descrivere un insolito rapporto tra due uomini che varcherà la soglie della iniziale diffidenza. la peculiarità del film è appunto la mancanza di una struttura parossistica, si sviluppa cioè su un unico livello emozionale basato su un essenzialismo compositivo. atmosfere rarefatte ed esistenziali per una commedia nordica d'autore dalle venature melanconiche.
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jaky86
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domenica 20 marzo 2011
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un'amicizia scandinava
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Un'altra piccola perla del cinema scandinavo a metà strada tra Noi Albinoi e le atmosfere grottesche di Kaurismakiana memoria. Il soggetto da cui si sviluppa la storia è talmente strampalato che si fatica a credere che possa essere vero, ma c'è chi è pronto a giurare che l'Ikea sia nata così. Siamo negli anni '50 in uno sperduto paese della Norvegia dove vengono inviati dei ricercatori dalla vicina Svezia per svolgere un'indagine sociologica alquanto bizzarra. Si tratta di studiare il comportamento delle persone nella propria cucina, seguendone ogni movimento ed abitudine. Le conseguenze saranno spassose. Folke vive in una roulotte di fronte alla casa di Isak, burbero e anziano, e si installa tutti i giorni nella sua cucina su un seggiolone osservandolo dall'alto.
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Un'altra piccola perla del cinema scandinavo a metà strada tra Noi Albinoi e le atmosfere grottesche di Kaurismakiana memoria. Il soggetto da cui si sviluppa la storia è talmente strampalato che si fatica a credere che possa essere vero, ma c'è chi è pronto a giurare che l'Ikea sia nata così. Siamo negli anni '50 in uno sperduto paese della Norvegia dove vengono inviati dei ricercatori dalla vicina Svezia per svolgere un'indagine sociologica alquanto bizzarra. Si tratta di studiare il comportamento delle persone nella propria cucina, seguendone ogni movimento ed abitudine. Le conseguenze saranno spassose. Folke vive in una roulotte di fronte alla casa di Isak, burbero e anziano, e si installa tutti i giorni nella sua cucina su un seggiolone osservandolo dall'alto. Inizialmente, stando alle regole imposte dall'Istituto Svedese sulla Ricerca Domestica, i due si osserveranno con freddo distacco dando vita a scene mute intense e memorabili. Col passare del tempo pian piano buttano giù il muro che li separa mattone dopo mattone costruendo un rapporto sincero di amicizia e solidarietà. Il Sistema perfetto, insomma, architettato dal governo svedese non fà i conti con l'"umanità" del personale che cede, inevitabilmente, al dialogo con i propri "padroni di casa". E' un film sulla solitudine e sul bisogno di calore umano che i due protagonisti, interpretati benissimo, manifestano nelle fredde terre del Nord. Da segnalare alcune scene assolutamente geniali (il cambio di senso di marcia alla dogana, i due carri funebri, e la perfetta scena finale coi 4 squilli del telefono, le due tazze del caffé e il rombo del trattore in avvicinamento). Un'opera assolutamente fantastica, emozionante e singolare.
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francesco2
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domenica 2 maggio 2010
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strange(r) stories
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C'è una frase, in questo film, che rischia di riassumerne alcuni difetti:"Noi abbiamo la pretesa di compiere uno studio stando seduti là, ma cosa possiamo documentare?"
Ecco, nonostante la simpatia che possono suscitare questo film e i suoi personaggi(Meno fastidiosi delle macchiette di "Vodka Lemon", che risale grossomodo allo stesso periodo), è come se il norvegese Hamer, paradossalmente, mettesse in bocca ad un suo personaggio quello che il suo film non dovrebbe essere.In teoria.Perché nella pratica, al contempo, rischia di documentare troppo o troppo poco.Cosa non così strana, del resto:quando un'opera(Ma solo quella?)riesce poco o moderatamente, è perché non ha trovato un equilibrio tra i due estremi.
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C'è una frase, in questo film, che rischia di riassumerne alcuni difetti:"Noi abbiamo la pretesa di compiere uno studio stando seduti là, ma cosa possiamo documentare?"
Ecco, nonostante la simpatia che possono suscitare questo film e i suoi personaggi(Meno fastidiosi delle macchiette di "Vodka Lemon", che risale grossomodo allo stesso periodo), è come se il norvegese Hamer, paradossalmente, mettesse in bocca ad un suo personaggio quello che il suo film non dovrebbe essere.In teoria.Perché nella pratica, al contempo, rischia di documentare troppo o troppo poco.Cosa non così strana, del resto:quando un'opera(Ma solo quella?)riesce poco o moderatamente, è perché non ha trovato un equilibrio tra i due estremi.L'equivoco di fondo di questo filmetto, bonario e persino arguto nei suoi momenti migliori, sta proprio qui:quando documenta, manca l'occhio"Scientifico" e dardenniano(Nei loro film migliori) dell'osservatore "Clinico",e ci si limita a guardare fin ossessivamente quanto succede:altre volte, allo stesso tempo,si gioca su paradossi piccoli, a volte anche troppo per divertire(Si veda ad esempio la scena dei pezzetti di formaggio).Se poi il suo scopo è documentare la costruzione di un'amicizia, ma insieme la decostruzione del mondo di Isak(Il cavallo rappresenta forse una metafora,da questo punto di vista?), il film è talora LIEVE, in senso positivo, ma in altre situazioni LEGGERO, con sfumatura negativa(Che occasione sprecata, per esempio, la scena del compleanno).In più, l'amicizia che si crea a dispetto della rivalità tra due popoli così simili(Per noi)ma al contempo così rivali viene descritta senza la perizia del miglior Kaurismaki(A proposito, uno degli attori protagonista tra l'altro di varie scene interessanti, pare proprio il regista finnico).C’è un momento originale, in cui l'anziano e norvegese Isak rimprovera al “giovane” svedese come durante la guerra il suo popolo fosse rimasto neutrale.E’ forse l’unico tocco di “Paradossalità” in un rapporto, mi ripeto, delicato ma un po’ spento, che rischia di opporre due archetipi(Norvegese, anziano e contadino l’uno, svedese, meno anziano e “Colto” l’altro).L’autenticità delle figure non guadagna certo in profondità con altri personaggi, valga per tutti colui che con toni-E sostanza-minacciosa, alla fine, ricorda al personaggio proveniente da Stoccolma(Anzi da Malmo, come specifica lui stesso) che è suo dovere terminare la missione, e lasciare il nuovo amico al suo destino.
Alla fine non andrà così:lo scambio di ruoli(Chi era ufficialmente “Osservato”, in questo curioso esperimento postbellico,aveva finito per osservare lui stesso) va a completarsi nella misura in cui chi studiava gli altri finisce per assumere il ruolo “contadino e semplice” dell’amico.Ma se questo è il messaggio,è decisamente didascalico, e peraltro passa per il suicidio(Credo) di Isak, il che sottolinea i limiti, come sostanza e forma, di un film che ha comunque unito con una certa intelligenza la provocazione su certi personaggi, a metà tra Piero Angela e Foucault, e la delicatezza di un rapporto di amicizia consolidatosi secondo …..insolite modalità.
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meo
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venerdì 18 novembre 2005
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bello. guardadelo.
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si ride e ci si emoziona in una storia non convenzionale con due protagonisti che imparano a volersi bene dopo aver tentato in tutti i modi ad odiarsi.
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