jackiechan90
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venerdì 30 gennaio 2015
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homo homini lupus
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Film che ti prende con un pugno allo stomaco per la sua crudeltà e sadismo. La storia, ispirata ad un esperimento realmente avvenuto noto come "Esperimento di Stanford", narra di 20 persone scelte come cavie per interpretare i ruoli di detenuti e guardie in un finto carcere. Lo scopo è verificare i comportamenti di questi in situazioni di forte stress per veder da dove nasca la violenza. E ben presto se ne accorgono i protagonisti, completamente calati nella parte, che scoprono ben presto come questa nasca dalla stessa natura umana e dalle istituzioni, rappresentate dai personaggi degli scienziati che assistono agli esperimenti, talmente impassibili e complici, da far pensare che sianol oro stessi ad assecondare questa violenza.
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Film che ti prende con un pugno allo stomaco per la sua crudeltà e sadismo. La storia, ispirata ad un esperimento realmente avvenuto noto come "Esperimento di Stanford", narra di 20 persone scelte come cavie per interpretare i ruoli di detenuti e guardie in un finto carcere. Lo scopo è verificare i comportamenti di questi in situazioni di forte stress per veder da dove nasca la violenza. E ben presto se ne accorgono i protagonisti, completamente calati nella parte, che scoprono ben presto come questa nasca dalla stessa natura umana e dalle istituzioni, rappresentate dai personaggi degli scienziati che assistono agli esperimenti, talmente impassibili e complici, da far pensare che sianol oro stessi ad assecondare questa violenza. Film volutamente e fortemente critico, figlio delle teorie del complotto che sempre più insistentemente(da Fight Club a Matrix) alimentano il dibattito nel mondo dei media e della società postmoderna in generale. L'accento viene posto sull'analisi dei rapporti di potere e sulla capacità che le istituzioni hanno di reprimere quei comportamenti violenti che volenti o nolenti(del resto è pur vero che "Homo homini lupus" come diceva già Hobbes riprendendo Plauto) sono dentro di noi. Il tutto accentuato in un ambiente claustrofobico e plastico che rende ancora più estraniante la pellicola. Non solo, infatti, la finta prigione ma anche il resto delle ambientazioni(lo studio degli scienziati, la casa della fidanzata del reporter... ) sono tuti spazi chiusi e illuminati con luci artificiali. Solo alla fine l'ultima inquadratura ci restituisce una scena di un'auto che si allontana all'orizzonte di un deserto, preludio(forse) di una ritrovata libertà.
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lucas80
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venerdì 14 settembre 2012
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brutto
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Ha una critica più che positiva, a mio avviso inspiegabilmente.
Inutile, superficiale, dialoghi ridicoli, non rispondente alla realtà dei fatti accaduti. In una parola, brutto.
Va bene cibarsi di tutto ma insomma...raramente ho visto roba del genere...atroce.
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(di paolo salvaro)
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pietro viola
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giovedì 30 giugno 2011
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un pugno allo stomaco
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Asciutto, senza fronzoli, accurato psicologicamente. Dalle immagini dei titoli di testa alla morte un po stile full metal jacket del più debole, alla messa in scena dell'homo homini lupus, un crescendo di tensione, paura, teorie darwiniane e senso di impotenza. Eppure,, non un film disperato. Bello il finale, con l'atto di denuncia e l'amore a dire che siamo davvero, nonostante tutto, un gradino sopra le scimmie
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giaxx
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venerdì 5 novembre 2010
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affilata analisi sugli effetti di buio e potere
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La trama prende spunto da un esperimento realmente avvenuto, arricchendolo di quella drammaticità che solo la finzione può offrire, per rendere simbolico e quindi leggibile il lato oscuro dell'uomo. Una ventina di cavie umane a pagamento vengono suddivise in due squadre, guardie e carcerati, per essere sottoposti ad un esperimento sociologico in un ambiente carcerario creato ad hoc. Il contesto scientifico fa da cornice a una escalation di potere e sottomissione, ed è allo stesso tempo la chiave di lettura di questo bellissimo e avviluppante thriller; sebbene i film sulle carceri e sugli abusi di potere non manchino, "The Experiment" ha qualcosa in più: la normalità.
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La trama prende spunto da un esperimento realmente avvenuto, arricchendolo di quella drammaticità che solo la finzione può offrire, per rendere simbolico e quindi leggibile il lato oscuro dell'uomo. Una ventina di cavie umane a pagamento vengono suddivise in due squadre, guardie e carcerati, per essere sottoposti ad un esperimento sociologico in un ambiente carcerario creato ad hoc. Il contesto scientifico fa da cornice a una escalation di potere e sottomissione, ed è allo stesso tempo la chiave di lettura di questo bellissimo e avviluppante thriller; sebbene i film sulle carceri e sugli abusi di potere non manchino, "The Experiment" ha qualcosa in più: la normalità. Lo spettatore si convince di poter mantenere uno sguardo cinico e oggettivo. Allo stesso tempo i personaggi non sono ebrei nè criminali, sono cittadini comuni come lo è lo spettatore, l'identificazione è massima e le emozioni che ne conseguono sono amplificate al parossismo, di pari passo con quelle dei personaggi, che vedremo ben presto coinvolti in un gioco più grande di loro. Le immagini mostrano l'animale uomo spogliato dalle millenarie stratificazioni di buone maniere che la società ci impone, messe da parte presto e volentieri non appena si è certi di non essere giudicati; le scene di autoerotismo, le posizioni lascive (seduta in lingerie a gambe aperte) e i comportamenti sleali (frugare innocentemente nei cassetti altrui) che riguardano l'unico personaggio fuori dal microambiente carcerario esprimono un messaggio univoco: nessuno è innocente, nessuno è davvero vaccinato.
All'interno del carcere le sequenze si sprecano nel mostrare una escalation di violenza e squilibrio di potere; dapprima lo spettatore tenterà di mantenere uno sguardo non partecipante, come si addice a un bravo scenziato, ma resterà coinvolto suo malgrado; la cinepresa, utilizzata dal regista come un manganello, non risparmia nulla allo spettatore inerme che, imbavagliato e legato alla poltrona, circondato dal buio di una sala sempre più stretta e soffocante, potrà solo subire: non potrà accendere le luci, non vorrà uscire dalla sala. Il gioco è fatto: lo spettatore è il prigioniero e il film non è più un passatempo. Unica nota stridente, il rispetto scolastico delle regole del thriller: la catarsi è perfetta, puntuale e scontata, al protagonista viene somministrata la dose standard di rischio, il cattivo è cattivo al punto giusto; per fortuna la verosimiglianza non ne risentirà, il messaggio arriva forte e chiaro: meglio non scherzare con la violenza.
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..vit..
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martedì 18 maggio 2010
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inquietantemente realistico
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Ecco un buon film che sonda la natura umana in profondità! Non avrà grandi effetti speciali, nè una fotografia eccelsa nè una trama impeccabile, ma funziona! Colpisce e sorprende rendersi conto di cosa facciano gli attori, espressivi e credibili nelle loro interpretazioni, tanto più se si realizza quanto sia facile che l'essere umano sotto pressione tiri fuori il peggio di sè. E allora passa in secondo piano il fatto poco credibile che non ci sia sorveglianza degna di tal nome: la trama è avvincente e coinvolge, e il film ci tiene in tensione per 2 ore (impresa non da poco confrontandolo con i 70 minuti in cui troppi thriller banali cercano invano di appassionare). Da vedere, per imparare dalle situazioni estreme di cosa siamo capaci, per imparare a mantenerci esseri civili: un film educativo.
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dony64
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domenica 19 aprile 2009
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sicuramente ... da evitare
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Film decisamente mediocre,insensato, inutile e per niente sconvolgente e sicuramente da evitare.Voto 5
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mary
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domenica 22 marzo 2009
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un thriller scontato
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Non aspettatevi di vedere riportato in questo film il reale esperimento di Zimbardo..lì c'era un reale monitoraggio e l'esperimento è stato interrotto dallo staff. Qui si prende solo l'idea per fare un film schematico,con i soliti due eroi che salvano perfino uno staff assurdo e inesistente oltre che liberare i prigionieri e vendicarsi dei cattivi. Non fa impressione. Non si può dire pessimo ma nemmeno davvero stimolante. Ricordiamoci che il regista è quello del commissario Rex..senza togliere visto che ero una appassionata della serie. Il film "L'onda" cerca di rialzare il tono ma non ci riesce.
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luky89
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martedì 17 febbraio 2009
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sconvolto
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Ora sono sconvolto... quando mi riprenderò potrò commentare
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ciccio
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venerdì 2 maggio 2008
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un esperimento finito in tragedia
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film claustrofobico ma inteligente,fa riflettere il fatto che un uomo difronte a certe circostanze possa far le sua vera indole, esempio uma delle guardie sembra essere un nazista sintomo preoccupante che fa riflettere molto che il potere nelle mani sbagliate possa catapultarci indietro nel tempo,da vedere e capire
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nello
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giovedì 20 marzo 2008
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il "bene" e il "male"
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L'esperimento della Stanford University fu una geniale trovata del professor Philipp Zimbardo. Egli promise di retribuire 15 dollari al giorno quelle venti persone che avessero accettato di dividersi in gruppi di prigionieri e secondini all'interno di un carcere. Scopo della simulazione era quello di studiare i comportamenti di tutti i partecipanti nell'arco delle due settimane prestabilite. Inizialmente,le intenzioni del professore erano quelle di analizzare soprattutto il comportamento dei "detenuti",ma con il passare dei giorni si accorse che molto più interessante stava rivelandosi quello dei "sorveglianti". Essi,contrariamente ad ogni aspettativa,forti dell'autorità loro conferita,si rivelarono veri e propri "aguzzini".
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L'esperimento della Stanford University fu una geniale trovata del professor Philipp Zimbardo. Egli promise di retribuire 15 dollari al giorno quelle venti persone che avessero accettato di dividersi in gruppi di prigionieri e secondini all'interno di un carcere. Scopo della simulazione era quello di studiare i comportamenti di tutti i partecipanti nell'arco delle due settimane prestabilite. Inizialmente,le intenzioni del professore erano quelle di analizzare soprattutto il comportamento dei "detenuti",ma con il passare dei giorni si accorse che molto più interessante stava rivelandosi quello dei "sorveglianti". Essi,contrariamente ad ogni aspettativa,forti dell'autorità loro conferita,si rivelarono veri e propri "aguzzini". Il manifestarsi di aggressioni,psicologiche e fisiche,costrinse il professore a interrompere tale esperimento. Il film prende in esame questo fatto reale,raccontandolo con fermezza e senso della misura. Hirschbiegel,rimanendo lodevolmente sotto le righe,si avvale di uno stile scarno e asciutto,pregno di distacco e freddezza,forse allo scopo di mantenere costante il disagio. Il suo fine è probabilmente quello di provocare repulsione, così da far scricchiolare le certezze proprie di molte persone su un tema delicato come la percezione di "bene" e "male". I meccanismi mentali che ormai si innescano in maniera inconscia, che portano a distinguere con chiarezza ciò che è bene da ciò che è male, qui vengono messi a dura prova. Il regista suggerisce che essi sono due facce inscindibili della stessa medaglia. Enrmi distese divise da un confine tanto ampio quanto labile. E' nella cosiddetta "zona grigia", situata tra quella bianca e quella nera, che dimora la quasi totalità degli esseri umani. Il secolo da poco terminato ha relegato sulle pagine della storia veri e propri "mostri". Lo era Himmler, lo era Eichmann, lo era Mengele. Questi "mostri", colpevoli delle violazioni più indicibili, operarono in questo modo nella convinzione che il "bene" richiedesse tali azioni. Nel delirante fanatismo dominante di quegli anni è possibile cogliere la loro buona fede. Niente potrà mai giustificare ciò che fecero,ma forse è più saggio cercare di capire i motivi che spinsero questi uomini, perchè di uomini si trattava (e non di bestie come molti hanno sostenuto),a commettere tali "inumanità", onde evitare che ciò ricapiti. Se ci limitassimo a relegare questi individui al rango di animali,di bestie, ripeteremmo esattamente la stessa operazione che Hitler adottò per convincere il proprio popolo della "impellente necessità" di eliminare gli ebrei. I tedeschi riuscirono a compiere candidamente un sacco di atroci nefandezze nei confronti di ebrei e russi in virtù del fatto che non li consideravano loro pari. Si "deumanizzò" il nemico,come ricorda il grande critico Roberto Escobar."Così fanno le religioni", sottolinea Hitler nel suo "Mein Kampf",ed egli fece lo stesso. Lo stesso fecero anche gli aguzzini di Stanford,in tutta la loro terribile "normalità". Va ricordato che il professor Zimbardo selezionò questi individui seguendo criteri molto specifici. Scartò,ex drogati,ex alcolizzati e malati mentali nel tentativo di coinvolgere solo persone "normali". L'esito di tale esperimento conferma che in determinate situazioni l'istinto primordiale, violento e aggressivo,prevarica ogni richiamo alla misura e all'equilibrio. Ciò può valere per tutti,anche per quegli individui "normali", "categoria" alla quale molto spesso riteniamo di appartenere.
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[+] zimbardo c'entra molto poco
(di mary22)
[ - ] zimbardo c'entra molto poco
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