Roberta Torre ci sa fare...innegabilmente! Dopo il cult (musical-trash) "Tano da morire", la regista torna alla sua Palermo, non di origine, sia chiaro, ma SUA,in quanto è tangibile la volontà di raccontare una città diversa, un'esplosione di colori e musica. Quest'ultimi, nell'opera d'esordio, risultavano ben calibrati, nonostante qualche caduta nel kitsch comunque funzionale al tono grottesco della commedia. Adesso, pare che la riuscita del primo film, abbia portato la Torre a non distanziarsene minimamente. E' ancora il musical a farla da padrone, il lato surreale della vicenda viene completamente sviscerato, ma in questo "Sud Side Stori", si estremizza il tutto. Il talento visivo della regista, se vogliamo "visionario", è ancora vivo e ben presente, ma forse si poteva osare di più nella novità.
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Roberta Torre ci sa fare...innegabilmente! Dopo il cult (musical-trash) "Tano da morire", la regista torna alla sua Palermo, non di origine, sia chiaro, ma SUA,in quanto è tangibile la volontà di raccontare una città diversa, un'esplosione di colori e musica. Quest'ultimi, nell'opera d'esordio, risultavano ben calibrati, nonostante qualche caduta nel kitsch comunque funzionale al tono grottesco della commedia. Adesso, pare che la riuscita del primo film, abbia portato la Torre a non distanziarsene minimamente. E' ancora il musical a farla da padrone, il lato surreale della vicenda viene completamente sviscerato, ma in questo "Sud Side Stori", si estremizza il tutto. Il talento visivo della regista, se vogliamo "visionario", è ancora vivo e ben presente, ma forse si poteva osare di più nella novità. In ogni caso, la Torre gioca bene, ed intelligentemente, con la diversità e il film ha comunque un grande merito: far riflettere sulla tanto acclamata parola "integrazione". Un plauso alle terribili "ziette zitelle", sempre gustosissime in scena, ed al "coro delle belle romee".
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