figliounico
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domenica 13 marzo 2022
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la scienza ci condurrà all''inferno
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Paul W. S. Anderson prima di spopolare con la fortunata saga dei Resident Evil sperimenta l’horror fantascientifico
e forse avrebbe potuto fare di meglio nel cimentarsi con il genere che ambientare su di un’astronave invece che su di un pianeta alieno un soggetto già visto altrove in una riedizione per piccini di Solaris di Tarkovskij
con la stramba pretesa di mischiare il sacro al profano inserendo scene da inferno splatter dantesco con citazioni in latinorum arcaico in un contesto futuristico di tecnologiche pulsantiere e fantasiosi viaggi intergalattici attraverso buchi neri artificiali
con un Sam Neil più a suo agio tra i dinosauri dei cartoni digitali della serie dei Jurassic trasformato truccato da Pi
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Paul W. S. Anderson prima di spopolare con la fortunata saga dei Resident Evil sperimenta l’horror fantascientifico
e forse avrebbe potuto fare di meglio nel cimentarsi con il genere che ambientare su di un’astronave invece che su di un pianeta alieno un soggetto già visto altrove in una riedizione per piccini di Solaris di Tarkovskij
con la stramba pretesa di mischiare il sacro al profano inserendo scene da inferno splatter dantesco con citazioni in latinorum arcaico in un contesto futuristico di tecnologiche pulsantiere e fantasiosi viaggi intergalattici attraverso buchi neri artificiali
con un Sam Neil più a suo agio tra i dinosauri dei cartoni digitali della serie dei Jurassic trasformato truccato da Pinhead il malvagio di Hellraiser terrorizzato più che terrorizzante dal suo primo forse unico ruolo di cattivo in una lotta all’ultimo sangue col capitano che sarà ma già lo è il poliziotto saggio di colore di tanti thriller d’oltreoceano Laurence Fishburne
sebbene il migliore meno caratterizzato tra i personaggi né buono né cattivo per questo più verosimilmente umano sia Jason Isaacs futuro harrypottinano Lucius Malfoy
eppure ha un suo fascino questo film col richiamo alle antiche credenze in una società in balia degli scienziati pazzi padroni della tecnica e di formule matematiche esoteriche divulgate pieroangelascamente mentre si appresta con l’equipaggio ignaro dell’Event Horizon novella Enterprise a varcare spaventato i confini dell’ignoto per approdare infine nel più rassicurante dei mondi concepiti finora dall’umanità al tramonto per rappresentare l’orrore assoluto tra diavolacci e spiriti maligni medioevali
ma è la scienza che ci condurrà all’inferno
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flaviaostani
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mercoledì 27 giugno 2018
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l'astronave che ha aperto un varco per l'inferno
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"Event Horizon", l'orizzonte degli eventi, è l'orlo di un buco nero. L'astronave che apre il varco per l'Inferno (senza sapere che lo è e scoprendolo tragicamente) porta lo stesso nome. Aprire un varco per l'Inferno significa caderci dentro senza rimedio.
Quando la nave di soccorso e ricerca attracca, i dèmoni, che sono gli uomini dell' equipaggio della Event Horizon, tormentano e uccidono i colleghi di quest'ultima nave.
La registrazione di bordo dell' astronave fantasma porta urla disperate e una frase in latino: LIBERA TE AB INFERIS.
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"Event Horizon", l'orizzonte degli eventi, è l'orlo di un buco nero. L'astronave che apre il varco per l'Inferno (senza sapere che lo è e scoprendolo tragicamente) porta lo stesso nome. Aprire un varco per l'Inferno significa caderci dentro senza rimedio.
Quando la nave di soccorso e ricerca attracca, i dèmoni, che sono gli uomini dell' equipaggio della Event Horizon, tormentano e uccidono i colleghi di quest'ultima nave.
La registrazione di bordo dell' astronave fantasma porta urla disperate e una frase in latino: LIBERA TE AB INFERIS.
Purtroppo, l' avvertimento arriva troppo tardi e lo comprende soltanto il comandante, che fa esplodere se stesso e la Event Horizon. L'enorme energia liberata produce la chiusura del buco nero; lo spazio si ricompone e l' Inferno rimane al di là.
L'avvertimento è: non aprite buchi neri nel mondo e nella realtà quotidiana. Collegano con l' Inferno e producono effetti così spaventosi, che occorre un'energia pari ed enorme per ristabilire il corso giusto delle cose.
Flavia Ostani
27 giugno 2018
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lgiulianini
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venerdì 7 ottobre 2016
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preveggente sceneggiatura, regia da dimenticare.
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Premetto che ho visto il film ieri e lo recensisco oggi perchè è in programmazione su tim vision.
Le intuizioni dello script hanno del formidabile: è il primo film nel quale si parla di gravitoni, particella di cui ora la scienza postula l'esistenza matematica anche senza averla ancora dimostrata sperimentalmente, così come la propulsione interstellare, alla luce delle conoscenze odierne (2016), appare ormai possibile solo attraverso l'uso di onde gravitazionali create ad hoc da una macchina del futuro capace di creare una curvatura dello spazio tale da consentire rapidamente la percorrenza di distanze ad oggi inimmaginabili.
Si tratta in concreto di realizzare un buco nero ad hoc, ad energia controllata, e la ricerca aerospaziale va in questo senso tramite esperimenti al CERN con la creazione di mini buchi neri attraverso l'accelerazione di particelle subatomiche a velocità paragonabili a quelle della luce, sia al MIT ed al JPLab della NASA dove sono stati già creati buchi neri "sonori".
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Premetto che ho visto il film ieri e lo recensisco oggi perchè è in programmazione su tim vision.
Le intuizioni dello script hanno del formidabile: è il primo film nel quale si parla di gravitoni, particella di cui ora la scienza postula l'esistenza matematica anche senza averla ancora dimostrata sperimentalmente, così come la propulsione interstellare, alla luce delle conoscenze odierne (2016), appare ormai possibile solo attraverso l'uso di onde gravitazionali create ad hoc da una macchina del futuro capace di creare una curvatura dello spazio tale da consentire rapidamente la percorrenza di distanze ad oggi inimmaginabili.
Si tratta in concreto di realizzare un buco nero ad hoc, ad energia controllata, e la ricerca aerospaziale va in questo senso tramite esperimenti al CERN con la creazione di mini buchi neri attraverso l'accelerazione di particelle subatomiche a velocità paragonabili a quelle della luce, sia al MIT ed al JPLab della NASA dove sono stati già creati buchi neri "sonori".
La ricerca va in questa direzione, unica possibilità per colmare gli spazi interstellari è strutturare e sfruttare campi gravitazionali ad hoc e fionde gravitazionali, ed averlo previsto 20 anni fa ha dello stupefacente. La macchina presente sulla Event Horizon assomiglia molto a quella di Contact, che spedisce Jodie Foster su Vega, a ben altro livello registico.
Le intuizioni ci sono eccome quindi, letteralmente massacrate da un regista che di spazio non capisce nulla, che probabilmente di spazio non vuole capire nulla, ed il cui unico interesse sembra essere riempire di zombie anche un film come Mary Poppins.
Il film al limite va visto per la sceneggiatura di alto valore scientifico e che fa riflettere e molto, per la spettacolarità delle navi spaziali comunque ben fatte, ignorando del tutto l'aspetto horror-splatter del tutto fuori contesto e peraltro abbastanza ridicolo, per l'abuso di stereotipi così triti e ritriti che ormai non fanno paura più a nessuno.
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fabal
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martedì 2 febbraio 2016
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materia prima cestinata
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2047. Sette anni prima la Event Horizon è stata lanciata nello spazio con a bordo un rivoluzionario congegno in grado di deformare lo spazio- tempo e raggiungere la velocità della luce. Della nave però si perdono le tracce, finché dalla Terra non viene captato un messaggio di soccorso proveniente dall’orbita di Nettuno. Una squadra di soccorso, a bordo della Lewis and Clark, tenta di raggiungere l’astronave smarrita e di scoprire cosa sia accaduto all’equipaggio.
Se già dai titoli di testa non vi fosse una grafica dozzinale con metal di sottofondo in stile B Movie, a Punto di non ritorno basterebbe solo un po’ di coraggio in più per avere tutte le premesse di solida fantascienza.
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2047. Sette anni prima la Event Horizon è stata lanciata nello spazio con a bordo un rivoluzionario congegno in grado di deformare lo spazio- tempo e raggiungere la velocità della luce. Della nave però si perdono le tracce, finché dalla Terra non viene captato un messaggio di soccorso proveniente dall’orbita di Nettuno. Una squadra di soccorso, a bordo della Lewis and Clark, tenta di raggiungere l’astronave smarrita e di scoprire cosa sia accaduto all’equipaggio.
Se già dai titoli di testa non vi fosse una grafica dozzinale con metal di sottofondo in stile B Movie, a Punto di non ritorno basterebbe solo un po’ di coraggio in più per avere tutte le premesse di solida fantascienza. Dopotutto l’idea iniziale è buona, l’introduzione teorica alla missione è interessante e può persino vantare una clamorosa citazione nel cinema contemporaneo: la spiegazione di Sam Neill sulla curvatura dello spazio-tempo usando un foglio di carta è stata ripresa (tale e quale) solo un anno e mezzo fa da un certo Interstellar. Questo per far capire che Punto di non ritorno avrebbe la materia prima per essere un buon film. Materia prima che viene cestinata, però, in effetti speciali pacchiani e spesso non necessari, invenzioni visive non riuscite e, soprattutto, un ricorso all’horror anni ’80 (Carpenter, Hellraiser, Nightmare a gogò), davvero fuori luogo. Finché Anderson si limita a citare Alien con le teche per l’ibernazione e persino i sottotitoli al passaggio delle astronavi, le cose vanno benino. Quando però si vede Sam Neill con l’aria da zombie, tutto quanto c’era di buono scade in una confusa pantomima fine a se stessa. Discreto comunque il cast, su cui spicca lo stesso Neill, Laurence Fishburne e la bella Richardson.
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il bagatto
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sabato 3 agosto 2013
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buona sceneggiatura, pessima regia.
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Il plot è interessante, e offre molte possibilità di narrazione, la via introspettiva, così come quella horror, o quella psicologica. Peccato che il regista sia Paul W. Anderson, celeberrimo per la trasposizione cinematografica del videogame Resident Evil, che avrebbe cominciato qualche anno dopo questo film. La mancanza di talento di questo regista si fa sentire nella sua immancabile mania di mettere in scena i peggiori stereotipi hollywoodiani(il professore impazzito che cercherà di uccidere tutti, allucinazioni su parenti o persone morte che tornano a perseguitare i vivi, il folle che tenterà il suicidio nello spazio aperto come qualunque B movie di fantascienza), il tutto farcito dalla retorica del "ci siamo spinti oltre con la tecnologia, Dio non approverebbe".
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Il plot è interessante, e offre molte possibilità di narrazione, la via introspettiva, così come quella horror, o quella psicologica. Peccato che il regista sia Paul W. Anderson, celeberrimo per la trasposizione cinematografica del videogame Resident Evil, che avrebbe cominciato qualche anno dopo questo film. La mancanza di talento di questo regista si fa sentire nella sua immancabile mania di mettere in scena i peggiori stereotipi hollywoodiani(il professore impazzito che cercherà di uccidere tutti, allucinazioni su parenti o persone morte che tornano a perseguitare i vivi, il folle che tenterà il suicidio nello spazio aperto come qualunque B movie di fantascienza), il tutto farcito dalla retorica del "ci siamo spinti oltre con la tecnologia, Dio non approverebbe".
Il mettere a dura prova i personaggi con delle allucinazioni, non li rende più complessi; sin dai primi minuti di film si può capire quale ruolo avranno nella storia(il capitano tutto d'un pezzo, il "nero allegro", la bionda inutile, e così via), personaggi così piatti da non rendere drammatiche neanche le loro morti.
Effetti speciali ridicoli(tengo poco conto di questo fattore nei film, non conoscendone il budget ancora meno, ma qui si raggiungono bassissimi livelli, dagli oggetti sospesi a gravità 0, alle esplosioni); colonna sonora dimenticabilissima e poco evocativa, e ultimo, ma non ultimo come criterio di valutazione di un film, la recitazione, nella media solo da parte dei due protagonisti, Fishburne e Neil.
Tutto sommato si fa guardare, se la vostra unica pretesa è 1 ora e 30 di hollywood fantascientifico.
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fabian t.
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venerdì 17 agosto 2012
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non originale ma coinvolgente e dinamico
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Ci vuole poco a capire quanto il regista e lo sceneggiatore abbiano generosamente preso a prestito idee soprattutto da "Alien" di Scott e da "Solaris" di Soderbergh, ma pur non brillando di originalità il film - tutto sommato - coinvolge e fila liscio come l'olio. Si presenta dunque come un fantahorror ben costruito e dalle atmosfere un po' fumettistiche. La storia in sé - pur nella sua prevedibilità - è sviluppata con dinamicità e competenza, risultando abbastanza godibile, merito anche e soprattutto dei bravi attori Sam Neill e Laurence Fishburne. Da vedere.
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righel73
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domenica 4 marzo 2012
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film spettacolare
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Film spettacolare,ben fatto.La trama e' avvincente e piena di suspance per cui per me' e' un 5 stelle
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fluturnenia
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martedì 16 giugno 2009
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punto di nn ricordo
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Un quesito: il progettista Weir se poniamo che nel 2047 abbia pressappoco la medesima età dell'attore che ne interpreta la parte, ossia Sam Neil nel 1997 (data di uscita del film), quindi 50 e lo riportiamo indietro di 35 anni a quando nel film aveva progettato la Event Horizon risulta avrebbe avuto 15 anni. Minchia!!! Va beh facciamo pure che ne abbia 60, tanto Neil nn è che se li portasse divinamente già nel'97, ne avrebbe avuti 25. Uhm sempre troppo pochi per essere in grado di realizzare un opera del genere. Aggiungere altri 10 anni sarebbe esagerato. addirittura 70 anni!!! Vorrebbe dire che è meglio della Rita Levi Montalcini. Detto questo il film parte già male. Pare di assistere a una di quelle messe in scena stile Star Trek davvero fuori da ogni plausibile assurdità.
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Un quesito: il progettista Weir se poniamo che nel 2047 abbia pressappoco la medesima età dell'attore che ne interpreta la parte, ossia Sam Neil nel 1997 (data di uscita del film), quindi 50 e lo riportiamo indietro di 35 anni a quando nel film aveva progettato la Event Horizon risulta avrebbe avuto 15 anni. Minchia!!! Va beh facciamo pure che ne abbia 60, tanto Neil nn è che se li portasse divinamente già nel'97, ne avrebbe avuti 25. Uhm sempre troppo pochi per essere in grado di realizzare un opera del genere. Aggiungere altri 10 anni sarebbe esagerato. addirittura 70 anni!!! Vorrebbe dire che è meglio della Rita Levi Montalcini. Detto questo il film parte già male. Pare di assistere a una di quelle messe in scena stile Star Trek davvero fuori da ogni plausibile assurdità. Troppo campanata cm idea e troppo cialtronesca la sua realizzazione, se teniamo conto che si finisce col assistere a uno pseudo action movie dv si prendono per fino a cazzotti. Dire che sia un film di fantasmi piuttosto che uno Sf mi pare azzardato. In primo luogo qui di fantasmi nemmeno l'ombra e in secondo luogo se sn film di fantascienza Cypher, Codice 46, Gattaca, Solaris direi che questo lo è decisamente di +. Beh si, forse forse nn sarà di fantasmi ma nn lo è nemmeno di fantascienza infatti pare + di fantaSCEMENZA. Però un pregio ce l'ha davvero. Nonostante la credibilità zero riesce sicuramente a nn annoiare. E nn è poco!
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frankie86
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lunedì 23 marzo 2009
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lasciate perdere....
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Film davvero deludente..la prima parte non è malaccio e scopiazza abbastanza bene il primo "Alien"...quella centrale è noiosa e senza un minimo d'atmosfera, il finale è sbrigativo. Davvero poco o nulla da salvare in questo film che è mediocre sotto ogni aspetto, personaggi caratterizzati male (in tipico stile Paul WS Anderson), scene d'azione praticamente assenti e soprattutto tanti clichè è scopiazzature da altri film..persino il solitamente convincente Sam Neill recita male, mentre la Richardson è sprecatissima; Fishburne è forse l'unico che sembra credere in quello che fa...
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fabio
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sabato 8 novembre 2008
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teoria interessante
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Il bello del film sta nel fatto che ogni conquista comporta i suoi sacrifici; un salto del genere potrebbe celare delle sorprese non previste. Forse un giorno gli uomini riusciranno a superare la teoria della relatività ed in questo film ci viene spiegato che ciò potrebbe non essere suficiente...
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