laurence316
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martedì 26 settembre 2017
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questa tesi non s'ha da fare
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1° lungometraggio del giovane Amenábar, Tesis ruota attorno al fenomeno dei cosiddetti snuff movies, ovvero un genere di film, di cui nessuno ha ancora dimostrato l’effettiva esistenza, in cui le torture e le sevizie che si vedono sullo schermo sono realmente perpetrate.
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1° lungometraggio del giovane Amenábar, Tesis ruota attorno al fenomeno dei cosiddetti snuff movies, ovvero un genere di film, di cui nessuno ha ancora dimostrato l’effettiva esistenza, in cui le torture e le sevizie che si vedono sullo schermo sono realmente perpetrate. Anche se non originale, è un’ottima premessa da cui partire per costruire suspense ed inquietudine, che difatti nel film non mancano.
Nonostante alcune cadute, dovute probabilmente all’eccessiva durata, Tesis rimane un buon film d’esordio, un thriller più che un vero horror, in cui violenza, gore e splatter sono quasi completamente assenti.
E, inoltre, la storia non è altro che un pretesto per riflettere circa la pornografia della violenza, la sua proliferazione in cinema e televisione, sui limiti etici e morali della rappresentazione della stessa (evitando però anche di cadere nel moralismo), oltre che sul fascino che esercita e sul voyeurismo che l’accompagna (“Bisogna dare al pubblico quello che vuole”, come afferma Castro in una scena del film).
Un esperimento interessante, non del tutto riuscito, ma pur sempre degno di nota.
Ottime le prove degli attori (irresistibile il personaggio di Martinez), ma una spanna sopra gli altri rimane la Torrent (la protagonista bambina di Lo spirito dell’alveare), la quale regge l’intero peso del film sulle proprie spalle. Sarcastico ed emblematico il finale.
Girato in pochissime settimane con un budget irrisorio, ottiene un buon successo di pubblico, lanciando così la carriera del giovane regista.
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satanson
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lunedì 4 luglio 2011
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tra snuff e metalinguaggio
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Tesis racconta le vicende di Angela, iscritta all'università di cinema e in dirittura d'arrivo. Nella ricerca di materiale per la sua tesi sulla violenza negli audiovisivi si imbatte, suo malgrado, in dei video snuff (video connotati da materiale come: amputazioni, torture, etc.) in cui compaiono delle ragazze che frequentavano la sua stessa facoltà. Questa storia di base che, nei suoi improvvisi e continui colpi di scena (a mio avviso ben riusciti), trascende la narrazione a fini di intrattenimento per far riflettere lo spettatore sulla sua stessa posizione nei confronti del film che sta vedendo e del cinema in generale. Questo spettatore, che il regista (a ragione) considera affamato di violenza, si trova quindi messo di fronte al proprio sadismo.
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Tesis racconta le vicende di Angela, iscritta all'università di cinema e in dirittura d'arrivo. Nella ricerca di materiale per la sua tesi sulla violenza negli audiovisivi si imbatte, suo malgrado, in dei video snuff (video connotati da materiale come: amputazioni, torture, etc.) in cui compaiono delle ragazze che frequentavano la sua stessa facoltà. Questa storia di base che, nei suoi improvvisi e continui colpi di scena (a mio avviso ben riusciti), trascende la narrazione a fini di intrattenimento per far riflettere lo spettatore sulla sua stessa posizione nei confronti del film che sta vedendo e del cinema in generale. Questo spettatore, che il regista (a ragione) considera affamato di violenza, si trova quindi messo di fronte al proprio sadismo. La scena in cui Angela avvia per la prima volta la riproduzione del video snuff dal suo registratore è significativa da questo punto di vista. La ragazza, spaventata dall'eventualità di venire a contatto visivo con cose troppo truci (che sembrano aver causato la morte per infarto del relatore della sua tesi) porta la luminosità del suo televisore al minimo rendendo, di fatto, invisibile la scena. Tuttavia l'audio viene fuori dalle casse forte e chiaro e, se Angela decide di non procedere con la riproduzione, diversa è la voglia dello spettatore di Tesis, a mio avviso esplicitamente punzecchiato da un regista che sembra volergli dire: vorresti vederlo eh? Vorresti vedere la fonte di tali grida e appagare la tua voglia di proibito...In Tesis, però, non si viene mai a contatto con scene dirette di esagerata violenza anche se un gioco registico di rinvii nel tempo fa pensare che prima o poi, durante la visione, ciò accadrà. L'altra scena importante è quella finale ambientata in ospedale. In questa scena, una carrellata accompagna i due personaggi principali verso lo scioglimento ma, e credo sia questa la sua funzione più importante, durante il suo tragitto svela i volti dei ricoverati che pendono dalle labbra di una telegiornalista che annuncia loro che entro poco tempo gli sarebbe stato mostrato un video snuff ad onor del vero e di cronaca. Questi ricoverati rappresentano proprio gli spettatori cinematografici: quelli di questo film, in costante attesa di vedere il proibito, ma amche quelli del cinema in generale. A rinforzare il concetto è proprio la chiusura di Tesis che, andando di paripasso con il TG in TV (TV che è diventata la nostra visione totale sullo schermo), annuncia che le scene che sarebbero state mandate in onda da li a poco non sono adatte alla visione da parte di persone particolarmente sensibili. Dopo questo? niente: titoli di coda; un'ultima provocazione nei confronti dello spettatore che crede che, almeno nel finale, potrà soddisfare la propria curiosità, il proprio sadismo. La vera "tesi" che questo film propone è proprio questa.
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gianpaolo
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giovedì 25 gennaio 2007
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glissiamo sui difetti
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Per certi versi "Tesis" è principalmente utilizzato dal talento (qui in fase embrionale) dell'esordiente Amenàbar come un veicolo atto a descrivere la deriva dell'attuale cinematografia, soffocata in ogni sua forma artistica da una sorta di selvaggia "rambizzazione".
Il messaggio attraverso il soggetto sostanzialmente pretestuale è piuttosto chiaro,.....ciò fa si che il Film (avviluppatosi nel finale) possa essere apprezzato al di la dei suoi difetti.
L'urlante vittima, legata e torturata ad una sedia...altro non è che un intelligente metafora per descrivere la sofferenza dello spettatore cinefilo dinanzi all'estrema forma di crepuscolarità artistica da cui è afflitta la moderna cosidetta "settima arte".
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Per certi versi "Tesis" è principalmente utilizzato dal talento (qui in fase embrionale) dell'esordiente Amenàbar come un veicolo atto a descrivere la deriva dell'attuale cinematografia, soffocata in ogni sua forma artistica da una sorta di selvaggia "rambizzazione".
Il messaggio attraverso il soggetto sostanzialmente pretestuale è piuttosto chiaro,.....ciò fa si che il Film (avviluppatosi nel finale) possa essere apprezzato al di la dei suoi difetti.
L'urlante vittima, legata e torturata ad una sedia...altro non è che un intelligente metafora per descrivere la sofferenza dello spettatore cinefilo dinanzi all'estrema forma di crepuscolarità artistica da cui è afflitta la moderna cosidetta "settima arte".
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