gaara
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lunedì 25 gennaio 2010
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curiosi di scoprire cosa c'è dopo la morte?
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Oggi è un buon giorno per morire!
Così ha inizio il "viaggio" ambizioso e poco etico di cinque brillanti studenti di medicina, trascinati in un'esperienza molto poco ordinaria da quanto si rivelerà essere il filo conduttore del film, il grido di guerra di Cavallo Pazzo: "Hoka Hey!";
tradotto impropriamente come "E' un buon giorno per morire!", ma che al termine del film subirà un profondo ribaltamento a segnare la resa dei cinque di fronte a quanto forse non rientra nelle competenze dell'uomo.
Nelson Wright, interpretato da Kiefer Sutherland, coinvolge quattro compagni di studio a prendere parte alla realizzazione di un esperimento scientifico destinato a far decollare la sua carriera e dare merito ad una generazione, quella degli anni '90, troppo spesso affogata dai fantasmi delle precedenti imprese: scoprire cosa c'è dopo la morte.
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Oggi è un buon giorno per morire!
Così ha inizio il "viaggio" ambizioso e poco etico di cinque brillanti studenti di medicina, trascinati in un'esperienza molto poco ordinaria da quanto si rivelerà essere il filo conduttore del film, il grido di guerra di Cavallo Pazzo: "Hoka Hey!";
tradotto impropriamente come "E' un buon giorno per morire!", ma che al termine del film subirà un profondo ribaltamento a segnare la resa dei cinque di fronte a quanto forse non rientra nelle competenze dell'uomo.
Nelson Wright, interpretato da Kiefer Sutherland, coinvolge quattro compagni di studio a prendere parte alla realizzazione di un esperimento scientifico destinato a far decollare la sua carriera e dare merito ad una generazione, quella degli anni '90, troppo spesso affogata dai fantasmi delle precedenti imprese: scoprire cosa c'è dopo la morte. La curiosità unita ad una presenzione sfacciata convincei ragazzi a prendere parte al progetto di Nelson, forse spinto da ragioni che vanno al di là della natura scientifica dell'esperimento, è così che Joe Hurley (William Baldwin), Randy Steckel (Oliver Platt), Rachel Mannus (Julia Roberts) e David Labraccio (Kevin Bacon) inducono la morte clinica al loro pioniere con l'intento di riportarlo in vita dopo 1 minuto.
L'esperienza vissuta da Nelson, apparentemente positiva, tenta i restanti componenti a fare da cavie, ha dunque inizio la sfida a permanere in un non ben definito aldilà per un minutaggio maggiore al fine di poter tornare con delle risposte concrete, ma qualcosa accomunerà i loro "viaggi", un celato turbamento provato in procinto di ritornare, di cui Nelson e Joe, maggiormenti angosciati ed intenzionati a celare un loro lato oscuro, non ne fanno parola, mentre David, meno tormentato, preserva la sua razionalità, rendendosi conto di una ripercussione negativa, provando pertanto ad impedire il ripetersi degli esperimenti.
Il tema trattato riesce a fare da perno sostenendo la godibilità del film, credo infatti che chiunque si è chiesto almeno una volta nella vita:
cosa c'è dopo la morte? o quantomeno ha sentito l'esigenza di avere conferma delle proprie credenze religiose o meno. Tuttavia sebbene questa possa essere una condizione necessaria i fini di una positività del giudizio finale del film, non è ovviamente sufficiente, bisogna dunque riconoscere i meriti del regista Joel Schumacher, abile a non rendere banale la storia mantenendo alto il ritmo delle sequenze, in modo da non destare l'interesse dello spettatore che resta probabilmente rapito dalla curiosità di capire cosa sta inquinando la vita dei personaggi in seguito alle loro esperienze post morte. Da apprezzare anche la scelta di non tirare in ballo nulla di scientifico e religioso, nonchè l'interessante gioco di luci ricreato al fine di identificare ogni viaggio con una luce corrispondente e appropriata all'essere della cavie, che si rivela particolarmente azzeccata come scelta nel bianco e nero affibiato a Joe, così come i contrasti utilizzati in maniera incosueta in due ambienti in particolare, la verice nera delle pareti dell'ospedale nella scena iniziale e la casa di Nelson dipinta di bianco e rigorosamente non arredata a sottolineare la mancanze affettive e morali del personaggio, insomma il film è intriso di simboli e diventa quasi divertente scovarli per cercare di anticipare i risvolti dell storia.
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fabrizio carzedda
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venerdì 30 aprile 2010
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esiste il giorno buono per morire?
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Un film che,senza voler dare risposte,affronta l'interrogativo forse piu'inquietante dell'esistenza umana:c'é qualcosa e che cosa al di la'della vita? Un tema affascinante e,a parer mio svolto con molta lucidita'dal regista,che ha avuto il coraggio di andare a scrutare un mondo di cui é giocoforza poter formulare solamente ipotesi, dato che non esistono gli strumenti per esplorarlo con rigore scientifico.Al di la'delle posizioni di Fede,che dunque non possono essere discusse,spiccano i concetti dell'incompiutezza del trapasso allorche'si é lasciato qualcosa in sospeso e della"seconda possibilita'".Ultima ratio per poter sanare un'ingiustizia della quale ci si é resi responsabili,grave fardello,come recita Giovenale.
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Un film che,senza voler dare risposte,affronta l'interrogativo forse piu'inquietante dell'esistenza umana:c'é qualcosa e che cosa al di la'della vita? Un tema affascinante e,a parer mio svolto con molta lucidita'dal regista,che ha avuto il coraggio di andare a scrutare un mondo di cui é giocoforza poter formulare solamente ipotesi, dato che non esistono gli strumenti per esplorarlo con rigore scientifico.Al di la'delle posizioni di Fede,che dunque non possono essere discusse,spiccano i concetti dell'incompiutezza del trapasso allorche'si é lasciato qualcosa in sospeso e della"seconda possibilita'".Ultima ratio per poter sanare un'ingiustizia della quale ci si é resi responsabili,grave fardello,come recita Giovenale....."nessun colpevole puo'essere assolto dal tribunale della sua coscienza"... Qui il regista é forse eccessivamente buonista poiche'le cose gravi vanno a posto,i protagonisti di antiche vicende si riappacificano,nuovi rapporti di stima reciproca si instaurano fra"vittime e carnefici"di vecchie vicende.......... Ma é forse il concetto piu' generale della comprensione,della magior maturita'raggiunta grazie anche al trascorrere degli anni e al sommarsi delle esperienze.Il concetto del perdono che in un mondo scanzonato e materialista come quello odierno potrebbe sembrare valore superato,ma senza il quale ritengo,ancor oggi,"ogni azione che dia cattivo esempio tormenta chi l'ha compiuta,e questa é la prima punizione". Solo allora,solo dopo che le cose sono state affrontate e chiarite,ma non in maniera superficiale,bensi'dopo un'attenta analisi e una discussione approfondita,solo allora forse,quando si é raggiunta una vera pace con se stessi ed una vera armonia con chi ci circonda o con il suo ricordo,solo dopo che avremo raggiunto una nuova consapevolezza di noi stessi potremo decidere in piena liberta'se dire o non dire.....HOKA HEY....................
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jonnylogan
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venerdì 10 maggio 2024
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ritorno dall''aldilà
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Joel Schumacher, regista noto per vari legal - thriller degli anni '80 e '90, suoi Un giorno di ordinaria follia (Falling Down; 1993) e Il Cliente (The Client; 1994), firmò questa pellicola che inizialmente aveva tutte le peculiarità delle commedie per il mondo adolescenziale degli '80ies, favorita dall'ambiente accademico che riporta lo spettatore con la mente al decennio precedente, ma discostandosene grazie all'aggiunta di una sana dose di pathos notturno, che avvolge continuamente la scena, incurante che ci si trovi in un'aula dismessa usata per praticare le morti cerebrali, o nelle notti invernali attraversate da ricordi persecutori provenienti dal passato dei cinque protagonisti.
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Joel Schumacher, regista noto per vari legal - thriller degli anni '80 e '90, suoi Un giorno di ordinaria follia (Falling Down; 1993) e Il Cliente (The Client; 1994), firmò questa pellicola che inizialmente aveva tutte le peculiarità delle commedie per il mondo adolescenziale degli '80ies, favorita dall'ambiente accademico che riporta lo spettatore con la mente al decennio precedente, ma discostandosene grazie all'aggiunta di una sana dose di pathos notturno, che avvolge continuamente la scena, incurante che ci si trovi in un'aula dismessa usata per praticare le morti cerebrali, o nelle notti invernali attraversate da ricordi persecutori provenienti dal passato dei cinque protagonisti.
A impersonarli un manipolo di attori che, chi più chi meno, ha rappresentato il mondo di celluloide e della serialità americana che è arrivata fino ai giorni nostri. David Labraccio, studente ribelle e dichiaratamente ateo, impersonato da Kevin Bacon, il donnaiolo Joe Hurley (William Baldwin), la sola ragazza del gruppo, e che per questo si giudica esclusa dalle scelte degli altri quattro: Rachel Mannus (Julia Roberts), l'insicuro e pavido Randy Steckle (Oliver Platt) e l'ideatore dell'esperimento: Nelson Wright (Kiefer Sutherland).
Film che non è semplice includere in un solo genere proprio perché debitore di varie influenze che lo assimilano semmai a un thriller che desidera avvicinarsi a Shining (id.; 1980) senza però toccarne i vertici di spaventevole follia offerta appena dieci anni prima da Jack Nickolson e nemmeno quell'ambiguità finale che contraddistinse la pellicola di Kubrick.
Il film di Schumacher è al contrario frutto di una trama lineare, che prende il via da una scelta dettata apparentemente dall'amore per la scienza e che con il passare dei minuti diventa invece una valida ragione per sfidare tutti gli altri a rimanere cerebralmente morti più a lungo, per poter solcare più a lungo il proprio subconscio, con il semplice fine di ottenere un successo accademico personale. Alla fine saranno i ricordi d’infanzia, quelli del recente passato e di quel che ognuno dei cinque protagonisti ha fatto, o non ha fatto, nel corso della propria vita che rappresentano le colpe emendabili e al quale ognuno di loro dovrà porre rimedio.
I cinque protagonisti superano il test della recitazione con una prova collettiva che li fa sembrare affiatati come un vero manipolo di amici e colleghi di college. Thriller quindi dai risvolti psicologici catartici che ha superato ampiamente l'usura del tempo, al punto di avere avuto un remake nel 2017 che inizialmente era stato pensato com un sequel della pellicola originale. Un film firmato dal regista Niels Arden Oplev: Flatliners – Linea mortale (Flatliners; 2017), con protagonisti Elliot Page e Diego Luna. Ma anche un film che non ha aggiunto molto a quello che Schumacher e lo sceneggiatore Peter Filardi avevano espresso trent'anni prima.
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