toty bottalla
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martedì 5 aprile 2016
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torture scientifiche e giustiziere pronto!
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Un ex killer in "pensione" viene reclutato per vendicare la morte orribile di un suo amico, comincia l'avventura...Un racconto intenso con moderate fasi d'azione e pochi cenni di recitazione apprezzabili, la vendetta affidata a Bronson garantisce interesse e passione al di qua dello schermo anche se, sceneggiatura e regia sembrano lasciare al caso la buona riuscita dell'impresa ma si sa, un eroe vince sempre e i cattivi muoiono...solo nei film, mia valutazione 2,5 stelle. Saluti.
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damiano
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martedì 31 agosto 2004
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occasione perduta
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NOn ho mai capito perché si debba stroncare un'opera cinematografica cambiandole il titolo: la trama è estranea alla serie del "Giustiziere".... il personaggio è un altro e perfino l'ambientazione è diversa.... in realtà il personaggio è lo stesso di "Professione assassino", o almeno credo....
Non c'è niente di meglioper impedire allo spettatore di giudicare serenamente.
Peccato, era un ottimo film d'azione, con atmosfere così anni '70 che più non si può...
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damiano mastroiaco
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sabato 6 ottobre 2001
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per ovvi motivi...
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Quando le distribuzioni decidono di cambiare il titolo di un'opera cinematografica si giustificano sempre con gli stessi "ovvi motivi".
Peccato che per stroncare un film possa bastare un titolo accuratamente sbagliato.
Il protagonista di "Professione Giustiziere" non è lo stesso di "Il giustiziere della notte": si tratta di due cicli diversi, e in questo film Bronson impersona Bishop, il killer di "Professione Assassino", ritiratosi ormai dalle scene.
Benché il film sia uscito nel 1983, vi si respira un'aria talmente "anni '70" da avermi confuso, la prima volta che l'ho visto.
Sì perché mi piace rivederlo, ogni tanto, se non altro perché la maschera incredibilmente fredda di Charles Bronson riesce a impressionarmi molto più degli occhi sgranati di tanti psicopatici cinematografici che lo hanno rimpiazzato nel corso degli anni.
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Quando le distribuzioni decidono di cambiare il titolo di un'opera cinematografica si giustificano sempre con gli stessi "ovvi motivi".
Peccato che per stroncare un film possa bastare un titolo accuratamente sbagliato.
Il protagonista di "Professione Giustiziere" non è lo stesso di "Il giustiziere della notte": si tratta di due cicli diversi, e in questo film Bronson impersona Bishop, il killer di "Professione Assassino", ritiratosi ormai dalle scene.
Benché il film sia uscito nel 1983, vi si respira un'aria talmente "anni '70" da avermi confuso, la prima volta che l'ho visto.
Sì perché mi piace rivederlo, ogni tanto, se non altro perché la maschera incredibilmente fredda di Charles Bronson riesce a impressionarmi molto più degli occhi sgranati di tanti psicopatici cinematografici che lo hanno rimpiazzato nel corso degli anni. Come tutti i film d'azione di quell'epoca, questo epilogo dell'epopea di Bishop è da considerare tecnicamente ineccepibile: la tensione trasuda da ogni frase, e senza il comodo ricorso a commenti sonori troppo spesso ridondanti.
Particolare sfuggito ai veri critici: la sequenza in cui Bishop elimina lo scagnozzo del dottore folle, ambientata in una suite d'albergo, è da considerarsi d'antologia: Bronson è nella vita reale un ottimo lanciatore di coltelli, e in quell'occasione ha voluto che il regista se ne ricordasse lasciandogli eseguire un lancio "autentico"; se vi capita una copia integra aguzzate la vista.
Film per nostalgici, ma da non subire come se fosse una Comunicazione della Presidenza del Consiglio.
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