luigi chierico
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lunedì 10 febbraio 2014
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mi sovvien l’eterno e le morti stagioni
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La memoria serve anche a riportare alla luce il piacere provato nell’aver assistito ad uno
Spettacolo, appunto indimenticabile.
Ivan Gongarov scrive il romanzo, Nikita Mikhalkov lo porta sullo schermo per una più
vasta platea che non sia stata quella dei soli lettori.
Ne fa un film bellissimo e così ci mostra vasti paesaggi, ed attraverso un’accurata ricostruzione degli ambienti un mondo scomparso.
Ispirata adesione del personaggio, ozioso, languido che attraversa luoghi lussureggianti,
mi tornano a mente le ancor più antiche virginiane bucoliche.
Forse è il più bel film del regista che ci ha offerto la visione dei film: “Il sole ingannatore” e “Partitura per pianola meccanica”. Inquieto ed elegante, intenso e giocoso.
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La memoria serve anche a riportare alla luce il piacere provato nell’aver assistito ad uno
Spettacolo, appunto indimenticabile.
Ivan Gongarov scrive il romanzo, Nikita Mikhalkov lo porta sullo schermo per una più
vasta platea che non sia stata quella dei soli lettori.
Ne fa un film bellissimo e così ci mostra vasti paesaggi, ed attraverso un’accurata ricostruzione degli ambienti un mondo scomparso.
Ispirata adesione del personaggio, ozioso, languido che attraversa luoghi lussureggianti,
mi tornano a mente le ancor più antiche virginiane bucoliche.
Forse è il più bel film del regista che ci ha offerto la visione dei film: “Il sole ingannatore” e “Partitura per pianola meccanica”. Inquieto ed elegante, intenso e giocoso.
L’intera vicenda è avvolta in una fotografia raffinatissima, illuminata da Elena Slovej.
Non dimentichiamo che questa pellicola è del 1979, quando certi virtuosismi di oggi non erano possibili. Ed è questo romantico ricordo del passato che ci porta ancora più indietro nel tempo allorché ci apprestiamo a gustare un piccolo gioiello di quello di un Cinema d’un tempo che non ritorna.
Il film va visto per intero senza farsi impressionare da un inzio di difficile presa.
Amicizia ed Amore si alternano quali sentimenti puri e profondi, fatti di altruismo e non d’egoismo. Essi devono costituire motivo di felicità per chi li riceve come per chi li offre,
Orazio direbbe “Se tu vales ego valeo”, la mia felicità sta nel saperti felice.
La natura offre spettacoli e momenti bellissimi che costituiscono una metafora a cui nessuno si sottrae.
Le foglie nascono verdi e danno linfa vitale alla pianta che deve produrre frutti per custodire i semi, necessari alla riproduzione; a tempo debito ingialliscono o diventano color porpora o marroni per cadere ogni anno nel breve arco d’un autunno, si trasformano in concime perché l’albero, che affonda le sue radici nella terra e si rinnova attraverso sempre nuovi rami, abbia una vita centenaria. Non c’è qualcosa in comune con la vita dell’uomo, viste le sue origini, il suo prolificarsi, il suo attraversare le stagioni della vita prima di lasciare la sua Famiglia, destinata ad avere altre generazioni? e perché facciano chiedere a Dante da Farinata degli Uberti: chi sono i tuoi antenati? “Chi furon i maggior tuoi?”,
Ascoltate lettori, la colonna sonora è bellissima.
Buon divertimento, per un solo attimo della vita è anche importante fermarsi, anche se con pochi, a guardare indietro.
chigi
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angelo dak
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sabato 1 settembre 2007
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una vita in sordina
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In linea con il concetto tipico di cinematografia russsa, il regista non si limita a descrivere gli eventi dei personaggi, ma ci accompagna nell'analisi delle motivazioni che Oblomov stesso dà per giustificare la sua pigrizia (o depressione endogena?). Tutto è finalizzato a questo: fotografia, montaggio, sceneggiatura. L'apice del cerebralismo gradevole di Michalkov è raggiunto in alcuni bellissimi dialoghi tra Oblomov e il suo miglior amico, uomo diametralmente opposto a lui per forza di volontà e iniziativa. Il senso del film sembra essere: si può essere soddisfatti della propria vita senza essere rampanti, mondani e di successo? Possiamo esserlo avendo come unica virtù una bontà che non si sviluppa in nessuna azione? Cos'è l'accidia e cosa la depressione? Ci si può completamente realizz
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In linea con il concetto tipico di cinematografia russsa, il regista non si limita a descrivere gli eventi dei personaggi, ma ci accompagna nell'analisi delle motivazioni che Oblomov stesso dà per giustificare la sua pigrizia (o depressione endogena?). Tutto è finalizzato a questo: fotografia, montaggio, sceneggiatura. L'apice del cerebralismo gradevole di Michalkov è raggiunto in alcuni bellissimi dialoghi tra Oblomov e il suo miglior amico, uomo diametralmente opposto a lui per forza di volontà e iniziativa. Il senso del film sembra essere: si può essere soddisfatti della propria vita senza essere rampanti, mondani e di successo? Possiamo esserlo avendo come unica virtù una bontà che non si sviluppa in nessuna azione? Cos'è l'accidia e cosa la depressione? Ci si può completamente realizzare sposando le nostre seconde scelte di vita?
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