conteverde
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domenica 28 ottobre 2018
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decisamente superiore a christine..la macchina inf
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bellissimo film del 1977..con un'atmosfera demoniaca che ti tiene incollato fino alla fine..bellissimi i paesaggi del New Messico con i suoi deserti..bravi gli attori...che dire decisamente superiore al film di Carpenter del 1983...!!!!!..lo rivedo sempre con la stessa nsia della prima volta!!!
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flatout
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giovedė 21 giugno 2012
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la macchina nera
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Nelle campagne californiane, un grosso veicolo nero, apparentemente senza guidatore, di targa e mache sconosciute, investe e uccide i passanti. Che sia il demonio in persona?
Un'unica idea che fa fatica a riempire un film. Igni rimando a "Duel" di Spielberg non è casuale, mentre il tentativo di dare corpo a un orrore metafisico resta una pia intenzione. Ineccepibile la confezione.
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dejavu
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domenica 13 maggio 2012
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il diavolo č partito in quarta
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Non è escluso che un giorno anche il diavolo possa prendere la patente, visto che ormai la danno a cani e porci. E il diavolo potrebbe saperla lunga in fatto di segnali stradali e sensi vietati, tanto da passare l'esame con estrema facilità. Ma l'essere diabolico che si nasconde dietro al volante di una Lincoln Continental tirata a lucido ne "La Macchina Nera" pare non aver alcuna intenzione di rispettare stop e precedenze, macinando chiunque gli capiti a tiro. Sono principalmente i simboli della civiltà occidentale, gli obiettivi che l'inarrestabile auto mette sotto le ruote seguendo forse un progetto preciso ma incomprensibile agli esseri umani che devono contrastarla.
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Non è escluso che un giorno anche il diavolo possa prendere la patente, visto che ormai la danno a cani e porci. E il diavolo potrebbe saperla lunga in fatto di segnali stradali e sensi vietati, tanto da passare l'esame con estrema facilità. Ma l'essere diabolico che si nasconde dietro al volante di una Lincoln Continental tirata a lucido ne "La Macchina Nera" pare non aver alcuna intenzione di rispettare stop e precedenze, macinando chiunque gli capiti a tiro. Sono principalmente i simboli della civiltà occidentale, gli obiettivi che l'inarrestabile auto mette sotto le ruote seguendo forse un progetto preciso ma incomprensibile agli esseri umani che devono contrastarla. Nessuno che a Santa Ynez sappia da quale Canyon sia sbucata fuori e soprattutto perché stia infestando le strade con una guida a dir poco incivile. E' ovvio quindi che tutti diano inizialmente la caccia a un pirata della strada cercando di dargli un volto. Solo quando un'indiana testimonierà di non aver visto anima viva dentro al veicolo, la polizia comincerà a individuare nella stessa auto una fonte di pericolo spaventosa e sovrumana.
Wade Parent (James Brolin) è il prestante poliziotto a due ruote - una specie di Poncherello di provincia - che deve cercare di fermare il bolide abbattutosi all'improvviso sulla sua piccola comunità. Lauren (Kathleen Loyd) è la sua compagna, una maestrina di scuola tutto pepe, con una strana somiglianza a Elisabetta Canalis e con un temperamento che non le manda a dire a nessuno, nemmeno all'auto tanto da diventare, nel giro di poco, uno dei bersagli preferiti della malefica ferraglia lanciata su strada. Dopo che anche il capo della polizia locale è stato steso sulla striscia continua dall'indomita belva a motore, Wade è costretto a prendere su di sé la responsabilità dell'intera operazione e a coordinare uomini e posti di blocco. Intanto Lauren, ignara di tutto, sta svolgendo una parata musicale on the road con bambini e personale scolastico, offrendo così se stessa e una gremita comitiva di bersagli mobili al demonio col parafanghi.
Il film si apre con l'investimento di due giovani ciclisti innamorati - lei è l'allora sconosciuta Melody Thomas Scott - e la distruzione dei miti dell'innocente adolescenza, del salutismo e del mezzo (la bici) che non inquina.
Toccherà poi alla Musica (il suonatore di corno francese), alla Libertà (il musicista è anche un yppie autostoppista), alla Legge (lo sceriffo capo), alla Scuola (gli studenti in fuga), alla Casa (l'agguato nel garage di proprietà), alla Famiglia (le figlie di Wade) e via discorrendo, in un tragitto sempre più convulso, imprevedibile e avvolto dalle polverose spirali di una scenografia desertica e mozzafiato. Di contaminazioni nel film potremmo parlare sino a domani, a partire dall'efficace colonna sonora di Leonard Rosenman che ricorda nei momenti topici quella de "Lo Squalo". E in fondo la macchina cos'è se non un grosso pescecane cromato che fuori dall'acqua semina il panico e sconvolge equilibri? Ma poi dove lo mettiamo il chiaro riferimento a "Duel", capolavoro visionario di Steven Spielberg dove c'era un tir a fare le veci della due posti? E ancora: l'asserragliamento di una cittadina e l'attacco sferrato agli allievi e agli insegnanti non sono forse una palese reminiscenza di ciò che accade anche ne "Gli Uccelli" di A. Hitchcock? "La Macchina Nera" (The Car) nulla inventa, per la verità, nemmeno quando colpisce le vittime con la soggettiva a vetri ambrati dell'assassino che si avvicina loro strombazzando in modo prepotente e fastidioso. Ma è comunque un buon "investimento" in quanto riesce ad essere un film "con una marcia in più" per il modo tutto particolare in cui rielabora le proprie fonti, per la perfetta fotografia e per i pirotecnici effetti speciali sui quali può contare (tipo quello della Lincoln che sfonda una casa o del finale che certo non rivelerò). E in fondo, il regista Elliot Silverstein riesce perfettamente a "veicolare" inquietudini e dilemmi dell'uomo contemporaneo, denunciando il progressivo abbrutimento della società industriale, partendo dall'inurbana condotta automobilistica e finendo con il demonizzare l'evoluzione tecnologica. Il messaggio giunge chiaro come un colpo di clacson, anche se per arrivare a destinazione chiede spesso un passaggio agli altri mezzi transitati sulla stessa via. D'altronde si sa che il diavolo riesce a fare le pentole ma non i copertoni.
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fabian t.
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domenica 27 febbraio 2011
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un picco gioiello sottovalutato
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Una storia intrigante, attori poco noti ma molto efficaci, scenari mozzafiato, finale tanto semplice quanto geniale. Sebbene fin da subito si noti, purtroppo, un'appena sufficiente investimento da parte della produzione che avrebbe potuto migliorare la sceneggiatura e gli effetti speciali, questo film, inevitabilmente paragonato al precedente "Duel" di Spieberg, possiede però uno strano fascino impossibile da ignorare. Nemmeno Spielberg e Carpenter riuscirono a trasmettere quell'inquietudine sottile che ti tiene incollato fino all'ultimo fotogramma, sensazione invece che qui Silverstein riesce invece a infondere. Sicuramente migliorabile da tanti punti di vista, sorprende pertanto come il regista sia stato capace di realizzare scene metaforicamente molto significative, già a partire da quella in cui un lento zoom iniziale su un tunnel (oscuro come una grotta) mostra la malefica epifania della macchina nera, tracciando un percorso lunghissimo con la nostra paura più recondita e i suoi simbolismi.
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Una storia intrigante, attori poco noti ma molto efficaci, scenari mozzafiato, finale tanto semplice quanto geniale. Sebbene fin da subito si noti, purtroppo, un'appena sufficiente investimento da parte della produzione che avrebbe potuto migliorare la sceneggiatura e gli effetti speciali, questo film, inevitabilmente paragonato al precedente "Duel" di Spieberg, possiede però uno strano fascino impossibile da ignorare. Nemmeno Spielberg e Carpenter riuscirono a trasmettere quell'inquietudine sottile che ti tiene incollato fino all'ultimo fotogramma, sensazione invece che qui Silverstein riesce invece a infondere. Sicuramente migliorabile da tanti punti di vista, sorprende pertanto come il regista sia stato capace di realizzare scene metaforicamente molto significative, già a partire da quella in cui un lento zoom iniziale su un tunnel (oscuro come una grotta) mostra la malefica epifania della macchina nera, tracciando un percorso lunghissimo con la nostra paura più recondita e i suoi simbolismi. Come pure il fatto che l'unica persona a rendersi conto per prima dell'auto senza guidatore (e poi del male sopraggiunto), sia una semplice anziana indiana, metafora dell'innocenza e del passato. E anche il tremendo suono del clacson, corrispondente a una cinica esultanza dopo ogni delitto, dimostra quanto di diabolico vi sia in una macchina di morte essenza stessa del male, senza come e senza perché. Difficile dire a che cosa si riferisse nello specifico questa metafora oltre a quella già indicata in precedenza dallo scrittore Richard Matheson, autore dell'idea originale, anche se il finale non fa che confermare tale terribile e malvagia presenza (d'altronde il luogo sacro del cimitero è il solo inaccessibile per la macchina nera). Il messaggio generale appare dunque chiaro: il male esiste e può apparire e agire in qualunque momento e senza alcun motivo. Può essere affrontato e sconfitto?
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taniamarina
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mercoledė 14 aprile 2010
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bisogna rivederlo
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Questa pellicola ha due grandi difetti: da una parte l'emulazione al precedente Duel è fin troppo evidente, dall'altra la traduzione dei dialoghi in italiano è semplicemente pessima, condita da un doppiaggio francamente sbagliato. Di negativo vanno sottolineate alcune scene ingenue; e le immagini veloci della macchina, invece di spaventare, fanno sorridere. Ma rimane nella memoria il modello inquietante dell'auto, il suono fantastico del motore ed alcune intuizioni che non si dimenticano facilmente. L'atmosfera demoniaca c'è, la si avverte, ma la corsa a seguire la scia di Duel ha tradito questo lavoro bistrattato dalla critica. Peccato. Da vedere, comunque, con occhi obiettivi.
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Questa pellicola ha due grandi difetti: da una parte l'emulazione al precedente Duel è fin troppo evidente, dall'altra la traduzione dei dialoghi in italiano è semplicemente pessima, condita da un doppiaggio francamente sbagliato. Di negativo vanno sottolineate alcune scene ingenue; e le immagini veloci della macchina, invece di spaventare, fanno sorridere. Ma rimane nella memoria il modello inquietante dell'auto, il suono fantastico del motore ed alcune intuizioni che non si dimenticano facilmente. L'atmosfera demoniaca c'è, la si avverte, ma la corsa a seguire la scia di Duel ha tradito questo lavoro bistrattato dalla critica. Peccato. Da vedere, comunque, con occhi obiettivi.
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chriss
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venerdė 15 gennaio 2010
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un film da non sottovalutare...
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La macchina nera, uscito col titolo " The Car", è un altro film sui veicoli a motore che terrorizzano e uccidono. Il film, che è molto vecchio, ha sempre suscitato in me un grande fascino. Lo considero, ancora tutt' oggi, un buon horror da collezionare e da far vedere un giorno ai nipoti. In un paesino del nuovo Messico, una macchina nera ( una Lincoln), sbucata dal nulla, uccide uomini e donne senza distinzione e distruggendo tutto quel che gli capita a tiro. Non ha pietà, ne paura o rimorso! Perché uccide? Chi guida quella macchina indemoniata tra il caldo infernale del deserto messicano? Alla fine del film avremo una risposta: infatti, tra le fiamme, si intravede la testa di un demone ( o il Male stesso) con la sua lingua di fuoco.
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La macchina nera, uscito col titolo " The Car", è un altro film sui veicoli a motore che terrorizzano e uccidono. Il film, che è molto vecchio, ha sempre suscitato in me un grande fascino. Lo considero, ancora tutt' oggi, un buon horror da collezionare e da far vedere un giorno ai nipoti. In un paesino del nuovo Messico, una macchina nera ( una Lincoln), sbucata dal nulla, uccide uomini e donne senza distinzione e distruggendo tutto quel che gli capita a tiro. Non ha pietà, ne paura o rimorso! Perché uccide? Chi guida quella macchina indemoniata tra il caldo infernale del deserto messicano? Alla fine del film avremo una risposta: infatti, tra le fiamme, si intravede la testa di un demone ( o il Male stesso) con la sua lingua di fuoco...Forse, con gli effetti speciali di oggi, verrebbe fuori un ottimo horror. Di questi tempi, purtroppo, se ne vedono pochi...Questo film è molto sottovalutato. Io lo trovo ben curato. Ci sono diverse scene interessanti. Anzitutto il principio: la macchina nera sbuca all' alba da un tunnel. La ripresa dall' interno dell' autovettura ci fa subito capire con chi avremo a che fare: l' abitacolo dell' improbabile conducente pare color rosso satanico, color sangue, color morte! Saranno gli occhi del mostro che scruta le sue vittime? E la scena in cui la macchina nera si rovescia per spazzare via le pattuglie della polizia? Non la trovate geniale? E del cimitero, luogo sacro in cui la macchina non può entrare? Tutto riconducibile al demonio. E quando uccide la compagna dello sceriffo? Vi ricordate cosa accadde qualche momento prima? Un gran silenzio, il vento che si alza e due fari che si accendono: memorabile! E del clacson che suona dopo ogni morte, dopo ogni strage? Insomma, la macchina nera è un classico dell' horror americano, un film da non dimenticare di guardare e citare, ma soprattutto, da non sottovalutare...
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(di taniamarina)
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rob
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venerdė 13 febbraio 2009
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pessima recensione
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eclisse
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domenica 4 maggio 2008
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i3oociento
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maxim
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venerdė 18 agosto 2006
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che film!!
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Veramente un gran bel film che mi ha inchiodato allo shermo per tutta la sua durata.Bella la scenografia e gli ambienti:le lunga strade tra i deserti americani!!e naturalmente la macchina č veramente inquietante rappresenta il Demonio!!bellissima anche per l effetto speciale l ultima scena del film!!
Un gran peccato che per quanto č un gran film non viene mai trasmesso in tv ed č impossibile trovarlo neanche in videocassetta bisognerebbe incentivarlo e rimasterizzarlo in dvd.Ne vale la pena e lo merita!!
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(di marina)
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toucho
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domenica 23 luglio 2006
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la macchina nera
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E' forse un film horror rivoluzionario per quei tempi, un anticipo a "Christine la macchina infernale" scritto da Stephen King e diretto dal mitico John Carpenter.
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(di marcocrd77)
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