lucaguar
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martedì 17 dicembre 2013
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fellini dipinge una provincia sognante
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Film come "Amarcord" restano dentro.
Fellini, qui sicuramente all'apice della maturità, riesce a donarci uno splendido affresco della Rimini della sua infanzia, che non può non suscitare in ognuno di noi la voglia di sognare, la voglia di scavare nel passato e di trovare la nostra Rimini, le nostre feste di paese, la nostra severa insegnante di matematica, la nostra "Gradisca", ecc.
"Amarcord" è un'opera in cui lo straordianrio regista italiano ci trascina nella sua "nostalgia sognante", che però non sconfina mai nel rimpianto, e nella quale si fondono splendidamente stereotipi, luoghi comuni ma anche le diverse esperienze che ognuno di noi ha vissuto.
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Film come "Amarcord" restano dentro.
Fellini, qui sicuramente all'apice della maturità, riesce a donarci uno splendido affresco della Rimini della sua infanzia, che non può non suscitare in ognuno di noi la voglia di sognare, la voglia di scavare nel passato e di trovare la nostra Rimini, le nostre feste di paese, la nostra severa insegnante di matematica, la nostra "Gradisca", ecc.
"Amarcord" è un'opera in cui lo straordianrio regista italiano ci trascina nella sua "nostalgia sognante", che però non sconfina mai nel rimpianto, e nella quale si fondono splendidamente stereotipi, luoghi comuni ma anche le diverse esperienze che ognuno di noi ha vissuto.
L'intento del grande regista non è quello di mettere in luce "la" realtà, ma una realtà filtrata dalle impressioni che ogni stagione della vita offre (soprattutto la giovinezza), e tramite questo meccanismo sembra voler dire che il sogno è parte integrante della vita e che ciò che noi viviamo sognando non è poi così illusorio.
Tutte le esperienze sono viste dagli occhi del giovane ed esuberante Titta (alter-ego di Fellini), che vive la vita della Rimini fascista attraverso la spensieratezza della gioventù, le bravate con gli amci, un incontro molto "caldo" con la tabaccaia del paese e una vita familiare semplice, provincale e quasi "teneramente rozza" nella quale però traspare il bene che il giovane prova per il nonno che si perde nella nebbia davati a casa, per lo zio nullafacente e per l'altro zio matto rinchiuso in manicomio (un grande Ciccio Ingrassia) e per i genitori.
In questo film Fellini fonde magistralmente il suo stile onirico e surreale (espresso molto chiaramente tramite la danza orientale al Grand Hotel e il passaggio del transatlantico Rex), con una connotazione marcatamente autobiografica (con scene quotidiane di scuola e di lavoro quando, ad esempio, Titta è costretto dal padre a lavorare con lui per punizione). Il risultato dell'unione armoniosa di questi due aspetti è entusiasmante: sogno e quotidianità si affiancano fino a convergere in un unico punto nel quale si palesano le doti artistiche e tecniche di un regista di spessore assoluto ma anche un tono quasi infantile e tenero nel voler ripercorrere il ricordo delle origini.
Fellini sembra voler coinvolgere molto umilmente ognuno di noi e ci permette di entrare, almeno un po', nella storia nella sua vita: costantemente altalenati tra l'ordinario della vita quotidiana (con tutta la sua durezza) e lo straordinario del suo lavoro che è il cinema (con tutta la voglia di evadere in parte dalla realtà).
A mio parere "Amarcord" è una pellicola diretta e concepita per entrare nel cuore dello spettatore.
Dopo aver visto film di questo livello espressivo ci si sente veramente orgogliosi di essere connazionali di uno dei monumenti della storia della settima arte.
Insomma, il cinema di Fellini è qualcosa che aiuta a vivere.
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fabio1957
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lunedì 27 aprile 2015
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indimenticabile
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Difficile esprimere compiutamente un giudizio su un film che ha fatto la storia del cinema italiano.Credo che il suo autore abbia ispirato i registi di tutto il mondo e i nostri migliori autori contemporanei gli sono certamente debitori,vedi Sorrentino nella Grande bellezza.Il racconto sostanzialmente autobiografico di Fellini ha uno spessore poetico elevatissimo,sommando la lirica del ricordo, alle considerazioni esistenzialiste,alle immagini struggenti di un periodo e un'epoca che non c'è più, ma forse non c'è mai stata,infatti la memoria si fonde con la fantasia onirica del nostro, che in questo lavoro raggiunge la vetta della sua capacità artistica.Le musiche struggenti accompagnano il racconto sottolineandone l'espressione nostalgica,che dà la cifra della storia.
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Difficile esprimere compiutamente un giudizio su un film che ha fatto la storia del cinema italiano.Credo che il suo autore abbia ispirato i registi di tutto il mondo e i nostri migliori autori contemporanei gli sono certamente debitori,vedi Sorrentino nella Grande bellezza.Il racconto sostanzialmente autobiografico di Fellini ha uno spessore poetico elevatissimo,sommando la lirica del ricordo, alle considerazioni esistenzialiste,alle immagini struggenti di un periodo e un'epoca che non c'è più, ma forse non c'è mai stata,infatti la memoria si fonde con la fantasia onirica del nostro, che in questo lavoro raggiunge la vetta della sua capacità artistica.Le musiche struggenti accompagnano il racconto sottolineandone l'espressione nostalgica,che dà la cifra della storia.
Indimenticabile
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rampante
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sabato 19 settembre 2015
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i remember - mi ricordo
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Anni 30, un piccolo borgo sulle rive dell'Adriatico, sul corso ogni sera si trovano gli studenti, le ragazze, i ricchi notabili.
Titta, il giovane protagonista, non appena riesce a sfuggire ai genitori si aggira nelle strade del paese
Un film ingrado di incantare con niente, confezionando il "niente" con colori, fantasie, sensazioni
E' un mondo di poesia, di frammenti di reale, di viaggi e conquiste, di schiette furbizie, di fantasie, di ricordi
Il passaggio al largo del Transatlantico Rex è atteso dall 'intero paese in mare, sotto la luna, nel sogno di quella nave, scura e maestosa c'è il sogno di tutti, viaggi lontani, conquiste, riscatto.
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Anni 30, un piccolo borgo sulle rive dell'Adriatico, sul corso ogni sera si trovano gli studenti, le ragazze, i ricchi notabili.
Titta, il giovane protagonista, non appena riesce a sfuggire ai genitori si aggira nelle strade del paese
Un film ingrado di incantare con niente, confezionando il "niente" con colori, fantasie, sensazioni
E' un mondo di poesia, di frammenti di reale, di viaggi e conquiste, di schiette furbizie, di fantasie, di ricordi
Il passaggio al largo del Transatlantico Rex è atteso dall 'intero paese in mare, sotto la luna, nel sogno di quella nave, scura e maestosa c'è il sogno di tutti, viaggi lontani, conquiste, riscatto.
Amacord, ricordi degli anni dell'infanzia, della scuola, degli Anni Trenta, dei fascisti, della Mille Miglia, ricordi di un tempo passato che non torna più.
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carlo02
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venerdì 2 ottobre 2015
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non ci sono aggettivi
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Le bella copia restaurata che in questi giorni ( settembre 2015) è sugli schermi mi ha permesso di rivedere sul grande schermo dopo molti anni questo film che vidi al cinema ( allora ero quindicenne) quando uscì al cinema ( Natale del 73)
Gli anni passano , il film resta e sarà sempre un capolavoro ma la sensibilità e la percezione del film cambia in funzione dell'età dello spettatore .
Della prima visione ricordo il divertimento provato per le scene della scuola , da adulto ho percepito di più la nostalgia di cui il film è colmo.
... e alla scena del Rex mi è scesa una lacrimuccia.
Concludo citando Paolo Villaggio che alcuni anni fa disse che c'è più posia nella scena del Rex di Fellini che in tutto la filmografia di Spileberg.
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Le bella copia restaurata che in questi giorni ( settembre 2015) è sugli schermi mi ha permesso di rivedere sul grande schermo dopo molti anni questo film che vidi al cinema ( allora ero quindicenne) quando uscì al cinema ( Natale del 73)
Gli anni passano , il film resta e sarà sempre un capolavoro ma la sensibilità e la percezione del film cambia in funzione dell'età dello spettatore .
Della prima visione ricordo il divertimento provato per le scene della scuola , da adulto ho percepito di più la nostalgia di cui il film è colmo.
... e alla scena del Rex mi è scesa una lacrimuccia.
Concludo citando Paolo Villaggio che alcuni anni fa disse che c'è più posia nella scena del Rex di Fellini che in tutto la filmografia di Spileberg.
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jekyll
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martedì 15 dicembre 2015
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un piccolo mondo antico
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"Amarcord" è uno dei massimi capolavori felliniani e della storia del cinema. Esso contiene un forte moto di viscerale nostalgia, ma Fellini non ne rimane intrappolato. Si avverte un che di ridicolo, spira un'arietta di follia e di morte - come in tutti i film del Fellini maturo - per cui esso più che ricordare smemora, supera, smette i calzoncini corti che il protagonista porta per tutto il film. Per Fellini la spiegazione del presente viene dal passato, e viceversa. Dopo decenni, per lui l'Italia non era ancora uscita dal cono d'ombra, prodotto dalle illusioni ottocentesche, da una certa educazione, che aveva mantenuto gli italiani in una specie di adolescenza cronica. La Gradisca è la classica Signorina Grandi Firme, che faceva impazzire la gioventù del Littorio.
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"Amarcord" è uno dei massimi capolavori felliniani e della storia del cinema. Esso contiene un forte moto di viscerale nostalgia, ma Fellini non ne rimane intrappolato. Si avverte un che di ridicolo, spira un'arietta di follia e di morte - come in tutti i film del Fellini maturo - per cui esso più che ricordare smemora, supera, smette i calzoncini corti che il protagonista porta per tutto il film. Per Fellini la spiegazione del presente viene dal passato, e viceversa. Dopo decenni, per lui l'Italia non era ancora uscita dal cono d'ombra, prodotto dalle illusioni ottocentesche, da una certa educazione, che aveva mantenuto gli italiani in una specie di adolescenza cronica. La Gradisca è la classica Signorina Grandi Firme, che faceva impazzire la gioventù del Littorio. Fellini non è un intellettuale. Il suo è un lavoro di alto artigianato illuminato dal genio. Ciccio Ingrassia, sublime nella sequenza dello zio matto, un momento tra i più alti del cinema felliniano, ha affermato in una intervista che Fellini faceva recitare anche le pietre. Forse l'ultimo film dell'autore completamente pacificato con il mondo, senza giudizi e senza avversioni, ma anche con un'acutezza sociologica che solo chi racconta dall'interno (che vuol dire anche discesa agli inferi) può avere. Un film nel quale ognuno può inzuppare il biscotto. La scelta del tono è tra i più riusciti e centrati dell'intera filmografia del suo autore, culmine del superamento di una crisi espressiva, che ha riportato Fellini al centro della ribalta cinematografica mondiale. La coerenza formale è impressionante: il film arriva in certi momenti a esibire la sua costruzione trovando una genialissima sintesi dell'estetico con il politico; la piatta imitazione del reale è perfetta nel suo significato metaforico di un'epoca, ma Fellini va oltre mostrando l'atemporalità di una condizione umana a prescindere da critica o nostalgia, da dittatura o democrazia.
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gordo95
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giovedì 3 novembre 2016
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"io mi ricordo"
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Amarcord si presenta come il film "più autobiografico" del maestro Fellini seppur non sia certo una novità il portare sè stesso sullo schermo. Il titolo difatti ci aiuta a comprendere quanto Fellini ci sia in questa pellicola (Amarcord è la univerbazione di "Io mi ricordo"). Fellini ci presenta la sua Rimini adolescenziale tramite le avventure degli abitanti del capoluogo: una formosa tabbaccaia, una ninfomane, "Gradisca" (una donna in cerca di un marito), un cantante cieco, i fascisti che presiedevano la zona e soprattutto la famiglia di Titta (alter-ego onirico di un adolescente Fellini). Il regista emiliano riesce a tenerci incollati allo schermo per due ore dipingendoci un passato ormai perduto dove anche le cose più semplici riuscivano a stupire (memorabile in questo senso la scena in cui tutti escono dal cinema per giocare con la neve e rimangono esterrefatti alla vista di un pavone).
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Amarcord si presenta come il film "più autobiografico" del maestro Fellini seppur non sia certo una novità il portare sè stesso sullo schermo. Il titolo difatti ci aiuta a comprendere quanto Fellini ci sia in questa pellicola (Amarcord è la univerbazione di "Io mi ricordo"). Fellini ci presenta la sua Rimini adolescenziale tramite le avventure degli abitanti del capoluogo: una formosa tabbaccaia, una ninfomane, "Gradisca" (una donna in cerca di un marito), un cantante cieco, i fascisti che presiedevano la zona e soprattutto la famiglia di Titta (alter-ego onirico di un adolescente Fellini). Il regista emiliano riesce a tenerci incollati allo schermo per due ore dipingendoci un passato ormai perduto dove anche le cose più semplici riuscivano a stupire (memorabile in questo senso la scena in cui tutti escono dal cinema per giocare con la neve e rimangono esterrefatti alla vista di un pavone). Il film è raccontato con leggerezza e ironia ma non manca di spunti riflessivi, come ad esempio quando tutto il paese è avvolto nella nebbia e, offuscata la realtà di quel piccolo borgo, ognuno si lascia andare ai propri sogni, cancellando per qualche istante il presente e il passato. Nel finale "Gradisca" trova marito e abbandona il paese lasciando alle sue spalle tutta una vita fatta di esperienze, delusioni ed emozioni come in fondo ognuno di noi è costretto a fare quando abbandona l'adolescenza e ricomincia una nuova vita.
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critichetti
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mercoledì 16 dicembre 2015
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sicuramente un classico,ma ormai putroppo passato
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So bene che il mio titolo può sembrare provocatorio,ma vi prego di leggere bene cosa intendo dire.Ora:il film è indubbiamente una pietra miliare nella storia del nostro cinema e forse anche in quella del cinema mondialeQuesto lo si può notare in più di un'occasione dove si vede molto bene l'abilità registica del maestro Fellini,ad esempio nella ricostruzione dell'arrivo della nave "Rex",dove sono rappresentati molto bene lo stupore e l'eccitazione della gente di fronte alla nave che fu sicuramente fra le più maestrose della storia d'Italia.Molto belle e ben azzeccate le ricostruzioni storiche importanti in cui vengono incastrate molto bene le storie dei protagonisti.
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So bene che il mio titolo può sembrare provocatorio,ma vi prego di leggere bene cosa intendo dire.Ora:il film è indubbiamente una pietra miliare nella storia del nostro cinema e forse anche in quella del cinema mondialeQuesto lo si può notare in più di un'occasione dove si vede molto bene l'abilità registica del maestro Fellini,ad esempio nella ricostruzione dell'arrivo della nave "Rex",dove sono rappresentati molto bene lo stupore e l'eccitazione della gente di fronte alla nave che fu sicuramente fra le più maestrose della storia d'Italia.Molto belle e ben azzeccate le ricostruzioni storiche importanti in cui vengono incastrate molto bene le storie dei protagonisti.Però oggigiorno il film rischia molto di non essere apprezzato:innanzitutto la trama non è molto lineare:sono avvenimenti (o meglio,come in realtà suggerisce il titolo,"ricordi") di una famiglia in periodo fascista dove è soprattutto messo in risalto il cammino verso la maturità del giovane Titta.vero protagonista delle vicende.Il problema però di una cosa come questa è che oggi non è molto apprezzata:se una persona si avvicina al cinema di Fellini senza conoscerne veramente la storia,la genialità e ciò che ha saputo dare al cinema,il film rischia di essere brutto e ben poco apprezzato.Poi io sono dell'idea che il film migliore di Fellini sia "La strada"e non questo,ma è un altro discorso.Quindi,un consiglio per chi dovesse deciderlo di vedere per la prima volta senza aver visto altri film del maestro riminese:non pensate di trovare una sceneggiatura "alla Tarantino" o una trama "alla Fincher" (mi siano perdonati i paragoni assolutamente fuori tempo,ma mi sono congeniali per dare un'idea ben precisa) e lasciatevi trasportare in quello che è sicuramente una massima rappresentazione del "cinema dei ricordi"
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jos_d
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mercoledì 9 settembre 2009
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un' apprezzabile prova di creatività
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A circa vent' anni da "I vitelloni", suo primo grande successo, Federico Fellini dedica un' altra pellicola alla Romagna, sua terra natale. Più ancora che di una terra però, questo film rievoca le atmosfere di un' epoca, quella in cui il regista ha vissuto la propria adolescenza, ovvero gli anni trenta, gli anni in cui l' Italia sognava di poter tornare agli antichi splendori sotto la guida del duce. In particolare la vicenda è ambientata in un paesino di cui non viene mai fatto il nome -ma che va indubbiamente identificato con Rimini, città natale del regista-, uno di quei paesini dove la vita scorre ripetitiva ed animato soltanto dalle marachelle di un' irrequieta gioventù, dai pettegolezzi sulle signorine più focose e da qualche parata fascista.
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A circa vent' anni da "I vitelloni", suo primo grande successo, Federico Fellini dedica un' altra pellicola alla Romagna, sua terra natale. Più ancora che di una terra però, questo film rievoca le atmosfere di un' epoca, quella in cui il regista ha vissuto la propria adolescenza, ovvero gli anni trenta, gli anni in cui l' Italia sognava di poter tornare agli antichi splendori sotto la guida del duce. In particolare la vicenda è ambientata in un paesino di cui non viene mai fatto il nome -ma che va indubbiamente identificato con Rimini, città natale del regista-, uno di quei paesini dove la vita scorre ripetitiva ed animato soltanto dalle marachelle di un' irrequieta gioventù, dai pettegolezzi sulle signorine più focose e da qualche parata fascista. A tratti profondo, a tratti visionario, ma anche a tratti gratuitamente volgare, questo film ha ottenuto probabilmente maggior blasone di quanto effettivamente non meritasse (conquistando l' Oscar per il miglior film straniero -il terzo nella carriera di Fellini-, due David di Donatello e tre Nastri d' Argento), ma può essere comunque apprezzato come prova di creatività da parte di un regista che ha evidentemente voluto evitare il rischio della ripetitività. Lascia perplessi il fatto che fra tutti i premi vinti non figuri alcun riconoscimento di rilievo per la straordinaria colonna sonora del solito Nino Rota.
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