Solaris |
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Un film di Andrei Tarkovsky.
Con Natalya Bondarchuk, Donatas Banionis, Yuri Charvet, Jüri Järvet, Vladislav Dvorzhetskiy.
continua»
Titolo originale Soljaris.
Fantascienza,
durata 165 min.
- URSS 1971.
MYMONETRO
Solaris
valutazione media:
4,04
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La risposta del Tarkovskij al Kubrikdi Cress95Feedback: 6405 | altri commenti e recensioni di Cress95 |
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sabato 12 settembre 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Cinema e storia si amalgamarono indissolubilmente quando, durante gli anni della corsa allo spazio, il maestro Kubrik, e dunque l'America, mostrarono al mondo intero il vero significato di fantascienza, mediante quel capolavoro assoluto che fu, e che è tutt'ora, "2001: Odissea nello spazio". Esattamente come sul fronte aerospaziale, la risposta sovietica non si fece attendere, e fu così che nel 1972, decorsi ormai ben tre anni dalla sconfitta circa la conquista della Luna, i "rossi" si posero un obiettivo egualmente ambizioso: strappare agli americani il monopolio della fantascienza con un loro unico grande capolavoro, che potesse non solo competere con l'opera del Kubrik, ma addirittura far sparire il suo ricordo tra le inesorabili pieghe del tempo.
Fu così che nacque "Solaris", sicuro e indiscusso capolavoro del regista sovietico Andrei Tarkovskij. I russi furono capaci di raggiungere il loro agognato obiettivo? Ai posteri l'ardua sentenza. In questa sede, infatti, mi limiterò alla stesura di una recensione del film in sé, senza soffermarmi sull'impatto socio-politico che esso ebbe sullo scenario mondiale. Argomento, questo, che meriterebbe infatti trattazione più profonda e accurata della seguente.
Innanzitutto è d'uopo specificare che quella che mi accingo a recensire è l'edizione sovietica del capolavoro del Tarkovskij, dunque esente dai pesanti e catastrofici tagli subiti dalla insensata edizione italiana (insensata alla pari dell'imbarazzante remake statunitense del 2002, con un infelice George Clooney sotto la regia del Soderbergh).
Tratto dall'omonimo romanzo del 1961 dell'autore polacco Stanislaw Lem, "Solaris" coniuga fantascienza e filosofia, attribuendo al genere trattato un nuovo significato, carico di dramma e introspezione. L'immensità dello spazio riflette la profondità dell'anima e l'enormità dei desideri umani. Il pianeta Solaris altro non è che "l'isola che non c'è" tanto agognata nei secoli dagli uomini, un posto nel quale meraviglia e finzione si uniscono, dando voce e corpo ai sogni più intimi dell'uomo. Cullandosi nell'illusione il protagonista, lo psicologo Kris Kelvin (interpretato con indiscusso pathos da un grande Donatas Banionis), altro non è che la parabola dell'uomo disposto a qualsiasi cosa pur di vedere i suoi sogni divenir realtà, pronto anche all'accettazione del non reale, all'abbraccio dell'illusione.
Pellicola dal significato indiscutibilmente criptico e complesso, "Solaris" si presenta più come un'opera squisitamente filosofica, piuttosto che come un canonico esponente dell'intrattenimento fantascientifico, ed è proprio per questo motivo che ritengo fosse obiettivo del regista russo fare in modo che chiunque potesse coltivare la propria personale interpretazione circa il messaggio del quale la sua opera si fa portavoce, realizzando in questo modo una delle opere più affascinanti e al contempo misteriose del cinema mondiale.
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