miosotis
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venerdì 11 febbraio 2011
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una bella sorpresa
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Ma che bella sorpresa questo film di Luciano Salce!
Sarà che nel 2011 siamo molto più scafati che negli anni '60,e l'ironia corrosiva del regista ormai ci procura solo un piacevole solletico,come quello del wasabi per chi si è abituato a mangiare sushi;sarà che Donatella Turri ,con quegli occhi neri grandi e quella bocca carnosa alla Penelope Cruiz fa sembrare bambolette burrose le "Povere ma belle"dell'epoca;sarà che anche a me,quando di anni ne avevo 25, studentessa in cerca di lavoro,è capitato di incontrare mandrilli e fanfaroni che annichilivano ogni mio progetto di indipendenza.Questo film è amaro,certo,e provocatorio nel titolo,questa"cuccagna"che vale solo per i ricchi.
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Ma che bella sorpresa questo film di Luciano Salce!
Sarà che nel 2011 siamo molto più scafati che negli anni '60,e l'ironia corrosiva del regista ormai ci procura solo un piacevole solletico,come quello del wasabi per chi si è abituato a mangiare sushi;sarà che Donatella Turri ,con quegli occhi neri grandi e quella bocca carnosa alla Penelope Cruiz fa sembrare bambolette burrose le "Povere ma belle"dell'epoca;sarà che anche a me,quando di anni ne avevo 25, studentessa in cerca di lavoro,è capitato di incontrare mandrilli e fanfaroni che annichilivano ogni mio progetto di indipendenza.Questo film è amaro,certo,e provocatorio nel titolo,questa"cuccagna"che vale solo per i ricchi.Ma c'è anche una certa tenerezza nei due innamorati che decidono di vivere nonostante il progetto di suicidio.Il momento più triste è sentire Luigi Tenco dire la battuta:"Altrimenti mi ammazzo!!",in un contesto che tutto faceva pensare tranne che ad una tragica profezia.
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[+] una bella testimonianza
(di gianleo67)
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gianleo67
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domenica 23 febbraio 2014
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l'emancipazione femminile ai tempi del boom
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Rossella, nubile e bella diciottenne, vive ancora nella famiglia allargata tra le ossessive attenzioni dei genitori, gli sproloqui di un cognato filomarxista e le svagatezze di un giovane fratello effeminato. I suoi tentativi di emanciparsi si scontrano con la difficile ricerca di un lavoro tra impieghi improbabili e datori di lavoro inaffidabili. L'incontro con Giuliano, giovane anarchico sfaccendato e renitente, mitigheranno le sue disillusioni facendole incontrare l'amore.
Da un'idea originale di Bevilacqua e Vincenzoni e scritto da quest'ultimo insieme all'autore, il film di Salce prosegue (insieme alla 'Voglia Matta' dello stesso anno) il discorso tra il serio e il faceto sul disincanto giovanile ai tempi di un incipiente boom economico (correva l'anno 1962) quando già i modelli sociali propinati da una tentacolare tivù di stato alimentavano le aspettative di una società che usciva a fativa dalla miseria e dallo squallore della ricostruzione post bellica, tra l'irrinunciabbile appuntamento con 'Carosello' e le sterminate file di baracche lungo le vie consolari svettanti di antenne ma prive di servizi igienici.
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Rossella, nubile e bella diciottenne, vive ancora nella famiglia allargata tra le ossessive attenzioni dei genitori, gli sproloqui di un cognato filomarxista e le svagatezze di un giovane fratello effeminato. I suoi tentativi di emanciparsi si scontrano con la difficile ricerca di un lavoro tra impieghi improbabili e datori di lavoro inaffidabili. L'incontro con Giuliano, giovane anarchico sfaccendato e renitente, mitigheranno le sue disillusioni facendole incontrare l'amore.
Da un'idea originale di Bevilacqua e Vincenzoni e scritto da quest'ultimo insieme all'autore, il film di Salce prosegue (insieme alla 'Voglia Matta' dello stesso anno) il discorso tra il serio e il faceto sul disincanto giovanile ai tempi di un incipiente boom economico (correva l'anno 1962) quando già i modelli sociali propinati da una tentacolare tivù di stato alimentavano le aspettative di una società che usciva a fativa dalla miseria e dallo squallore della ricostruzione post bellica, tra l'irrinunciabbile appuntamento con 'Carosello' e le sterminate file di baracche lungo le vie consolari svettanti di antenne ma prive di servizi igienici.
Eludendo le pruriginose seriosità del dramma neorealista (che pure con Zurlini e Pietrangeli ha dato prove di alto mestiere), Salce predilige i toni grotteschi ed a tratti surreali di una pungente e ironica messa alla berlina di uno schematismo ideologico e di una pedanteria culturale (dal cognato bacchettone e ipocrita al padre ottuso e conservatore, dall'impresario farfallone e inconcludente allo squattrinato e solitario idealista) che già rappresentavano i tratti salienti di un irrimediabile provincialismo italico, non rinunciando tuttavia ad una accurata ed attendibile ricostruzione d'ambiente tra la miseria dei quartieri popolari e l'illusione di benessere (la cuccagna del titolo) di una Roma di finte occasioni e squallidi trabocchetti (il camerino col flash per le proditorie pose di nudo). Narrativamente episodico ed a tratti penalizzato da un certo bozzettismo dei caratteri, è tuttavia un film gradevole nella sua fresca originalità anche e soprattutto grazie al felice esordio della splendida Donatella Turri, sfortunata e paziente eroina di una incipiente emancipazione femminile ed al grugno malinconico di un imbronciato e ribelle Gigi Tenco (anche lui all'esordio cinematografico) che si cimenta, come di direbbe oggi 'unplugged', nella struggente e memorabile 'Ballata dell'eroe' dell'amico De Andrè. Malinconico e romantico ritorno in tram di due giovani innamorati reduci da un fallimentare (anche questo) 'suicidio atomico'.
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stefanocapasso
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martedì 24 luglio 2018
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il successo sta nell'accettare se stessi
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Stanca della opprimente vita famigliare, dominata dal padre e dal marito della sorella, la giovane Rossella si mete alla ricerca di un lavoro. Il momento propizio del boom economico sembra sempre sul punto di offrirle una grande opportunità che puntualmente svanisce. L’incontro con Giuliano, ragazzo anch’egli ai margini della società dei consumi finirà per essere l’unica speranza di salvezza per entrambi.
Una visione insolita del boom economico quella di Luciano Salce che seguendo le tracce della protagonista mostra come il boom sia in realtà affare per pochi. E chi riesce a inserirsi lo fa sempre rinunciando a qualcosa di sé: è ovviamente il caso delle donne ma sono altrettanto coinvolti gli uomini.
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Stanca della opprimente vita famigliare, dominata dal padre e dal marito della sorella, la giovane Rossella si mete alla ricerca di un lavoro. Il momento propizio del boom economico sembra sempre sul punto di offrirle una grande opportunità che puntualmente svanisce. L’incontro con Giuliano, ragazzo anch’egli ai margini della società dei consumi finirà per essere l’unica speranza di salvezza per entrambi.
Una visione insolita del boom economico quella di Luciano Salce che seguendo le tracce della protagonista mostra come il boom sia in realtà affare per pochi. E chi riesce a inserirsi lo fa sempre rinunciando a qualcosa di sé: è ovviamente il caso delle donne ma sono altrettanto coinvolti gli uomini. Il grillo parlante interpretato da Luigi Tenco sottolinea con amarezza la difficoltà di inserirsi in una società distratta da valori non più comprensibili. La possibilità per i due giovani è quella di accettare la loro condizione e insieme costruire una vita basandosi su di essa.
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elgatoloco
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venerdì 8 maggio 2020
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film da recuperare come piccolo capolavoro
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Incredibile che questo film, "La Cuccagna"(Luciano Salce, 1962, scritto con due scrittori di grande rilievo dell'epoca, Alberto Bevilacqua e Goffredo Parise, nonché con Luciano Vincenzoni e Carlo Romano)sia stato quasi dimenticato: si tratta, in realtà, di un'opera che mostra in modo straordinariamente chiaro(in un lucido bianco e nero)the dark side of the boom, ossia la faccia nascosta(da eeconomisti e politici di regime, ovviamente, come anche da giornalisti e storici"conniventi")come per es.una povera ragazza di campagna, in possesso di diploma di scuola superiore, venuta a Roma a cercare lavoro, dovesse muoversi tra avances sessuali(che rifiuta, ovviamente)e ambiguità di ogni genere, per cui dominano corruzione e inganni, dove un'agenzia fotografica in realtà propone foto porno, dove dominano corruzione economica e dove la"bustarella"(qui esibita fiscamente, ossia materialmente, non solo evocata)è il passe-partout inevitabile.
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Incredibile che questo film, "La Cuccagna"(Luciano Salce, 1962, scritto con due scrittori di grande rilievo dell'epoca, Alberto Bevilacqua e Goffredo Parise, nonché con Luciano Vincenzoni e Carlo Romano)sia stato quasi dimenticato: si tratta, in realtà, di un'opera che mostra in modo straordinariamente chiaro(in un lucido bianco e nero)the dark side of the boom, ossia la faccia nascosta(da eeconomisti e politici di regime, ovviamente, come anche da giornalisti e storici"conniventi")come per es.una povera ragazza di campagna, in possesso di diploma di scuola superiore, venuta a Roma a cercare lavoro, dovesse muoversi tra avances sessuali(che rifiuta, ovviamente)e ambiguità di ogni genere, per cui dominano corruzione e inganni, dove un'agenzia fotografica in realtà propone foto porno, dove dominano corruzione economica e dove la"bustarella"(qui esibita fiscamente, ossia materialmente, non solo evocata)è il passe-partout inevitabile. Si mostra anche la lotta tra Italiani del Nord(oggi diremmo, dopo Bossi, "Padani")e Romani, dove però anche controversie interne(tra Lombardi e Veneti, soprattutto, ossia gli immigrati a Roma più tenaci e numerosi, in quegli anni)e Romani , dove non si sa chi sia migliore, ovviamente e la scelta rimane da fare allo spettatore, sempre che voglia esprimersi. Potremmo dire che"La Cuccagna"(Salvini recupererà il lemma"la pacchia", che è quasi un sinonimo della"Cuccagna", ma è comunque altra cosa; qui, però, prevale, diremmo l'influenza collodiano-pinocchiesca relativa all'"alberto della cuccagna")è il pendant in chiave sociale-sociologica di quano era"La dolce vita"in chiave di costumi individuali, prevalentemente. Solo che i riconocimenti tribuati al film felliniano sono giustamente enormi, quelli andati a"La cuccagna"sembrano essere, in confronto, deicsamente limitati e modesti, troppo modesti viene da dire, tranquilllamente, trattandosi di un'opera implacabile nella denuncia di come le opportunità economiche ma anche complessive di "vita reale"siano state appannaggio solo dlel'altra borghesia e dunque del capitalismo, mentre poroletariato e piccola borghesia ne erano totalmente esclusi. Come interpreti, a parte due gustosissimi"cmaeo"da parte dello stesso Salce e di Ugo Tognazzi, come anche di Liù Bosisio, notevolssima la prova di Umberto d'Orsi, come"cumenda", veneto, però, non milanese e anche dlla stessa Rossella, la protagonista, Donatella Turri, attrice di cui non risultano poi prove successive di grande successo. Ma c'è un altro inteprete straordinari, in un ruolo(non poteva essere diversamente), quello din un giovane atipico, spaventato dalla prospettiva della"leva"(anche in anni decisamente più recenti chi nn lo era, se non"Machos"muscolosi e spavaldii), il carissimo quanto sfortunato(non entro qui nelle ipotesi recenti sul suo suicidio, vero o fatto passare per tale, essendo chiusa l'inciesta relativa), Luigi Tenco, anche se la canzone che qui fa parte della colonna sonora è"La ballata dell'eroe"di Fabrizio De André, suo collega e amico, peraltro. UN film che da risentire la capacità del cinema italiano, anche dopo la stagione del"neorealismo", di produrre opere di grande rilievo, capacità persa da qualche decennio. El Gato
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