Tratto da un romanzo di Lady Browning, adattato per il cinema dallo scrittore Gore Vidal, Capro espiatorio è una commedia nera del '59 diretta da Robert Hamer, già noto per la regia nel 1949 del più celebre e più riuscito Sangue Blu. La classe di Alec Guinnes e l’istrionica partecipazione di Bette Davis, sebbene in un ruolo minore, tengono in piedi un film, rendendolo fruibile a distanza di più di sessant’anni, che altrimenti franerebbe nella banalità della trovata dei sosia e nell’illogicità del comportamento dei personaggi, fondato com’è su di una trama fragile, incongruente il cui tono è indeciso sin dall’inizio se volgere al drammatico oppure rimanere nel solco del classico giallo in cui il protagonista cerca di realizzare il delitto perfetto.
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Tratto da un romanzo di Lady Browning, adattato per il cinema dallo scrittore Gore Vidal, Capro espiatorio è una commedia nera del '59 diretta da Robert Hamer, già noto per la regia nel 1949 del più celebre e più riuscito Sangue Blu. La classe di Alec Guinnes e l’istrionica partecipazione di Bette Davis, sebbene in un ruolo minore, tengono in piedi un film, rendendolo fruibile a distanza di più di sessant’anni, che altrimenti franerebbe nella banalità della trovata dei sosia e nell’illogicità del comportamento dei personaggi, fondato com’è su di una trama fragile, incongruente il cui tono è indeciso sin dall’inizio se volgere al drammatico oppure rimanere nel solco del classico giallo in cui il protagonista cerca di realizzare il delitto perfetto.
Il personaggio del professore inglese, triste e solitario scapolo in viaggio di piacere in Francia, ed il suo doppio, il sosia, il ricco conte proprietario di una vetreria, che si divide tra una famiglia che non sopporta ed un’amante interessata, si presume, soltanto ai suoi soldi, sono entrambi personaggi appena abbozzati, non è dato sapere se per colpa della Browning, di Vidal o di Hamer, e se non fosse per la grandezza di Guinnes risulterebbero delle insopportabili macchiette senza spessore umano. Anche il finale è sottotono, nonostante vi fossero i presupposti per creare una situazione di incertezza sull’identità del superstite, un'ambiguità che avrebbe potuto in parte riscattare il film, lasciando allo spettatore la scelta di decidere quale delle due personalità avrebbe meritato vivere e quale soccombere.
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