Franco Montini
La Repubblica
Più che al mitico marinaio de Le mille e una notte, questo Sinbad animato ricorda Indiana Jones: spiritoso, guascone, simpatico, un lestofante che scorrazza per i mari passando da un’avventura all’altra e che ama tutti i piaceri della vita e soprattutto le donne. Accusato ingiustamente di aver rubato il Libro della Pace, uno dei più grandi tesori dell’umanità, a Sinbad viene offerta l’opportunità di recuperare il prezioso oggetto, impedendo così la morte del suo miglior amico: Proteus. Sinbad finge di accettare la proposta e, al comando della sua nave, prende il largo, deciso in realtà raggiungere le isole Fiji per godersi la vita... Ma non ha fatto i conti con Marina, la bella fidanzata di Proteus, la quale, preoccupata del buon esito della missione, si è imbarcata anche lei sulla nave come clandestina. Realizzato in «tradigital», ovvero disegni artigianali lavorati al computer, Sinbad mescola epica ed awentura, ironia e coraggio, risate e mostri, umani, animali e divinità, in un trionfo di fantasia, di ambienti inimmaginabili e di presenze fantastiche e mitologiche. La produzione è della DreamWorks, decisa a bissare con questo film orientaleggiante il successo ottenuto qualche anno fa con Il principe d’Egitto.A dirigere, accanto all’esordiente Patrick Gilmore, c’è Tim Johnson, il regista di Z la formica. E a dar voce ai protagonisti nell’edizione italiana sono Pino lnsegno e Claudia Germi.
Da Il Venerdì di Repubblica, 5 dicembre 2003
di Franco Montini, 5 dicembre 2003
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