il caimano
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mercoledì 6 agosto 2008
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ritmo incalzante, interpreti adeguati
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La storia è quella di Marcella (Elisa Cegani), un'ingenua ragazza dipendente di una "casa di mode", che incontra alle corse dei cavalli un aitante giovanotto (Antonio Centa) di professione calciatore, e tra i due scocca la scintilla. Peccato però che, all'insperata vincita di Marcella, seguono equivoci a catena, basati principalmente sullo scambio di identità: Marcella si finge un'altolocata contessa (la contessa del titolo), mentre l'altro si finge ricco. A sparigliare le carte, già ingarbugliate, ci penseranno il direttore della casa di mode per cui Marcella lavora (Umbero Melnati, in vena di francesismi), l'arcigna ma in fondo buona zia di lui (Pina Gallini), l'amica di Marcella (Maria Denis) e l'amico-complice (Ugo Ceseri).
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La storia è quella di Marcella (Elisa Cegani), un'ingenua ragazza dipendente di una "casa di mode", che incontra alle corse dei cavalli un aitante giovanotto (Antonio Centa) di professione calciatore, e tra i due scocca la scintilla. Peccato però che, all'insperata vincita di Marcella, seguono equivoci a catena, basati principalmente sullo scambio di identità: Marcella si finge un'altolocata contessa (la contessa del titolo), mentre l'altro si finge ricco. A sparigliare le carte, già ingarbugliate, ci penseranno il direttore della casa di mode per cui Marcella lavora (Umbero Melnati, in vena di francesismi), l'arcigna ma in fondo buona zia di lui (Pina Gallini), l'amica di Marcella (Maria Denis) e l'amico-complice (Ugo Ceseri).
Pare che Blasetti lo abbia quasi rinnegato, ma in realtà "La Contessa di Parma" è un film divertente, con un ottimo ritmo ed interpreti adeguati. In particolare la Cegani, che riesce ad essere al contempo sfrontata per gioco e innocente per natura, ma anche Pina Gallini, che in un ruolo monocorde svela la sua grande abilità comica, e gli altri due pilastri comici del racconto, Umberto Melnati (a suo agio con un linguaggio così esasperatamente enfatizzato) e Ugo Ceseri (più terragno ma ugualmente efficace). Fanno sorridere alcune forzature nei dialoghi, come ad esempio il continuo rinvio alla necessità (ispirata dall'autarchia imposta dal regime) di rinunciare ai francesismi e di ritornare alla purezza dell'italianità (per cui "mannequin" diventa indossatrice e "Printemps" semplicemente Primavera), ed allo stesso modo il bisogno di rivalutare la bellezza della moda italiana su quella straniera e segnatamente francese. Inoltre è evidente il fine di magnificare l'italica grandezza scegliendo locations esclusive e suggestive, come il Sestriere, naturalmente fotografato dal punto di vista dei suoi edifici moderni e futuristici. La sceneggiatura è stata ben scritta (tra gli autori Mario Soldati), è articolate e ricca di spunti. I titoli di testa/coda ricordano le commedie americane coeve (a cui comunque il film si ispira) e disegnano le sagome di una città ricca di luci e grattacieli come esistevano solo negli Stati Uniti. Osvaldo Valenti interpreta un ruolo defilato e poco divertente, ma fa un certo effetto vederlo in questo contesto brioso e leggero.
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