Gli oggetti muovono il mondo, specie gli specchi: pare essere un piccola insignificante nota della sinfonia del caso a mutare la vita di un essere. E se, dalle parole di Donne, nessun uomo è un isola, la vita di uno implica quella di molti altri, l'inferno diventa esteso. Mastroianni (ogni commento sulla maestria di quest'uomo è sempre in difetto) interpreta un personaggio che mente, uccide, sparisce, lascia vite interrotte eppure è amato proprio dalle "vittime" dei suoi casi; sarà perché è un sincero, uno dei classici buoni perdenti poeti di questo sciagurato mondo. Tutti si fermano a parlare con lui, si aprono, sentono una simpatia ineslicabile per il protagonista, condividono le loro malcelate solitudini con quella evidente del personaggio interpretato da Mastroianni. Gli altri protagonisti sono splendidamente caratterizzati, micro esistenze che la macchina da presa di Ruiz incastona tra mondo reale e fantasia. Favola: non bisogna dimenticare che tutta la storia è narratata da uomo alla radio, è la fascinazione del racconto, dai tempi dei tempi. Surrealismo delicato, dove tutto è reale proprio perché inesplicabile, e i tempi del passato, del presente e del futuro si fondano in una nebbia dolce e tremenda, perfettamente realista agli occhi di chi la sa vedere; ma la decisione finale non può che essere drammatica: non c'è spazio al mondo per tipi del genere.
Ruiz è un genio, poco da dire.
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