ziogiafo
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mercoledì 22 aprile 2009
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alta scuola di napoletanità... - 1^ parte
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ziogiafo - Così parlò Bellavista – Italia, 1984 - «Così parlò Bellavista» ovvero il raffinato pensiero filosofico di Luciano De Crescenzo sulle radici della napoletanità. Un film diretto e interpretato dallo stesso scrittore napoletano che riporta sul grande schermo il soggetto del suo primo fortunato romanzo, in cui si racconta della genialità del professor Gennaro Bellavista (Luciano De Crescenzo), un saggio insegnante di filosofia da tempo in pensione che impiega spesso il suo tempo prezioso in particolari “riunioni” all’interno del suo appartamento con dei condomini-amici, un gruppo di pittoreschi personaggi che seguono assiduamente le interessanti “lezioni” tenute dal professore. Bellavista disserta sulla filosofia, facendo riferimento ai molteplici aspetti della vita napoletana, soffermandosi su dei fondamentali concetti che sono alla base di una sua personale teoria che parte dalla Grecia e passa per Napoli.
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ziogiafo - Così parlò Bellavista – Italia, 1984 - «Così parlò Bellavista» ovvero il raffinato pensiero filosofico di Luciano De Crescenzo sulle radici della napoletanità. Un film diretto e interpretato dallo stesso scrittore napoletano che riporta sul grande schermo il soggetto del suo primo fortunato romanzo, in cui si racconta della genialità del professor Gennaro Bellavista (Luciano De Crescenzo), un saggio insegnante di filosofia da tempo in pensione che impiega spesso il suo tempo prezioso in particolari “riunioni” all’interno del suo appartamento con dei condomini-amici, un gruppo di pittoreschi personaggi che seguono assiduamente le interessanti “lezioni” tenute dal professore. Bellavista disserta sulla filosofia, facendo riferimento ai molteplici aspetti della vita napoletana, soffermandosi su dei fondamentali concetti che sono alla base di una sua personale teoria che parte dalla Grecia e passa per Napoli. Il dottor Cazzaniga (Renato Scarpa), milanese d.o.c., viene trasferito a Napoli per dirigere l’ufficio del personale dell’Alfasud e va ad abitare nello stesso stabile del professor Bellavista. Questo fatto sconvolge un po’ la vita degli inquilini all’interno del condominio, che temono di essere costretti a qualche repentino cambiamento di regole comportamentali per volere del “nuovo arrivato”. Da questo momento in poi si assisterà ad una serie di divertentissimi quadri comici che ruoteranno intorno ad un’apparente conflittualità tra il professore napoletano e il dirigente milanese dell’Alfasud. “Le persone che hanno dei dubbi sono delle brave persone…, bisogna guardarsi invece da quelli che ostentano le certezze”. Gli uomini secondo la filosofia di Bellavista si dividono in “uomini di libertà” e “uomini d’amore”, ai primi piace vivere da soli mentre gli altri preferiscono vivere abbracciati, i primi sono nordici, freddi, e Cazzaniga appartiene a questa categoria in quanto milanese, mentre lui incarna il Sud e quindi è un “uomo d’amore” come i Greci, come gli Spagnoli. Il professor Bellavista ha una figlia, Patrizia, fidanzata con Giorgio architetto disoccupato, la coppia non riesce a trovare una “sistemazione” lavorativa nella città di Napoli, qualche tentativo è stato fatto ma la camorra non fa sconti a nessuno, neanche a chi ha l’impellenza di sposarsi e mettere su casa al più presto per l’arrivo imminente di un bambino.
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ziogiafo
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mercoledì 22 aprile 2009
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alta scuola di napoletanità… - 2^ parte
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A tal proposito va ricordato il memorabile dialogo tra Bellavista e lo spietato camorrista (Nunzio Gallo), che viene a chiedere la tangente all’interno del negozietto di oggetti sacri che la giovane coppia stava tentando di rilevare da uno zio per iniziare la propria attività lavorativa. In «Così parlò Bellavista» ci sono una miriade di bravi attori “caratteristi” per la maggior parte provenienti dal grande teatro di Eduardo, che hanno contribuito in maniera eccezionale ad animare la satira di questa esilarante commedia. Mi riferisco a Isa Danieli, Antonio Casagrande, Marina Confalone, Marzio Honorato, Luigi Uzzo, Sergio Solli, Gino Maringola, Tommaso Bianco, Vittorio Marsiglia, Antonio Allocca… e tanti altri meno conosciuti ma non per questo meno bravi.
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A tal proposito va ricordato il memorabile dialogo tra Bellavista e lo spietato camorrista (Nunzio Gallo), che viene a chiedere la tangente all’interno del negozietto di oggetti sacri che la giovane coppia stava tentando di rilevare da uno zio per iniziare la propria attività lavorativa. In «Così parlò Bellavista» ci sono una miriade di bravi attori “caratteristi” per la maggior parte provenienti dal grande teatro di Eduardo, che hanno contribuito in maniera eccezionale ad animare la satira di questa esilarante commedia. Mi riferisco a Isa Danieli, Antonio Casagrande, Marina Confalone, Marzio Honorato, Luigi Uzzo, Sergio Solli, Gino Maringola, Tommaso Bianco, Vittorio Marsiglia, Antonio Allocca… e tanti altri meno conosciuti ma non per questo meno bravi. Le importanti partecipazioni hanno completato l’opera, chi può dimenticare Riccardo Pazzaglia nei panni dell’uomo del “cavalluccio rosso”, e ancora, il cameo di Nunzio Gallo nella parte del camorrista e non ultime le sorelle Fumo, Nunzia e Nuccia, le anziane attrici appartenenti alla storica tradizione del teatro napoletano. Alta scuola di napoletanità… Buona visione! Cordialmente, ziogiafo
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fabio1957
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martedì 11 agosto 2015
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formidabile
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Luciano De Crescenzo, poliedrico e polivalente personaggio, ingegnere,scrittore,intrattenitore, conduttore e regista,firma uno dei più divertenti film realizzati su Napoli e la napoletanità.Con tocco semplice ma efficace, racconta consuetudini,vizi tic e virtù dei napoletani.Ne viene fuori un bozzetto allegro, spensierato ma non frivolo, dove anche grandi temi vengono trattati con mano leggera.Il cast di attori è di grande spessore comico.Da marina Confalone a Benedetto Casillo, passando per le sorelle Fumo.Un divertente spaccato della nostra città dove convivono tante anime.
Battute memorabili.
Formidabile
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aristoteles
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giovedì 20 agosto 2015
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permettete un pensiero poetico????
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Il film è un omaggio allo spirito napoletano,quello positivo.
Con assoluta leggerezza De Crescenzo riesce a raccontare il grave problema della disoccupazione e tutta l'originalità napoletana nella famosa arte dell'arrangiarsi.
A tal proposito,alcuni personaggi sono assolutamente fantastici :il venditore di giornali per coppiette,il venditore di bare,il regista della macchinetta fotografica ,etc
Si ride molto e si sorride spesso anche se il regista si sofferma con amarezza sulla camorra che rovina Napoli,sempre senza assumere un tono greve,pesante.
La napoletanità viene descritta anche attraverso abitudini che raggiungono quasi il sacro, come il gioco del lotto,il caffè durante il traffico,le bottiglie di pomodoro rigorosamente fatte in casa ,e così via.
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Il film è un omaggio allo spirito napoletano,quello positivo.
Con assoluta leggerezza De Crescenzo riesce a raccontare il grave problema della disoccupazione e tutta l'originalità napoletana nella famosa arte dell'arrangiarsi.
A tal proposito,alcuni personaggi sono assolutamente fantastici :il venditore di giornali per coppiette,il venditore di bare,il regista della macchinetta fotografica ,etc
Si ride molto e si sorride spesso anche se il regista si sofferma con amarezza sulla camorra che rovina Napoli,sempre senza assumere un tono greve,pesante.
La napoletanità viene descritta anche attraverso abitudini che raggiungono quasi il sacro, come il gioco del lotto,il caffè durante il traffico,le bottiglie di pomodoro rigorosamente fatte in casa ,e così via.
Esilarante la storia dell'uomo dell'amore e quello di libertà,come, ad un certo punto, la discussione sulla droga che rovina i giovani.
Mi rendo conto che chi non è campano riesce con difficoltà ad "assimilare" la profondità di alcune scene.
Il buon Cazzaniga in realtà non serve per la contrapposizione Nord - Sud ma puittosto per raccontarci che in fondo ,anche se con abitudini diverse,viaggiamo tutti sullo stesso barcone e che "Si è Sempre Meridionali di qualcuno".
Meraviglioso e quasi nostalgico ,perchè in parte descrive una Napoli ,quella positiva,che sta scomparendo,affogata dai problemi che tutti conoscono.
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felicity
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domenica 23 luglio 2023
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un film bello, di quelli che rivedi spesso
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In Così parlò Bellavista, De Crescenzo si avvale della forza comunicativa della settima arte coniugando al cinema la filosofia quale strumento per confrontarsi con i problemi della quotidianità.
Attraverso questa dimensione filosofica i riflettori si accendono sull’anima di Napoli. Una città che ruota intorno al sentimento dell’amore, all’accoglienza e alla libertà. La città in cui vivono gli uomini d’amore, appunto.
Il film è strutturato in scenette collegate tra loro da un sottile filo rosso: l’urgenza di comunicare, avvalendosi della filosofia, l’animo napoletano senza timore di mostrare anche quello che di Napoli non piace.
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In Così parlò Bellavista, De Crescenzo si avvale della forza comunicativa della settima arte coniugando al cinema la filosofia quale strumento per confrontarsi con i problemi della quotidianità.
Attraverso questa dimensione filosofica i riflettori si accendono sull’anima di Napoli. Una città che ruota intorno al sentimento dell’amore, all’accoglienza e alla libertà. La città in cui vivono gli uomini d’amore, appunto.
Il film è strutturato in scenette collegate tra loro da un sottile filo rosso: l’urgenza di comunicare, avvalendosi della filosofia, l’animo napoletano senza timore di mostrare anche quello che di Napoli non piace. Un film bello, di quelli che rivedi spesso grazie all’innata bravura recitativa che da sempre contraddistingue la scuola attoriale napoletana. Grazie ad un cast eccezionale di attori teatrali e cabarettisti, Così parlò Bellavista, a distanza di decine di anni, appassiona ancora gli spettatori, i quali si lasciano coinvolgere da quella leggerezza che solo il popolo napoletano sa trasmettere.
In conclusione, il film è, in maniera goliardica, una lezione di vita rappresentando in modo leggero e comico quella che è ancora oggi Napoli. La pellicola, con i suoi numerosi richiami ad una filosofia accessibile a tutti, assurge a manifesto dell’animo napoletano. Un film in grado di farti sorridere e ridere, ma che sa trasmettere l’amore, la passione che il suo autore prima e il cast poi hanno per questa meravigliosa città.
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elgatoloco
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sabato 19 maggio 2018
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de crescenzo' story
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Nessuno può negare a De Crescenzo, sempre in rapporto stretto con Renzo Arbore, di cui aveva scritto"IL pap'occhio", uno stile e una cifra espressiva tipica, quella del cinema di impianto(comunque lo si giudichi, foss'anche"poco cinematografico"o"chiuso in sé")teatral-saggistico, potremmo dire, nonché, certo"all neapolitan", ma al tempo stesso abbastanza attento alla comprensibilità, anche se qualche espressione delle"popolane"o meglio delle attrici che interpretano delle ruolo, non si capisce del tutto. Peraltro il divulgatore di filosofia(l'ingegnere De Crescenzo lo è da molto tempo)-regista-scrittore-attore(il suo libro da cui è tratto questo"Così parlò Belllavista", dove il titolo è un calco voluto di"Così parlò Zarathustra"di Nietzsche, è anteriore di quattro anni rispetto al film, che è del 1984), non rinuncia alle sue lezioni di filosofia il cui clou è qui la dicotomia tra uomini d'amore e uomini della libertà, dove ovviamente "uomini"vale"essere umani", non semplicemente"maschi".
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Nessuno può negare a De Crescenzo, sempre in rapporto stretto con Renzo Arbore, di cui aveva scritto"IL pap'occhio", uno stile e una cifra espressiva tipica, quella del cinema di impianto(comunque lo si giudichi, foss'anche"poco cinematografico"o"chiuso in sé")teatral-saggistico, potremmo dire, nonché, certo"all neapolitan", ma al tempo stesso abbastanza attento alla comprensibilità, anche se qualche espressione delle"popolane"o meglio delle attrici che interpretano delle ruolo, non si capisce del tutto. Peraltro il divulgatore di filosofia(l'ingegnere De Crescenzo lo è da molto tempo)-regista-scrittore-attore(il suo libro da cui è tratto questo"Così parlò Belllavista", dove il titolo è un calco voluto di"Così parlò Zarathustra"di Nietzsche, è anteriore di quattro anni rispetto al film, che è del 1984), non rinuncia alle sue lezioni di filosofia il cui clou è qui la dicotomia tra uomini d'amore e uomini della libertà, dove ovviamente "uomini"vale"essere umani", non semplicemente"maschi"... tanto che alla fine il dirigente milanese (ben reso da Renato Scarpa)dell'Italsider venuto a Napoli si riconcilia pienamente con De Crescenzo-Bellavista, che concluderà, sentendo la scelta decisa di Cazzaniga per il caffé, versus quella per il té della moglie tedesca di questi, "si è sempre meridionali di qualcuno". Autoironico ma poi non troppo, De Crescenzo anche come attore(con quella barba e quella statura, sembra un Elleno più che un Napoletano, per quanto poi valgano le tassonomia fisiologiche...)troneggia, ma lascia spazio anche a un suo altro amico e sodale, Riccardo Pazzaglia, che ripete la storia del nipotino e del suo cavalluccio rosso almeno quindici volte a molte persone. Il senso del tempo e della misura dello stesso, nei termini preferiti dai Napoletani e da loro espressi, in una dimensione che è diversa da quella di altri(forse anche meridionali)e tipica di un modello culturale, dove l'aggettivo è da intendere in primis in senso anttopologico, chiaramente.Interpreti noti/e o meno, con Isa Danieli, che senz'altro spicca, nel ruolo della moglie di De Crescenzo-Bellavista... El Gato
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