Nel 2OO1, a pochi giorni dal terrificante 11 Settembre, la Giuria di Venezia ignoro questo film –mai distribuito in Italia-, a differenza di quella del 98, che aveva tributato una menzione importAAnte a “Terminus Paradis”. Eppure, in apparenza, la selezione del 2OO1 non aveva proposto titoli indimenticabili, e l’attenzione dei giudici presieduti da Nannni Moretti, fresco di Palma d’Oro per la sua “Stanza del figlio”, si concentro su “Monsoon Wedding”, macedonia di folklore locale e riflessioni globalizzanti, sulla (tragi)commedia iraniana “Il voto è segreto’, sulla provocatorieta dell’austriaco ‘Canicola”, secondo molti vincitore morale.
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Nel 2OO1, a pochi giorni dal terrificante 11 Settembre, la Giuria di Venezia ignoro questo film –mai distribuito in Italia-, a differenza di quella del 98, che aveva tributato una menzione importAAnte a “Terminus Paradis”. Eppure, in apparenza, la selezione del 2OO1 non aveva proposto titoli indimenticabili, e l’attenzione dei giudici presieduti da Nannni Moretti, fresco di Palma d’Oro per la sua “Stanza del figlio”, si concentro su “Monsoon Wedding”, macedonia di folklore locale e riflessioni globalizzanti, sulla (tragi)commedia iraniana “Il voto è segreto’, sulla provocatorieta dell’austriaco ‘Canicola”, secondo molti vincitore morale.
Eppure Pintillie, sin dall’inizio, re-indossa i panni del provocatore, non piu mettendo in scena un maiale dall’ambiguissimo significato,che precede l’odissea dei protagonisti, ma dipingendo l’ex-torturatore come un apicultore, titolo di un film del collega Anghelopulos. L’ape è piccola, capace di suscitare simpatia come di risultare dannosa; ma probabilmente, qui, questo mestiere è legato alla contemplazione ed al silenzio, in antitesi alla precedente ed efferata attivita del personaggio.
A differenza dell’opera precedente, trattandosi di un’intervista nessuno si muove o si sposta, se non qualche personaggio marginale che intende nascondersi per qualche istante. Eppure quella della giovane giornalista, che spesso fuma con gusto e tensione, è anch’essa una battaglia contro la rimozione di un passato da non dimenticare. Del resto, come ha commentato qualcuno a proposito del “Paradise” di Konchalovskij, il cinema puo svolgere anche la funzione, di archivio storico, e la giovane, con altri strumenti rispetto quelli di Pintillie, “registra” delle informazioni miste alle sensazioni (non?) provate dall’intervistato.
Persino la sceneggiatura fu ignorata dalla Giuria “veneziana”tuttavia, nonostante vezzi come il bambino a tratti ripreso, probabilmente un ricordo del passato, essa è equiparabile o forse superiore rispetto al film precedente. La (non?) realta catturata è povera, spogli di qualsiasi agio materiale che non sia il registratoreportato dalla ragazza, ele espressioni dei protagonisti appaiono anch’esse rassegnate, perse come in un vuoto senza speranza. Ma Pintillie non è Ken Loach, con le sue volenterose -ed a tratti autoironiche- storie di proletari dimenticati. La sua appare una cifra stilistica improntata all’ironia macabra, cui si accennava commentando le scene iniziali dei due film. Gli esseri umani, anche quando appaiano morti, possono trovrsi ancora in vita, e poi, magari, essere costretti a morire per davvero.
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