claibba
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domenica 10 maggio 2009
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un romanzo a metà
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Laureato da sei anni, Vincenzo Persico (Rolando Ravello) è un ragazzo frustrato e depresso. Costretto a vivere con la madre, il giovane ragazzo è alla ricerca di un lavoro che non arriva mai. Un giorno per la strada incontra il sig. Bartoloni (Alberto Sordi) suo vicino di casa che gli propone un piano: ucciderli la moglie per 30 milioni.
Romanzo di un giovane povero è un film a metà. La prima parte del film vuol raccontare una fetta di una società dove la disoccupazione e le incertezze sono nel quotidiano. I personaggi vengono costruiti e presentati seguendo una linea narrativa classica. La seconda parte sembra appartenere ad un altro film. Il ritmo cala drasticamente, la regia, ben presente nella prima parte, sembra entrare troppo spesso in soccorso ad una sceneggiatura con troppe debolezze.
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Laureato da sei anni, Vincenzo Persico (Rolando Ravello) è un ragazzo frustrato e depresso. Costretto a vivere con la madre, il giovane ragazzo è alla ricerca di un lavoro che non arriva mai. Un giorno per la strada incontra il sig. Bartoloni (Alberto Sordi) suo vicino di casa che gli propone un piano: ucciderli la moglie per 30 milioni.
Romanzo di un giovane povero è un film a metà. La prima parte del film vuol raccontare una fetta di una società dove la disoccupazione e le incertezze sono nel quotidiano. I personaggi vengono costruiti e presentati seguendo una linea narrativa classica. La seconda parte sembra appartenere ad un altro film. Il ritmo cala drasticamente, la regia, ben presente nella prima parte, sembra entrare troppo spesso in soccorso ad una sceneggiatura con troppe debolezze. Alberto Sordi interpreta un personaggio costruito su misura. Diretto da Ettore Scola.
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carloalberto
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mercoledì 29 dicembre 2021
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il dramma della solitudine
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Dalla penna di Scarpelli e Scola un film datato ma interessante, incentrato sul dramma della solitudine declinato nelle diverse età della vita. Non soltanto sono soli i due protagonisti, Sordi e Ravello, ma anche i personaggi di contorno. E’ solo, prigioniero della sua nostalgia, il vecchio pensionato, che vuole sbarazzarsi della moglie obesa e dispotica, bellissima un tempo, per correre dietro all’avvenente pizzicagnola. E’ solo il giovane laureato, a trent’anni ancora in cerca di un’occupazione, simile, per l’indifferente rassegnazione al suo destino, al protagonista del Lo Straniero di Camus, che si arrangia con le ripetizioni private e qualche lavoretto nella tipografia di un vecchio amico di suo padre, Mario Carotenuto.
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Dalla penna di Scarpelli e Scola un film datato ma interessante, incentrato sul dramma della solitudine declinato nelle diverse età della vita. Non soltanto sono soli i due protagonisti, Sordi e Ravello, ma anche i personaggi di contorno. E’ solo, prigioniero della sua nostalgia, il vecchio pensionato, che vuole sbarazzarsi della moglie obesa e dispotica, bellissima un tempo, per correre dietro all’avvenente pizzicagnola. E’ solo il giovane laureato, a trent’anni ancora in cerca di un’occupazione, simile, per l’indifferente rassegnazione al suo destino, al protagonista del Lo Straniero di Camus, che si arrangia con le ripetizioni private e qualche lavoretto nella tipografia di un vecchio amico di suo padre, Mario Carotenuto. E’ sola la madre vedova del giovane disoccupato, che vive di ricordi e si prende cura del figlio come se fosse ancora bambino. E’ sola la fidanzata del protagonista, Isabella Ferrari, insofferente verso i fratelli, a cui ha fatto da balia alla morte della madre, e che va in biblioteca per sfuggire alla volgarità della sua famiglia. E’ solo persino il barista, interpretato da un Ettore Garofalo ingrigito, l’indimenticabile figlio di Mamma Roma. E’ sola la zitella nevrotica, con manie di persecuzione, del palazzo, che ogni sera va a contare i capi del suo corredo custoditi gelosamente in cantina per paura che i condomini possano rubarglieli.
Il giallo è soltanto un pretesto per raccontare altro, ovvero la vita senza senso e senza speranze della gente comune nelle grandi città, che si saluta ma non si conosce, che si frequenta ma non si ama, chiusa in rapporti familiari, logorati dall’incomprensione e dall’insofferenza, dove le diversità degli individui, dei loro sogni, delle loro aspettative, sono soffocate dalla routine, destinate ad implodere nella nevrosi o a esplodere nell’omicidio.
La prigione, paradossalmente, viene vista come l'unica via di fuga dall'abbrutimento generale. Nel carcere il protagonista troverà uno scopo, insegnando l'italiano agli altri reclusi in parte si sentirà realizzato, ma l'inferno è appena fuori della sua cella.
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