Questo film è l’ultimo western girato dal Karl Hirenbach, in arte Peter Lee Lawrence. Un anno dopo, infatti, il biondino che aveva trovato la gloria grazie al western all’italiana si suicida per chiudere il conto con un tumore alla testa che lo sta facendo impazzire di dolore. Non è il migliore tra i western da lui interpretati anche se la struttura gialla regala qualche suggestione a un film girato probabilmente con un budget estremamente ridotto. Molte scene, soprattutto quelle d’azione vengono realizzate utilizzando materiale di recupero da altri film. Riconoscibili quelle “rubate” a Sette pistole per un massacro, Una bara per lo sceriffo e Ringo, il cavaliere solitario.
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Questo film è l’ultimo western girato dal Karl Hirenbach, in arte Peter Lee Lawrence. Un anno dopo, infatti, il biondino che aveva trovato la gloria grazie al western all’italiana si suicida per chiudere il conto con un tumore alla testa che lo sta facendo impazzire di dolore. Non è il migliore tra i western da lui interpretati anche se la struttura gialla regala qualche suggestione a un film girato probabilmente con un budget estremamente ridotto. Molte scene, soprattutto quelle d’azione vengono realizzate utilizzando materiale di recupero da altri film. Riconoscibili quelle “rubate” a Sette pistole per un massacro, Una bara per lo sceriffo e Ringo, il cavaliere solitario. Neppure la colonna sonora, firmata da Nora Orlandi, è interamente originale, visto che attinge a quelle di Johnny Yuma e La morte non conta i dollari. Un po’ fuori ruolo appare poi Orchidea De Sanctis, all’epoca molto amata, mentre il povero Peter Lee Lawrence regge con un ottima recitazione quasi da solo le carenze della narrazione. Tra le curiosità è da annotare anche il fatto che il titolo inglese della versione destinata all’estero The revenge of the resurrected (La rivincita del resuscitato) risulta più aderente alla storia e all’impianto del film.
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