The Offering

A parte la fotografia del nostro Lorenzo Senatore, che ci regala qualche immagine suggestiva, come quella iniziale dell’interno di una stanza che si scopre pian piano illusoria perché rispecchiata in una pozza d’acqua, l’efficacia della scenografia di Philip Murphy nel ricostruire gli ambienti lugubri di una vecchia villa con obitorio annesso nel sotterraneo, il film nel complesso è una delusione totale. Il giovane regista Oliver Park, al suo primo lungometraggio, impiega la prima mezz’ora del film per creare la giusta atmosfera nello stile di un horror alla Balaguerò per poi distruggere in un attimo tutto il lavoro fatto con la comparsa della creatura diabolica, ovvero una carnevalata infantile che dovrebbe addirittura rappresentare satana in persona ma è soltanto un caprone su due piedi alto due metri e mezzo il quale ovviamente non può far paura ad un adulto, ma forse ad un bambino si ed infatti il film è vietato ai minori di quattordici anni. [+]

A parte la fotografia del nostro Lorenzo Senatore, che ci regala qualche immagine suggestiva, come quella iniziale dell’interno di una stanza che si scopre pian piano illusoria perché rispecchiata in una pozza d’acqua, l’efficacia della scenografia di Philip Murphy nel ricostruire gli ambienti lugubri di una vecchia villa con obitorio annesso nel sotterraneo, il film nel complesso è una delusione totale. Il giovane regista Oliver Park, al suo primo lungometraggio, impiega la prima mezz’ora del film per creare la giusta atmosfera nello stile di un horror alla Balaguerò per poi distruggere in un attimo tutto il lavoro fatto con la comparsa della creatura diabolica, ovvero una carnevalata infantile che dovrebbe addirittura rappresentare satana in persona ma è soltanto un caprone su due piedi alto due metri e mezzo il quale ovviamente non può far paura ad un adulto, ma forse ad un bambino si ed infatti il film è vietato ai minori di quattordici anni. La sceneggiatura di Hank Hoffman ottima nel descrivere la comunità ebraica brookliniana, la cultura, i riti religiosi e la mentalità chiusa verso il mondo esterno dei suoi membri più ortodossi, arrivando perfino a lasciare in yiddish alcuni dialoghi, è claudicante invece nella parte soprannaturale, intrisa di un esoterismo mistico religioso reso purtroppo attraverso i peggiori stereotipi del sottogenere horror delle possessioni demoniache, cosicché il film sarebbe potuto essere un buon drammatico se la vicenda però si fosse limitata alla storia principale, ossia quella del figlio che ritorna a casa dal vecchio padre con la moglie non ebrea ed incinta generando tensioni ed incomprensioni nella sua famiglia d’origine. Ma il caprone ci mette le corna e rovina tutto, il dramma, appena abbozzato, e l’atmosfera inquietante con tanto sforzo creata. Il cast è nella media, ma fortunatamente il doppiaggio italiano è di alto livello e la voce del vecchio ebreo è del doppiatore di De Niro, una delle poche cose buone di un film da dimenticare e che nemmeno lontanamente si può paragonare ad un altro horror ambientato in un obitorio, Autopsy del 2016 di André Øvredal. [-]