Il quinto e ultimo capitolo della serie “Insidious”, che ormai dura da quasi cinque lustri, porta a compimento le origini della serie e ne è il suo giusto epilogo.
L’operazione risulta troppo derivativa e parzialmente riuscita. Sebbene non sbalordisca e non presenti particolari elementi di novità, comunque funziona e non delude.
La trama ben utilizza situazioni e tematiche già utilizzate nei precedenti episodi (soprattutto quelle proposte dai primi due capitoli), ma non trova svolte narrative inedite (l’Altrove del dittico iniziale, i demoni che aggrediscono come contatto con gli antenati, l’inconscio come zona per incontrarli e risolvere i conti).
Patrick Wilson, qui attore e regista esordiente, aderisce efficacemente agli stilemi della tipologia horror scelta da James Wan (qui tra i produttori), dimostra una buona sensibilità per la materia e riesce a creare una discreta atmosfera macabra che valorizza l'aspetto figurativo e metaforico della pellicola. Ciò malgrado non riesce a sopperire ai limiti di una sceneggiatura nel complesso corretta, ma priva di trovate incisive.
L’opera sfrutta abilmente le location, l’aspetto tensivo ed eccede in jump scares. Il ritmo, seppur a tratti privo di fluidità e potenza misterica, è concitato; l’impianto fono-visivo di qualità; le dinamiche psicologiche ben sviluppate (lo scavo nel passato e nell’inconscio dei due protagonisti è molto apprezzabile).
“Insidious: La porta rossa” è molto coerente con i primi due film della serie. Ne ripropone atmosfere, sensazioni, suggestioni, paure e speranze; e combina l’horror con sfumature più intimistiche (nell’analisi affettiva che mescola al suo interno incomunicabilità, errori e rimorsi).
Il percorso di padre e figlio verso la salvezza non è altro che un’irruzione furiosa nell’inconscio, nelle zone oscure del rimosso, all’interno dei traumi famigliari, ma anche di ciò che è moralmente inammissibile (Josh posseduto che aggredisce ex moglie e figli), di ciò che è reiterato di generazione in generazione; e il tutto al solo fine della ricerca di una liberazione definitiva. È la percezione del passato, della memoria il punto focale della pellicola e ciò che genera le sequenze più cupe.
In conclusione, quest’opera filmica è, soprattutto per i fan della serie, un godibile, interessante e coinvolgente intrattenimento; mentre per tutti gli altri spettatori la si può ben considerare un accettabile horror di genere soprannaturale, molto indicato per qualche brivido nelle notti d’estate. Voto: 5.75 su 10
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