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Lilli e il Vagabondo è un pasticcio avventuroso a cui il fotorealismo non giova per niente, in cui i cani che parlano e si muovono (più o meno) come uomini non fanno che dare ancora meno carisma e ancora più povertà alla parabola semplice dell’originale.
Il film ha tutto quel che si pensa debba avere, ma gli manca totalmente la capacità di renderlo concreto e convincente.
Tutto ovviamente è corretto, la Disney si assicura che non ci siano sbavature e che tutto vada come deve andare, ma il risultato è davvero fiacco.
I caratteri secondari, che da sempre fanno la fortuna dei classici Disney, sono mosci come mai e in ogni scena si finisce per rimpiangere il dinamismo dei disegni mentre si rimane bloccati con la stolida fissità degli animali veri solo parzialmente animati.
Il risultato è vagamente inquietante, un compromesso estetico approssimativo che non fa troppo bene al buon nome della tradizione che vorrebbe celebrare.
I cambiamenti più evidenti, cosmetici, sono quelli legati alle politiche hollywoodiane attuali.
Il film è pieno di personaggi afroamericani e finisce per suonare come un eccesso di zelo, un desiderio davvero poco sincero di essere quel che non si è, andando anche al di là del necessario.
Il presente Lilli e il vagabondo è uno di quei remake che reinventa molto poco, quasi nulla, riproponendo persino l'ambientazione d'epoca del classico originale, limitandosi a ritocchi collaterali che non intaccano minimamente nè il senso nè l'ossatura del plot principale.
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