Una storia sbagliata |
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Un film di Gianluca Maria Tavarelli.
Con Isabella Ragonese, Mehdi Dehbi, Francesco Scianna, Stefania Orsola Garello.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 109 min.
- Italia 2015.
- Palomar
uscita giovedì 4 giugno 2015.
MYMONETRO
Una storia sbagliata
valutazione media:
2,98
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il dolore interiore, tra egoismo e buonismodi xXSeldonXxFeedback: 4847 | altri commenti e recensioni di xXSeldonXx |
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martedì 2 giugno 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Stefania, infermiera, e Roberto, militare, vivevano la loro vita felice a Gela, alternando momenti di amore passionale alle distanti video-chiamate dalla missione in Iraq. Ora Stefania è da sola in quel paese lacerato dalla guerra per il petrolio; all'apparenza è lì in missione umanitaria, ma in realtà il suo vero obbiettivo è trovare la famiglia del kamikaze che cinque mesi prima ha portato la morte in un mercato vicino al campo militare internazionale.
Il film si dilunga eccessivamente per tener nascosto il motivo di questa ricerca fin quasi all'ultima scena, nonostante continui a martellare lo spettatore con il contrasto tra la vita amorosa dei ricordi di Stefania e la disperata solitudine del presente; basta così qualche sottrazione e un pizzico di attenzione per rendere il momento della rivelazione completamente prevedibile. Anche i dialoghi - a volte persino brillanti, ma troppo spesso mal inseriti nel contesto della narrazione - riflettono la natura di questo film: ottime idee, ma mal utilizzate.
Eppure il maggior problema che ho avuto con questa pellicola non è certo la struttura narrativa (perdonabile ad un autore che per otto anni si è dedicato solo al racconto televisivo, ritmicamente molto diverso da quello cinematografico), bensì la protagonista e la mentalità che rappresenta. Stefania arriva in un paese pieno di violenza e di dolore ma per tutta la durata del film rimane indifferente e irrispettosa di ciò che vede attorno a sé: accusa continuamente l'interprete che la aiuta di farlo solo per denaro, senza comprendere che per lui quei soldi sono la speranza (magari ingenua, ma comunque da rispettare) di una vita in America; detesta la cultura straniera che non comprende e mette persino a rischio la vita di una bambina malata, pur di ottenere le informazioni che desidera. Alla fine, certo, arriva la redenzione, ma arriva gratuitamente, senza che nessuno degli errori che ha commesso le rimanga sulla coscienza.
Fino a che punto il dolore interiore può giustificare un atteggiamento egoistico e irrispettoso nei confronti dell'altro? E' un dilemma vecchio di secoli, trattato con sublime ambiguità da Kierkegaard nelle sue cinque narrazioni della storia di Abramo; ma in quel caso la tragedia era di una potenza raramente eguagliata, mentre Tavarelli si limita ad un buonismo nauseante che inficia qualsiasi possibilità di catarsi della protagonista, rendendo questo film un'occasione sprecata.
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