'mox'
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venerdì 23 agosto 2013
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apocalittici e disintegrati
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Film appartenente a un filone, il post-apocalittico, i cui ingredienti di base sono stati ormai combinati in quasi tutte le salse, e in cui quindi sono particolarmente apprezzabili gli elementi di originalità e la cura nella realizzazione. "The Divide" si difende bene sotto entrambi gli aspetti: per una regia piuttosto abile, e per l'idea di sviluppare l'intera vicenda in un'ambientazione claustrofobica che ricorda "L'angelo sterminatore" di Buñuel. Ad eccezione di tre scene (sapientemente collocate all'inizio, a metà e alla fine, e tutte abbastanza efficaci), la storia si svolge nello scantinato di un palazzo in cui dei semisconosciuti si sono rifugiati per sfuggire alle conseguenze di un attacco atomico a New York.
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Film appartenente a un filone, il post-apocalittico, i cui ingredienti di base sono stati ormai combinati in quasi tutte le salse, e in cui quindi sono particolarmente apprezzabili gli elementi di originalità e la cura nella realizzazione. "The Divide" si difende bene sotto entrambi gli aspetti: per una regia piuttosto abile, e per l'idea di sviluppare l'intera vicenda in un'ambientazione claustrofobica che ricorda "L'angelo sterminatore" di Buñuel. Ad eccezione di tre scene (sapientemente collocate all'inizio, a metà e alla fine, e tutte abbastanza efficaci), la storia si svolge nello scantinato di un palazzo in cui dei semisconosciuti si sono rifugiati per sfuggire alle conseguenze di un attacco atomico a New York. Non sappiamo come si sia arrivati a questo, né cosa stia accadendo nel mondo di fuori, e sappiamo poco o nulla dei personaggi: l'unica certezza è che - secondo uno degli stilemi del genere - le condizioni estreme sono destinate a sconvolgere (o a rivelare) la personalità dei sopravvissuti.
"The Divide" è il dispiegarsi per quasi due ore di una logica spietata che dovrebbe apparire chiara fin dalle premesse. Non si può dire che sia un film leggero. Ai patiti del genere lascia, insieme a una gran voglia di aria fresca, la sensazione di non aver sprecato il proprio tempo.
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dandy
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lunedì 3 aprile 2017
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a nuclear holocaust...
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Un film che si basa su situazioni già viste e personaggi-clichè.Il fatto di spiegare poco o nulla probabilmente è dovuto più alle ristrettezze di budget che a necessità narrative.Ma è comunque ben confezionato,cupo e claustrofobico.La tensione c'e il cast è molto ben diretto(Ventimiglia e la Arquette in testa).La violenza è contenuta ma la sgradevolezza è notevole.E il finale non lascia spazio alla speranza.Tutto già visto altre 100 volte ok,ma proprio per questo bisona dargliene atto al regista.E' riuscito comunque a confezionare un prodotto decoroso,serio e professionale.Posto che non ci si aspetti chissàcchè si rimane soddisfatti.
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gianleo67
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venerdì 28 novembre 2014
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riunione di condominio post...apocalittica
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Un improvviso attacco nucleare di origine ignota costringe alcuni abitanti di un palazzo di New York a rifugiarsi all'interno dello scantinato, dove il custode ha predisposto una sorta di rifugio antiatomico con tanto di scorte di acqua e di cibo necessarie per la sopravvivenza umana. Chiusi da una porta blindata all'interno di questo rifugio improvvisato, il gruppo di condomini deve far fronte tanto ai dissidi interni dovuti alla lotta per la leadership quanto al blitz di un misterioso manipolo di soldati che indossano curiose tute anti-contaminazione e che rapiscono la figlia di una di loro.
Votato alla contaminazione dei generi e incline ad un grossolano repertorio di effettacci horror-splatter piuttosto che a dinamiche psicologiche tagliate con l'accetta, il francese Xavier Gens è l'autore non proprio originale di questo thriller da camera che, sotto le mentite spoglie della fantascienza apocalittica, restringe il campo del suo interesse al solito esperimento sociologico di cavie umane costrette a convivere negli spazi angusti di un 'sottoscala' e sottoposti alle fortissime pressioni di una lotta per la sopravvivenza combattuta tanto sul fronte interno che contro la minaccia di un invisibile nemico 'alieno'.
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Un improvviso attacco nucleare di origine ignota costringe alcuni abitanti di un palazzo di New York a rifugiarsi all'interno dello scantinato, dove il custode ha predisposto una sorta di rifugio antiatomico con tanto di scorte di acqua e di cibo necessarie per la sopravvivenza umana. Chiusi da una porta blindata all'interno di questo rifugio improvvisato, il gruppo di condomini deve far fronte tanto ai dissidi interni dovuti alla lotta per la leadership quanto al blitz di un misterioso manipolo di soldati che indossano curiose tute anti-contaminazione e che rapiscono la figlia di una di loro.
Votato alla contaminazione dei generi e incline ad un grossolano repertorio di effettacci horror-splatter piuttosto che a dinamiche psicologiche tagliate con l'accetta, il francese Xavier Gens è l'autore non proprio originale di questo thriller da camera che, sotto le mentite spoglie della fantascienza apocalittica, restringe il campo del suo interesse al solito esperimento sociologico di cavie umane costrette a convivere negli spazi angusti di un 'sottoscala' e sottoposti alle fortissime pressioni di una lotta per la sopravvivenza combattuta tanto sul fronte interno che contro la minaccia di un invisibile nemico 'alieno'. Tanto a causa delle evidenti ristrettezze del budget quanto della endemica penuria di idee che affligge questo tipo di produzioni, l'autore cerca di alimentare la fiammella pilota di una tensione sempre ridotta al lumicino attraverso il ricorso ai soliti (solidi?) espedienti del genere che si traducono nell'alternare una iniziale difesa del territorio dalla cruenta minaccia di una invasione alloctona (terroristica,aliena,governativa poco importa) alla lotta autoctona tra maschi alfa che si contendono le risorse trofiche e le poche femmine (due!) rimaste. Benchè sui campi stretti Gens possa anche a ragione voler dire la sua, lo sviluppo tematico si limita a svolgere un compitino che combina lo squallore di atmosfere opprimenti alla Saw (si sa, in condizioni estreme gli uomini tirano fuori il peggio ed il meglio di se stessi...no, no a pensarci bene solo il peggio) ove l'enigma più annoso è quello di scoprire dove diavolo si possano nascondere le derrate alimentari nello spazio di pochi metri quadrati e quello di una incombente minaccia aliena che condensa le paure escatologiche di un 'Cloverfield' qualsiasi nelle ipotesi verosimili di personaggi a corto di fantasia e di opzioni geo-politiche degne di questo nome che tirano bellamente a indovinare (saranno i Coreani? Mah?!!!). La risposta a queste questioni fondamentali si risolve nel prevalere di personalità dominanti e psicotiche che, tra stupri di matrone sciroccate (per chi volesse sapere che fine avesse fatto la Arquette di 'Fuori orario' è la triste ora della verità), smembramenti di cadaveri in decomposizione e piccole tresche sentimentali ci conduce per mano verso un finale dove la solita eroina, androgina e furbetta, alimenta una guerra al massacro che le consente, fasciata in un avveniristico scafandro anti-radiazioni, il lasciapassare attraverso le fogne verso un mondo esterno ormai ridotto al paesaggio lunare di un 11 Settembre moltiplicato per mille. Che non ne valesse la pena lo avevamo capito ben prima di lei, benchè tratti in inganno da un trailer accattivante e da recensioni accomodanti che sproloquiavano su presunte metafore di conflitti mediorientali e sullo straniamento brechtiano di fazioni in lotta senza un perchè. Attori sotto il livello di guardia e una profondità psicologica che manco le soap sudamericane. Riunione di condominio iniziata male e finita peggio!
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