Urlo |
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Un film di Rob Epstein, Jeffrey Friedman.
Con James Franco, Todd Rotondi, Jon Prescott, Aaron Tveit, David Strathairn, Jon Hamm.
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Titolo originale Howl.
Drammatico,
durata 90 min.
- USA 2010.
- Fandango
uscita venerdì 27 agosto 2010.
MYMONETRO
Urlo
valutazione media:
2,91
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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L’urlo del lupo metropolitanodi Paola Di GiuseppeFeedback: 25409 | altri commenti e recensioni di Paola Di Giuseppe |
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domenica 19 settembre 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Howl fu per Ginsberg una traduzione in versi delle lunghe frasi di sassofono ascoltate nei club di jazz, “una enorme, triste commedia di fraseggi selvaggi, di immagini senza significato per la bellezza di poesia astratta ininterrotta che creavano combinazioni maldestre come il procedere di Charlie Chaplin, lunghi versi come ritornelli al sassofono di cui sapevo che Kerouac avrebbe sentito il suono”. Epstein e Friedman mettono in scena l’autore, i suoi tempi, frammenti di storia familiare e di educazione sentimentale, il processo per oscenità a Ferlinghetti, suo editore, nel ’57, e visionarie animazioni affidate a Eric Drooke, per tradurre in immagini il flusso incandescente di parole del poema. Il risultato può sembrare a momenti non perfettamente riuscito, la parte migliore resta il biopic, un bianco e nero vintage che nasce da un frammento di Pull my Daisy di Frank e ne ripercorre modi e ritmo. Il celebre reading di Ginsberg alla Six Gallery di San Francisco nell'estate del '55 è affidato ad un James Franco molto convincente, forse più che nell’intervista che scorre parallela al processo, anche questo un po’ troppo “costruito” e convenzionale, benchè ottima risulti la caratterizzazione dei personaggi. Le animazioni tendono ad enfatizzare un testo che si nega assolutamente a questo, esplodendo già di luce propria, richiami a Fantasia di Disney sono evidenti e di certo un doveroso omaggio, nell’insieme, comunque, i tre livelli narrativi e rappresentativi si muovono in sintonia e se ne esce con una sensazione di appagamento, basta non pretendere di voler spiegare la poesia con la prosa, come giustamente fa notare uno dei critici a favore che sfilano al processo. Merito del film è sollevare un problema, la diversità sessuale, raccontare ancora una volta a chi non lo sa (e sono tanti) cosa è stata l’America maccartista (e in parte è ancora, visto che radio e tv non trasmettono mai Howl per paura di denunce), e ricordare uno dei più grandi poeti del ‘900 e il suo poema, Howl, l’urlo lacerante del lupo metropolitano.
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