dario carta
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venerdì 10 settembre 2010
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un polar con depardieu e marchal. e poi asia
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Poliziotto della divisione criminale della polizia francese,Mat (Gerard Depardieu) è un uomo aggredito dai fantasmi di un'esistenza trascorsa sull'orlo dell'ossessione professionale,in perenne conflitto con sè stesso e le sue cadute,l'alcool e la perdita dell'innocenza tra le fila dei rappresentanti di quella legge che non riconosce più come trofeo di una giustizia ormai tradita.
Contattato dal suo vecchio compagno Frank (Olivier Marchal),ora della squadra antidroga,il detective si trova coinvolto in un giro di denaro riciclato e traffico di droga.
Quando il suo amico viene ucciso Mat rivive una realtà di cui era a conoscenza ed affronta la condizione sporca e corrotta del sistema ordinativo.
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Poliziotto della divisione criminale della polizia francese,Mat (Gerard Depardieu) è un uomo aggredito dai fantasmi di un'esistenza trascorsa sull'orlo dell'ossessione professionale,in perenne conflitto con sè stesso e le sue cadute,l'alcool e la perdita dell'innocenza tra le fila dei rappresentanti di quella legge che non riconosce più come trofeo di una giustizia ormai tradita.
Contattato dal suo vecchio compagno Frank (Olivier Marchal),ora della squadra antidroga,il detective si trova coinvolto in un giro di denaro riciclato e traffico di droga.
Quando il suo amico viene ucciso Mat rivive una realtà di cui era a conoscenza ed affronta la condizione sporca e corrotta del sistema ordinativo.
"Diamond 13" vorrebbe essere chiamato con il suo vero nome,"Diamant 13",perchè non capisce come mai un titolo francese debba essere a tutti i costi riversato in lingua inglese.
Forse è perchè il polar del regista Gilles Behat, filmaker con alle spalle una solida esperienza televisiva ("Il comandante Florant","Il commissario Cordier") e degli autori della sceneggiatura Olivier Marchal ("36 Quai des Orfevres","L'ultima missione") e Hugues Pagan,scrittore del romanzo originale "L'etage des morts" cui il film si ispira,è un lavoro che interpola i tratti del thriller americano con i connotati tipici del cinema noir francese.
Ne segue che la scansione registica di aspetto hollywoodiano e l'anonima ambientazione urbana potrebbero far passare la pellicola per un prodotto d'oltreoceano plasmato secondo i crismi del tradizionale genere poliziesco USA.
Tradiscono l'origine reale del film la ruvidezza dei colloqui,i dialoghi sbrigativi e stretti,il tipico manierismo d'oltralpe di affettare la violenza in lame sottili e taglienti e la spiccia esposizione tipica della parlata d'immagine francese.
"Diamond13" ritrae un mondo brutale ed ambiguo,rovistando nel marcio del sottobosco degli organismi di legge ed indaga sulla loro connivenza con le strutture della malavita isinuata nelle pieghe corrotte di un corpo di polizia malato ("...un tempo gli sbirri assomigliavano agli sbirri e i delinquenti ai delinquenti...").
"36 Quai des Orfevres" e "L'ultiuma missione" restano lontani e lasciano a "Diamond 13" il sentore televisivo di un film che non ha guizzi e non respira della sofferenza viziata che impregna il genere poliziesco d'oltralpe.
La presenza massiccia di Depardieu salva solo in parte il film,che non lascia spazio all'ansia tormentata di Marchal,qui parco di emozioni.
Asia Argento doppia sè stessa nella parte della dark lady più inverosimile che si possa immaginare,seminando spasmi di imbarazzata perplessità in un'audience interdetta davanti ai frantumi di una improbabile recitazione.
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dario
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martedì 27 luglio 2010
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straconfuso
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Meriterebbe di più per la regia, sempre abbastanza sicura. Ma il film è decisamente brutto, scontato, senza senso. E' troppo voluto, sa di inganno. Un Depardieu stanchissimo, svogliato, incredulo; un'Asia Argento che peggio di così non si può. Una noia di fondo che i continui colpi di scena, i soliti fracassoni, non riesce mai a rimuovere. Pollice giù.
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