chaoki21
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giovedì 9 febbraio 2012
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fra desolazioni e paranoie
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Il telefono squilla nella notte con ossessiva insistenza. Agnes risponde incerta, con riluttanza. Dall’altra parte del filo nessuno parla. Agnes di infuria e inveisce contro quello che lei pensa sia l’ex-marito uscito di galera.
La donna - che una decina di anni prima ha perso il figlio, svanito nel nulla mentre era con lei a fare la spesa in un supermercato - vive sola nella squallida stanza di un desolato motel che sorge lungo una di quelle strade che tagliano dritte la deserta landa dell’Oklahoma. Fa la cameriera in un locale gay, tampona il suo malessere concedendosi sporadiche serate a base di whisky e cocaina con la sua compagna di lavoro, Ronnie, che tenta ogni tanto, inutilmente, di proporle maschi di passaggio per movimentare la monotonia di un’esistenza in declino.
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Il telefono squilla nella notte con ossessiva insistenza. Agnes risponde incerta, con riluttanza. Dall’altra parte del filo nessuno parla. Agnes di infuria e inveisce contro quello che lei pensa sia l’ex-marito uscito di galera.
La donna - che una decina di anni prima ha perso il figlio, svanito nel nulla mentre era con lei a fare la spesa in un supermercato - vive sola nella squallida stanza di un desolato motel che sorge lungo una di quelle strade che tagliano dritte la deserta landa dell’Oklahoma. Fa la cameriera in un locale gay, tampona il suo malessere concedendosi sporadiche serate a base di whisky e cocaina con la sua compagna di lavoro, Ronnie, che tenta ogni tanto, inutilmente, di proporle maschi di passaggio per movimentare la monotonia di un’esistenza in declino.
Una sera l’amica le presenta Peter, un ragazzo riservato, taciturno e introverso, Agnes abbassa un po’ le sue difese, attratta dalla rassicurante timidezza di Peter. La stessa sera, l’inaspettata visita del violento marito, sempre brutale e minaccioso, spinge Agnes a desiderare e cercare con molta esitazione la discreta e incerta protezione del nuovo amico nel quale pensa di poter trovare un puntello alla solitudine.
Peter parla di sé, della guerra del Golfo alla quale ha partecipato, del ricovero in un ospedale psichiatrico, delle cure a cui è stato sottoposto: sostiene di essere la cavia di esperimenti perversi, è ossessionato dalla paura di essere catturato e ricondotto nei laboratori da cui è fuggito, ha un paranoico terrore degli insetti che - a suo dire - gli invadono il corpo, gli bevono il sangue, gli colonizzano l’organismo, gli soggiogano il cervello.
La fusione delle reciproche paure avvicina i due infelici e li unisce, ma le due disperate solitudini unite in una simbiosi lacerante, mettono in movimento un processo di plagio reciproco e determinano paranoie parallele ed incubi progressivi che attireranno Peter e Agnes in una spirale inarrestabile di dissoluzione e li condurrà verso la terrificante autodistruzione.
Il regista mescola gli stilemi propri del genere psicologico e psichiatrico con quelli del cinema melodrammatico (l’amore triste fra i due emarginati), claustrofobico, horror e splatter (automutilazioni), politico (la sindrome del complotto, lo strapotere dei militari, il disagio psichico del reduce, l’orrore per la guerra), fantascientifico (le armi biologiche, l’incubo degli alieni), sociologico (l’emarginazione, la torva violenza in famiglia, la perdita del figlio in un supermercato), poliziesco e thriller.
La prima parte del film si occupa del cuore di Ages e si sviluppa lenta attorno alla desolata infelicità dei protagonisti fra le luci inquietanti del pub, le atmosfere squallide della stanza del motel e l’assolato deserto .
La seconda parte si occupa della mente di Peter e si svolge nella stanza del motel trasformata in una allucinante fredda camera sterile (con pareti, soffitto, pavimento, mobili e oggetti totalmente rivestiti di carta stagnola); prende il ritmo crescente, ossessivo, frenetico e atroce della follia, diventa la rappresentazione raccapricciante di tutte le forme più crude della alienazione, della claustrofobia, dell’autolesionismo, del delirio.
La dicotomia (o meglio, la discrasia) fra le due parti è sottolineata dalla recitazione (prima spoglia e poi delirante), dai colori (prima slavati e poi lividi), dalle inquadrature (prima piatte e poi sghembe), dai movimenti di macchina (prima fluidi e poi frenetici, con macchina a spalla in un continuum ossessivo di soggettive che inducono all’identificazione), dal montaggio (in accelerazione, con inserti simbolici suggestivi).
Si esce dall’esperienza visiva - ma non si riesce ad abbandonare completamente da quella stanza - con nelle orecchie il martellante frastuono degli elicotteri che arrivano minacciosi, scuotono le sicurezze, sconquassano il cervello, devastano, annichiliscono.
Con in testa il dubbio che il film non parli solo dell’America.
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lt_ghost_rain
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venerdì 15 ottobre 2010
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ottima manipolazione della mente...
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Ottimo thriller che cerca di scandagliare il subconscio umano.
Ottimo Michael Shannon che a poco a poco convince la sua compagna a credere nelle sue paure e fobie.
E' inqiuetante vedere nel finale una donna che avendo perso tutto si agrappa alle paranoie di uno sconosciuto pur di finire i suoi giorni con qualcuno.
Aggrappata e talmente convinta da credere che sia lei la causa di tutto il male.
Buon film peccato per la scarsa distribuzione.
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dario j. a.
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mercoledì 27 ottobre 2010
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ci sono o non ci sono?
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Un crescendo che lascia attoniti. Regia e fotografia minimali, sapientemente cuciti sulla sceneggiatura per rendere potente ogni attimo. Una pellicola che riesce a magnetizzare lo spettatore, ad ingannarlo e a sorprenderlo. La drammaticità e la serietà dei temi trattatti sono resi lealmente e amplificati da mere astuzie tecniche. Inquitante per certi versi, ma assolutamente da vedere.
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jacopo b98
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sabato 29 giugno 2013
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un film estremo di fascino irresistibile
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Da qualche parte, negli Stati Uniti, Agnes (Judd) vive in un motel e fa la cameriera. Ha un marito (Connick jr.) violento in galera e un figlio di sei anni sparito da dieci. Un giorno fa la conoscenza di Peter (Shannon) e con lui inizia una relazione che franerà quando lui comincia a vedere dappertutto degli insetti (bugs), specie di afidi estremamente aggressivi, e la condizionerà fino a portarla alla follia, insieme a lui. Da una piéce teatrale (1996) di Tracy Letts (anche sceneggiatrice), autrice anche del successivo Killer Joe sempre di Friedkin, il regista ha tratto questo ritratto della paranoia che rimarrà per sempre nella storia del cinema. Mai probabilmente era stato fatto un film così estremo su questo tema, mai (o quasi) due attori si erano sottoposti ad una prova recitativa così estrema, eppure terribilmente affascinante.
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Da qualche parte, negli Stati Uniti, Agnes (Judd) vive in un motel e fa la cameriera. Ha un marito (Connick jr.) violento in galera e un figlio di sei anni sparito da dieci. Un giorno fa la conoscenza di Peter (Shannon) e con lui inizia una relazione che franerà quando lui comincia a vedere dappertutto degli insetti (bugs), specie di afidi estremamente aggressivi, e la condizionerà fino a portarla alla follia, insieme a lui. Da una piéce teatrale (1996) di Tracy Letts (anche sceneggiatrice), autrice anche del successivo Killer Joe sempre di Friedkin, il regista ha tratto questo ritratto della paranoia che rimarrà per sempre nella storia del cinema. Mai probabilmente era stato fatto un film così estremo su questo tema, mai (o quasi) due attori si erano sottoposti ad una prova recitativa così estrema, eppure terribilmente affascinante. Perché è questo che è Bug: un film estremo di fascino irresistibile. È un film sulla follia? Sicuramente dato che Peter è sicuramente un folle, tuttavia è un film relativamente realistico, infatti gli insetti non vengono mai mostrati e allo spettatore rimane il dubbio sulla loro esistenza, seppur improbabile, inoltre tutta la storia di Peter se l’è inventata lui o è effettivamente verità (una parabola sulla tortura e sui suoi effetti?)? Questo il film non ce l’ho dice, intenzionalmente, e noi siamo propensi a credere che il pazzo sia Peter, tuttavia non ci è chiarito neanche il tempo della vicenda e quindi teoricamente il film potrebbe essere ambientato in un futuro remoto. Una parabola sul futuro e sulla società del futuro? Forse. Questo non ci è chiarito, sempre intenzionalmente. Ed è qui che sta la forza e la genialità di questa opera Friedkiniana al cento per cento. Estremamente teatrale, in tutto, inclusa la messa in scena (sempre nella stessa stanza), ha qui uno dei suoi punti di forza: il regista e la sceneggiatrice-autrice ci rinchiudono in una stanza e non ci fanno vedere nulla dell’esterno, si limitano a raccontarci l’interno, lasciando che i personaggi filtrino le informazioni sul mondo esterno. È un’opera molto politica che parla di politica, ma soprattutto parla di America: che cosa sono le paure dei due se non le paure dell’America? Il vero insetto del film è il terrorismo, la paura. Un film complesso, non per tutti i gusti (per i fan di Friedkin è una chicca), ricco di grandi momenti, il delirio finale su tutti, veloce nei dialoghi brillanti, resi benissimo dai due straordinari protagonisti è uno dei film più originali e belli degli ultimi anni. In Italia al cinema non è uscito ma è reperibile in DVD.
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lu pichi
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sabato 10 agosto 2024
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bellissimo
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Gli ultimi due film del maestro William Friedkim sono Bug e Killer Joe due opere teatrali di Tracy Letts (premio Pulitzer 2008) che li ha adattati e sceneggiati, io li trovo bellissimi, adoro questo drammaturgo (che è anche attore). Killer Joe ha un finale aperto l'avrei preferito chiuso ma Bug e pazzesco, a fine film ci quasi credo alla storia per quanto è verosimile, poi il film è stato interpretato benissimo. Lei è una donna sola, malmenata dall'ex marito che continua a perseguitarla, ha una vita difficile, lavora in un locale gay, abita in motel, ha un'unica amica che è lesbica, aveva un figlio di 6 anni ma l'ha perso, una sera l'amica gli presenta un giovane ex soldato e lei pian piano s'innamora di questo ragazzo che trova timido, introverso, perbene, calmo, educato, con un bel fisico e si aggrappa a questa felicità trovata mettendo in discussione tutti, inizialmente si'accorge che questo ragazzo è strano ma lo asseconda perché non vuole perderlo.
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Gli ultimi due film del maestro William Friedkim sono Bug e Killer Joe due opere teatrali di Tracy Letts (premio Pulitzer 2008) che li ha adattati e sceneggiati, io li trovo bellissimi, adoro questo drammaturgo (che è anche attore). Killer Joe ha un finale aperto l'avrei preferito chiuso ma Bug e pazzesco, a fine film ci quasi credo alla storia per quanto è verosimile, poi il film è stato interpretato benissimo. Lei è una donna sola, malmenata dall'ex marito che continua a perseguitarla, ha una vita difficile, lavora in un locale gay, abita in motel, ha un'unica amica che è lesbica, aveva un figlio di 6 anni ma l'ha perso, una sera l'amica gli presenta un giovane ex soldato e lei pian piano s'innamora di questo ragazzo che trova timido, introverso, perbene, calmo, educato, con un bel fisico e si aggrappa a questa felicità trovata mettendo in discussione tutti, inizialmente si'accorge che questo ragazzo è strano ma lo asseconda perché non vuole perderlo. Alla fine lei si ritrova a pensare come lui. Il titolo originale è "Bug" = Insetti, ma come al solito in Italia ci divertiamo a svelare i film che non devono essere svelati infatti in italiano il titolo diventa "Bug-La paranoia è contaggiosa" mentre i film che hanno bisogno del titolo originale per essere capiti gli mettiamo un titolo che con il film non c'entra niente "Vertigo= Vertigini" che diventa "la donna che visse due volte.". Ad ogni modo consiglio questo film.
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lu pichi
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sabato 10 agosto 2024
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bellissimo
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Gli ultimi due film del maestro William Friedkim sono Bug e Killer Joe due opere teatrali di Tracy Letts (premio Pulitzer 2008) che li ha adattati e sceneggiati, io li trovo bellissimi, adoro questo drammaturgo (che è anche attore). Killer Joe ha un finale aperto l'avrei preferito chiuso ma Bug e pazzesco, a fine film ci quasi credo alla storia per quanto è verosimile, poi il film è stato interpretato benissimo. Lei è una donna sola, malmenata dall'ex marito che continua a perseguitarla, ha una vita difficile, lavora in un locale gay, abita in motel, ha un'unica amica che è lesbica, aveva un figlio di 6 anni ma l'ha perso, una sera l'amica gli presenta un giovane ex soldato e lei pian piano s'innamora di questo ragazzo che trova timido, introverso, perbene, calmo, educato, con un bel fisico e si aggrappa a questa felicità trovata mettendo in discussione tutti, inizialmente si'accorge che questo ragazzo è strano ma lo asseconda perché non vuole perderlo.
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Gli ultimi due film del maestro William Friedkim sono Bug e Killer Joe due opere teatrali di Tracy Letts (premio Pulitzer 2008) che li ha adattati e sceneggiati, io li trovo bellissimi, adoro questo drammaturgo (che è anche attore). Killer Joe ha un finale aperto l'avrei preferito chiuso ma Bug e pazzesco, a fine film ci quasi credo alla storia per quanto è verosimile, poi il film è stato interpretato benissimo. Lei è una donna sola, malmenata dall'ex marito che continua a perseguitarla, ha una vita difficile, lavora in un locale gay, abita in motel, ha un'unica amica che è lesbica, aveva un figlio di 6 anni ma l'ha perso, una sera l'amica gli presenta un giovane ex soldato e lei pian piano s'innamora di questo ragazzo che trova timido, introverso, perbene, calmo, educato, con un bel fisico e si aggrappa a questa felicità trovata mettendo in discussione tutti, inizialmente si'accorge che questo ragazzo è strano ma lo asseconda perché non vuole perderlo. Alla fine lei si ritrova a pensare come lui. Il titolo originale è "Bug" = Insetti, ma come al solito in Italia ci divertiamo a svelare i film che non devono essere svelati infatti in italiano il titolo diventa "Bug-La paranoia è contaggiosa" mentre i film che hanno bisogno del titolo originale per essere capiti gli mettiamo un titolo che con il film non c'entra niente "Vertigo= Vertigini" che diventa "la donna che visse due volte.". Ad ogni modo consiglio questo film.
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molenga
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sabato 2 marzo 2013
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insetti senza volto
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Agnes fa la cameriera in uno sperduto gay-pub nell'Oklahoma: è fallita sia come donna che come madre: il marito, un violento, è da poco stato scarcerato per rapina mentre il figlio si è perso da ormai 10 anni. un gioro una sua amica si presenta nel motel dove abita con uno strano personaggio: reduce del golfo, presto attira a sé agnes, che si fionderebbe su chiunque pur di annullare la propria solitudine e che, per lo stesso motivo, crederebbe a qualunque cosa. L'uomo, Peter, si rivela presto affetto da paranoie di persecuzionen, crede che l'esercito gli abbia impiantato degli insetti per veicolare delle malattie: agnes si lascia trascinare nel turbine di follia di Peter fino a divenirne un"ingrediente".
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Agnes fa la cameriera in uno sperduto gay-pub nell'Oklahoma: è fallita sia come donna che come madre: il marito, un violento, è da poco stato scarcerato per rapina mentre il figlio si è perso da ormai 10 anni. un gioro una sua amica si presenta nel motel dove abita con uno strano personaggio: reduce del golfo, presto attira a sé agnes, che si fionderebbe su chiunque pur di annullare la propria solitudine e che, per lo stesso motivo, crederebbe a qualunque cosa. L'uomo, Peter, si rivela presto affetto da paranoie di persecuzionen, crede che l'esercito gli abbia impiantato degli insetti per veicolare delle malattie: agnes si lascia trascinare nel turbine di follia di Peter fino a divenirne un"ingrediente".
Thriller sulla schizofrenia diretto dal regista di "l'esorcista", che sa come toccare le paure di molti spettatori ma che, a mio avviso, costruisce il declino del personaggio femminile con troppe lacune: metà film è molto lento, l'altra metà troppo veloce. dire che gli attori sono sopra le righe, in questo genere di film, può sembrare assurdo, ma è quello che mi rimane. l'intreccio del complotto viene enunciato dalla Judd come un flusso d'incoscienza francamente, scritto male. Così così
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