The Elephant Man |
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Un film di David Lynch.
Con Anthony Hopkins, John Hurt, Anne Bancroft, John Gielgud, Wendy Hiller.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 125 min.
- Gran Bretagna 1980.
- Cineteca di Bologna
uscita lunedì 21 settembre 2020.
- VM 14 -
MYMONETRO
The Elephant Man
valutazione media:
4,08
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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The Elephant Man di Lynch-Capolavorodi jacopo b98Feedback: 37256 | altri commenti e recensioni di jacopo b98 |
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mercoledì 1 maggio 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Nella Londra di fine Ottocento la vera storia di Joseph Merrick (1862-1890, Hurt), soprannominato “l’uomo elefante”, per via della tremenda deformazione del suo corpo. Sfruttato come un’attrazione da circo, fa conoscenza con il dottor Frederik Treeves (Hopkins), che lo aiuta ad essere integrato nella società, che però solo nel finale riuscirà a considerarlo un uomo. Il capolavoro assoluto di uno dei più grandi registi viventi, e di ogni tempo, anche se nel 2006, dopo Inland Empire, ha dichiarato il suo ritiro dal mondo del cinema. È una delle più commoventi riflessioni sulla diversità mai fatte, il tema può sembrare di quelli trattati troppe volte, ma qui è maneggiato così bene e in modo così toccante da restare uno dei film più originali di sempre. Il “mostro”, che effettivamente, per lo meno nelle prime sequenze quando non ci si è ancora abituati, fa piuttosto impressione, non ha paura della gente, ma ha paura di fare paura alla gente. Girato in un bianco e nero assolutamente eccezionale (curiosamente neanche nominato all’Oscar) è un film molto cupo, eppure, specie in certe sequenze, vedi il tè a casa di Treeves, è di una dolcezza immane, dove il mostro mostra tutta la sua estrema umanità. Alcune sequenze sono di bellezza sconvolgente, nonché assolutamente geniali, ad esempio quando nella stazione i bambini cercano di togliere a Joseph il cappuccio e lui scappa travolgendo una bambina, per poi finalmente avere il coraggio di urlare e sfogare tutto il suo dolore e la sua umanità: “Io sono una persona!”. Magistrale la scena finale in cui Joseph decide di morire dormendo da persona normale, come non aveva mai potuto fare dato l’enorme peso della sua testa. Visivamente magnifico e curatissimo ebbe otto nomination agli Oscar: miglior film, regia, attore protagonista (Hurt), sceneggiatura non originale (di Lynch, Christopher De Vore e Eric Bergren, tratta dal saggio di Treeves The Elephant Man and Other Riminescences, 1923), costumi, scenografie, montaggio, colonna sonora (molto bella, di John Morris). Non ne vinse scandalosamente nemmeno uno.
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