ralphscott
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sabato 20 luglio 2024
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dopo indagine, riecco il camaleonte volonté.
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Visto al cinema, recentemente, quindi gustato ancor di più. Che film si facevano! Schietti, ruvidi, necessari. Per la mia generazione (1971), forse la prima ad adagiarsi nel nulla dell'assenza di ideali, dopo le lotte fallite di chi, prima di me, ci credeva, un documento per cercare di capire, ancor prima che nostalgia per qualcosa di mai vissuto. Volonté, con la sua maschera blasé, delizia e carpisce lo spettatore, come sempre. Mi ha particolarmente divertito nel frangente in cui, aggressivo e spazientito con la moglie, davanti alla tv, sembra tradire se stesso e le sue mistificazioni, facendo emergere i conflitti che lo assillano. Molto convincente Laura Betti, che non avevo mai visto recitare.
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Visto al cinema, recentemente, quindi gustato ancor di più. Che film si facevano! Schietti, ruvidi, necessari. Per la mia generazione (1971), forse la prima ad adagiarsi nel nulla dell'assenza di ideali, dopo le lotte fallite di chi, prima di me, ci credeva, un documento per cercare di capire, ancor prima che nostalgia per qualcosa di mai vissuto. Volonté, con la sua maschera blasé, delizia e carpisce lo spettatore, come sempre. Mi ha particolarmente divertito nel frangente in cui, aggressivo e spazientito con la moglie, davanti alla tv, sembra tradire se stesso e le sue mistificazioni, facendo emergere i conflitti che lo assillano. Molto convincente Laura Betti, che non avevo mai visto recitare.
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dandy
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venerdì 2 ottobre 2020
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la guerra la facciamo anche noi.
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Un altro punto cruciale del cinema politico nostrano anni'70,assieme a "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto" e "La classe operaia va in paradiso".Bellocchio evita il grottesco e analizza con lucidità sia i legami nefasti tra stampa e potere(dalla polizia alla borghesia condannata come nella tradizione del regista)sia il ruolo manipolatorio tra la prima e il lettore medio,necessario ai fini elettorali.Forse il ritratto dei "compagni" risulta meno convincente di quello del nemico,ma resta impressa la visione della Milano cupa e funestata da tragedie ed attentati,ormai in balia della strategia della tensione.Grande Volontè nel ruolo di un implacabile servo del potere,freddo e luciferino(la scena dove analizza i titoli o registra la conversazione della tragica Zagai).
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Un altro punto cruciale del cinema politico nostrano anni'70,assieme a "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto" e "La classe operaia va in paradiso".Bellocchio evita il grottesco e analizza con lucidità sia i legami nefasti tra stampa e potere(dalla polizia alla borghesia condannata come nella tradizione del regista)sia il ruolo manipolatorio tra la prima e il lettore medio,necessario ai fini elettorali.Forse il ritratto dei "compagni" risulta meno convincente di quello del nemico,ma resta impressa la visione della Milano cupa e funestata da tragedie ed attentati,ormai in balia della strategia della tensione.Grande Volontè nel ruolo di un implacabile servo del potere,freddo e luciferino(la scena dove analizza i titoli o registra la conversazione della tragica Zagai).Memorabile anche il finale allusivo,basato sulla forza del montaggio.Musiche di Nicola Piovani e fotografia grigia di Luigi Kuveiller.Silvia Kramar,che interpreta la vittima,diventerà ella stessa giornalista.Nella sequenza iniziale del comizio del Msi compare il 25enne Ignazio LaRussa,capelloni e barba alla Rasputin.Il regista interpreta un giornalista.Il progetto apparteneva a Srgio Donati,che lo passò a Bellocchio(che lo fece riscrivere a Goffredo Fofi) dopo aver avuto dei dissidi con Volontè.In seguito Donati lo rielaborò per "Il mostro" di Luigi Zampa.
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volontè78
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giovedì 23 aprile 2020
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atto d'accusa graffiante
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Un Gian Maria Volontè in grande forma e nel suo periodo migliore,diretto da un regista con idee solide e mai banali.L'atto d'accusa graffia e lascdia numerosi segni.Lo spettatore,come di solito capitava in quel periodo ,è portato a pensare e ragionare,attraverso storie di cronaca vera.
Languidamente Volontè,sovrasta il resto del cast.
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onufrio
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domenica 19 aprile 2020
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quarto potere
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L'impatto ed il potere della stampa, in grado di modificare anche le indagini per l'omicidio di una giovane ragazza brutalmente assassinata, trovando il colpevole "adatto". Visione spietata e diretta di Bellocchio, che getta uno sguardo critico nei confronti della carta stampata e sul potere ammaliatore che essa esercita nel cittadino medio.
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francescaromanacerri
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domenica 10 settembre 2017
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stupendo
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Un film perfetto pedagogico attraverso la lucida analisi della manipolazione dell'informazione a scopi politici dei mass media. Volontè e tutto il cast diretti da un ottimo Bellocchio esprimono con tensione civile la vicenda parabola del modo di concepire l'infomazione e il giornalismo, non un' obiettiva osservazione della realtà ma una cosciente selezione dei dati per influenzare politicamente il lettore e condizionarlo. Dunque giornalismo come violenza , violenza nei confronti del lettore che è raggirato, violenza nei confronti dei cittadini usati da esso, violenza nei confronti degli innocenti chiamati in causa per ragioni strategiche. Una violenza imparata dalla democrazia americana che sul condizionare e indirizzare le idee del cittadino medio è maestra.
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Un film perfetto pedagogico attraverso la lucida analisi della manipolazione dell'informazione a scopi politici dei mass media. Volontè e tutto il cast diretti da un ottimo Bellocchio esprimono con tensione civile la vicenda parabola del modo di concepire l'infomazione e il giornalismo, non un' obiettiva osservazione della realtà ma una cosciente selezione dei dati per influenzare politicamente il lettore e condizionarlo. Dunque giornalismo come violenza , violenza nei confronti del lettore che è raggirato, violenza nei confronti dei cittadini usati da esso, violenza nei confronti degli innocenti chiamati in causa per ragioni strategiche. Una violenza imparata dalla democrazia americana che sul condizionare e indirizzare le idee del cittadino medio è maestra. Che dire, attuale anche oggi, sopratutto oggi insegna come devono esser fatti i film. Per me è da Oscar.
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parsifal
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sabato 3 giugno 2017
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mass media e potere
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Marco Bellocchio , insieme a Donati e Fofi che scrissero la sceneggiatura dà vita nel 1972, ad un film di cruda denuncia socio-politico- culturale, destrutturando capillarmente i capisaldi su cui si fonda la gestione dei mass - media, opportunamente mediata da chi li finanzia. Si prende spunto da una vicenda di cronaca nera, ossia la morte di una studentessa di buona famiglia, uccisa dopo aver subito uno stupro. Acquisita la notizia, il capo redattore del " Giornale " ( nome scelto dal regista non certo a caso) Giancarlo Bizanti, interpretato da un ineguagliabile Volontè, dopo essersi consultato con l'industriale Ing. Montelli ( J. Steiner doppiato magistralmente da un giovane Gigi Proietti) finaziatore della testata e deus ex machina in ombra dell' estrema destra, decide di usare le informazioni in suo possesso a fini politici, data l'imminenza dele elezioni politiche ed il clima arroventato in cui si sta svolgendo in quel momento la campagna elettorale.
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Marco Bellocchio , insieme a Donati e Fofi che scrissero la sceneggiatura dà vita nel 1972, ad un film di cruda denuncia socio-politico- culturale, destrutturando capillarmente i capisaldi su cui si fonda la gestione dei mass - media, opportunamente mediata da chi li finanzia. Si prende spunto da una vicenda di cronaca nera, ossia la morte di una studentessa di buona famiglia, uccisa dopo aver subito uno stupro. Acquisita la notizia, il capo redattore del " Giornale " ( nome scelto dal regista non certo a caso) Giancarlo Bizanti, interpretato da un ineguagliabile Volontè, dopo essersi consultato con l'industriale Ing. Montelli ( J. Steiner doppiato magistralmente da un giovane Gigi Proietti) finaziatore della testata e deus ex machina in ombra dell' estrema destra, decide di usare le informazioni in suo possesso a fini politici, data l'imminenza dele elezioni politiche ed il clima arroventato in cui si sta svolgendo in quel momento la campagna elettorale. L'intento è chiaro sin dall'inizio; cercare il colpevole, in sinergia con gli investigatori, nelle fila dell'estrema sinistra, per poi consegnarlo all'opinione pubblica ed alla magistratura come unico responsabile del delitto e quindi capro espiatorio tout court. Alle ricerche viene delegato il giovane cronista Roveda ( F.Garriba) inesperto ma non ingenuo. Dopo averlo opportunamente istruito sull'uso della semantica applicata al giornalismo ( momento di cinema elevato e sublime ) Bizanti lo instrada a suo modo , cercando di pilotare l'acquisizione di informazioni a proprio piacimento. I sospetti cadono su un giovane extraparlamentare Mario Boni ( Corrado Solari) legato , anche se a modo suo e non certo in maniera disinteressata, ad una professoressa scossa da mille turbe psichiche e sinceramente legata al giovane, Rita Zigai , il cui ruolo è ricoperto dalla poliedrica Laura Betti. La donna diventerà un pozzo di informazioni per l'astuto Bizanti che la manipolerà sfruttando la sua ingenuità ed il suo insopprimibile bisogno d'amore, per raggiungere i suoi scopi. Dal canto suo il giovane Roveda, non pago delle direttive ricevute, scopre la verità; Boni era solo uno dei tanti e non era il responsabile dell' omicidio. L'autore è un insospettabile ( apparentemente) cittadino modello; il bidello della scuola frequentata dalla vittima, segretamente innamorato di lei e respinto più volte. All'ennesimo rifiuto , viene colto da raptus omicida. Ma ormai la macchina del fango è in moto e non può essere fermata, il colpevole fabbricato a tavolino deve restare tale agli occhi di tutti, per il " bene" della collettività. Bizanti raggiunge il vero colpevole e lo picchia a sangue , minacciandolo di rovinarlo se non avesse rispettato il silenzio. IL film finisce con un'immagine simbolica, un canale cittadino ricolmo di immondizia che scorre lentamente ed inesorabilmente al centro della città. Una delle migliori prove di Bellocchio, dura e tagliente , come la Verità.
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numenoreano
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giovedì 22 marzo 2012
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cronaca di un funzionario della macchina del fango
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Bizanti, redattore capo de "Il Giornale", persegue senza scrupoli l'affermazione sulla concorrenza anche e soprattutto a dispetto dell'etica e della deontologia giornalistica.
La sua non è informazione oggettiva, ma propaganda soggettiva e consapevole del fatto che le masse sono ben più primitive di quanto si possa immaginare. Il lettore infatti non è solo quello acuto ed interessato, ma spesso anche: "[...] un uomo stanco, scoglionato, che apre il giornale per trovare una parola serena ed equilibrata" .
Questa parola Bizanti la offre in una sintesi della realtà carica di provocazioni che insegue, attraverso un lubrificato processo di disinformazione, l'unica verità vera dei giornali che è quella - secondo Bellocchio - della lotta di classe.
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Bizanti, redattore capo de "Il Giornale", persegue senza scrupoli l'affermazione sulla concorrenza anche e soprattutto a dispetto dell'etica e della deontologia giornalistica.
La sua non è informazione oggettiva, ma propaganda soggettiva e consapevole del fatto che le masse sono ben più primitive di quanto si possa immaginare. Il lettore infatti non è solo quello acuto ed interessato, ma spesso anche: "[...] un uomo stanco, scoglionato, che apre il giornale per trovare una parola serena ed equilibrata" .
Questa parola Bizanti la offre in una sintesi della realtà carica di provocazioni che insegue, attraverso un lubrificato processo di disinformazione, l'unica verità vera dei giornali che è quella - secondo Bellocchio - della lotta di classe.
Volontè incarna magistralmente, ancora una volta dopo l' Indagine su un cittadino di Petri, un alto funzionario marcio e consegnatario di un potere di influenza tale da consentirgli di poter azionare a piacimento, direttamente dall'interno della stanza dei bottoni, la macchina del fango.
Voto 3,5
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luca scialò
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martedì 19 luglio 2011
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giornalismo senza scrupoli
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Siamo all'inizio degli anni '70 e l'Italia comincia ad essere pesantemente provata dal terrorismo politico. In questa guerra ideologica fanno la loro parte anche i giornali di opinione, tra cui Il Giornale, quotidiano milanese destinato a lettori moderati e borghesi. Il suo redattore è Bizanti, uomo senza scrupoli che fa distorcere la realtà nelle sue notizie pur di accattivarsi i lettori. Arriva al punto di far credere alla polizia che un estremista di sinistra abbia violentato e ucciso una ragazzina.
Il Giornale di Indro Montanelli non era ancora nato, eppure questo film sembra quasi predire ciò che è diventato oggi l'omonimo organo di stampa.
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Siamo all'inizio degli anni '70 e l'Italia comincia ad essere pesantemente provata dal terrorismo politico. In questa guerra ideologica fanno la loro parte anche i giornali di opinione, tra cui Il Giornale, quotidiano milanese destinato a lettori moderati e borghesi. Il suo redattore è Bizanti, uomo senza scrupoli che fa distorcere la realtà nelle sue notizie pur di accattivarsi i lettori. Arriva al punto di far credere alla polizia che un estremista di sinistra abbia violentato e ucciso una ragazzina.
Il Giornale di Indro Montanelli non era ancora nato, eppure questo film sembra quasi predire ciò che è diventato oggi l'omonimo organo di stampa. Film di parte, ideologizzato, ma efficace nella sua immediatezza e semplicità. Ci racconta anni difficili che il nostro Paese ha vissuto e ciò che i media in generale sono diventati oggi.
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loureed95
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domenica 28 giugno 2009
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grande film
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Non direi che il film sia del tutto schematico in quanto descrive sì la borghesia come infida, perfida, fascista,manipolatrice e viscida, ma i compagni non vengono descritti troppo bene: violenti (con il giornalista, pistola nella sede del partito), coprono Mario che potrebbe essere colpevole,se la prendono con la nevrotica...
Un film che offre sfumature su un periodo e su dei temi affatto sempilici, gran Film.
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veltlinertyrol
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lunedì 8 dicembre 2008
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in ricordo di gian maria volontè
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pur con qualche lacuna riflette in modo corretto (anche se vagamente didascalico)le atmosfere dei primi anni 70, con il fermento libertario della galassia movimentista alla ricerca della identità tra autonomia operaia e nascenti gruppi fautori della lotta armata. Superbo Volontè (pleonastico) affiancato da ottimi interpreti.Un film decisamente sottovalutato dalla critica del tempo e mai abbastanza rivalutato oggigiorno.
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