Appuntamento per una vendetta

Secondo la gran parte della critica cinematografica, il filone del così detto western classico termina sul finire degli anni sessanta, insieme con la fine della produzione cinematografica del maestro John Ford, il grande autore che viene universalmente considerato come il principale interprete del genere.
Come molte altre pellicole di quegli anni, anche questo western uscito nel 1969 appare in effetti un po’ stanco e privo di attrattiva, confermando quindi come l’epoca d’oro di questo genere cinematografico fosse tramontata.
Il regista Burt Kennedy è un buon artigiano di Hollywood che in carriera diresse numerosi film western, tutti più o meno modesti e senza particolari pretese. Anche stavolta la pellicola segue un solido canovaccio, ormai ben collaudato, in cui però le idee originali scarseggiano e si finisce per ripiegare su un copione già visto varie volte in passato.
L’opera punta moltissimo sulla forza attrattiva degli interpreti che in questo caso sono Robert Mitchum, già avanti con gli anni ma ancora sulla breccia, e la bellissima Angie Dickinson. A Mitchum è assegnata la parte del rude uomo del west, eroe taciturno ed implacabile, che calza a pennello al mitico attore americano, e che lo stesso in effetti ha più volte interpretato in carriera; alla Dickinson tocca un altro personaggio stereotipizzato, molto utilizzato in film del genere, ovvero quello della ragazza dai facili costumi che in realtà ha un cuore d’oro.
Oltre alle due star di prima grandezza si ricordano nel cast Robert Walker jr, a cui è assegnato un ruolo in realtà centrale, tanto che il suo personaggio è quello che dà persino il titolo al film nella versione originale, ed un giovane e convincente David Carradine.
Molto scarsi i dialoghi, sceneggiatura modesta.
Poco avvincenti anche le scene d’azione, con sparatorie confuse e mal girate.
La pellicola ha almeno il pregio di non dilungarsi molto, restando sotto l’ora e mezza di durata.
Finale deludente, con la resa dei conti tutt’altro che memorabile.