Fellini definiva così la sua bellezza: “In pari tempo solare e notturna, delicata e incisiva, enigmatica e inquietante”. Di Pino Farinotti.
Claudia Cardinale presentava un imprimatur che non appartiene nemmeno a sua maestà Sophia, quello di Federico Fellini che ne fa un modello di fascino e mistero in 8½. Fellini definiva così la sua bellezza: “in pari tempo solare e notturna, delicata e incisiva, enigmatica e inquietante”.
La Cardinale è presente in oltre 150 film. Come sempre sono costretto, nel racconto, a una selezione, dolorosa in questo caso. La memoria di getto estrae:
I soliti ignoti (Monicelli), Il Gattopardo (Visconti), 8½ (Fellini), Il bell’Antonio (Bolognini), Un maledetto imbroglio (Germi), La ragazza con la valigia (Zurlini), La ragazza di Bube (Comencini), C’era una volta il west (Leone), Bello, onesto emigrato Australia… (Zampa), Nell’anno del signore (Magni), Il giorno della civetta (Damiani).
Altri titoli ricorreranno. Spesso, nei testi sul cinema italiano, a rappresentarlo con una sola immagine, la copertina riporta Claudia e Burt Lancaster che ballano il valzer di Verdi nel “Gattopardo”.
E poi gli stranieri. L’hanno voluta artisti dello spessore di Abel Gance, Blake Edwards, Werner Herzog, Manoel de Oliveira.
Compagni di cast sono stati John Wayne, Rock Hudson, Sean Connery, David Niven, William Holden, Laurence Olivier, Peter Sellers, Alain Delon, Lee Marvin, e molti altri.
Fra i numerosi riconoscimenti cito il più importante, il Leone d’oro alla carriera.
Claudia è nata a Tunisi, La sua famiglia era emigrata dalla Sicilia, tre generazioni prima. Cominciò a parlare correttamente l’italiano dopo i sedici anni.
Arriva il 1957, a Tunisi viene presentata la Settimana del cinema italiano. Quasi involontariamente la Claudia vince il concorso la “più bella ragazza di Tunisia”, il premio è un viaggio a Venezia durante la Mostra. Sulla spiaggia del Lido viene notata da tanta gente di cinema, registi e produttori. E tutto comincia.
Tornata a casa scopre di essere incinta. Il produttore Franco Cristaldi prende in mano la situazione. La protegge tenendo tutto segreto. Nascerà il figlio Patrick cresciuto come un fratello minore. Sarà Enzo Biagi, molti anni dopo a raccontare in un’intervista su Oggi, la vicenda. Nel frattempo la Cardinale è diventata una star.
Negli anni sessanta non è improprio dire che raccoglie il testimone di Sophia Loren e Gina Lollobrigida, ancora attive e popolarissime. Ma Claudia portava qualcosa di nuovo.
Tornando in chiave privata, sistematicamente i compagni di set si innamoravano di lei. A cominciare da Marcello Mastroianni, suo partner in Il bell’Antonio. L’attrice … resistette alla corte del divo, sapeva che Marcello era uno che si innamorava troppo spesso. Durante la produzione del film Cartouche, fu corteggiata da Jean Paul Belmondo, che ebbe più fortuna di Mastroianni.
Claudia era contesa da molti autori, poteva scegliere e fu accorta e intelligente nell’accettare le parti. Anche Alberto Moravia si interessò a lei, dedicandosi alla descrizione e all’ “interpretazione” del suo corpo.
Il 1963 è l’anno del destino e della consacrazione. Lavora con Visconti nel “Gattopardo” e con Fellini in 8½. I due artisti non potevano essere più diversi.
Visconti era concentrato nel silenzio, era come se lavorasse fuori dal mondo. Fellini voleva sempre compagnia, si confrontava con tutti. Fu una lezione che Claudia assunse. Tutta esperienza di vita. Gli scrittori vedevano in lei qualcosa di più rispetto al talento di attrice, Leonardo Sciascia indusse Damiano Damiani a sceglierla per Il giorno della civetta, accanto a Franco Nero. Anche Carlo Cassola approvò la scelta di Claudia per la realizzazione de La ragazza di Bube, firmato da Luigi Comencini.
Chiudo con un mio ricordo personale. Fra le infinite visioni di Cardinale vado al film di Luigi Zampa Bello, onesto, emigrato Australia, sposerebbe compaesana illibata. Il bello, onesto è Alberto Sordi, la compaesana che lo raggiunge in Australia è una prostituta … non illibata. Moravia evoco il corpo dell’attrice che si muove in quasi tutto il film con un abitino rosa stretto e corto, molto corto. Lo sguardo di chi è nella sala non si stacca mai un momento da quel corpo.
Il cinema, e chi va al cinema con Claudia che se n’è andata, hanno perso molto.