ALLIED: SPY&GUERRA VECCHIA MANIERA, RICORDANDO CASABLANCA

Il film di Zemeckis è una storia completa, come quelle di una volta: guerra, thriller, amore.

Pino Farinotti, domenica 15 gennaio 2017 - Focus

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Marion Cotillard e Brad Pitt in una scena del film di Robert Zemeckis Allied - Un'ombra nascosta.

Da giovedì 12 gennaio è nelle sale Allied - Un'ombra nascosta, il nuovo film di Robert Zemeckis, con Brad Pitt e Marion Cotillard. È una storia completa, come quelle di una volta: guerra, thriller, amore.

Questa volta Zemeckis ha deciso di raccontare secondo regole antiche, efficaci e semplici, in una sorta di ripensamento revisionista rispetto a quello che è il suo stile accreditato e di grande successo.
Pino Farinotti

Il titolo consente una breve digressione sui codici dei film sulle guerre americane ed effetti collaterali, chiamiamoli così. Sono centinaia i titoli sulla seconda guerra mondiale. Allora il senso era abbastanza semplice: gli americani erano i buoni, i nazisti e i giapponesi erano i cattivi. I film potevano vivere di luce... cinematografica, semplicemente, avventura, azione, eccetera. Le implicazioni politiche erano superflue, i nemici erano cattivi e basta.
Tutto cambiò col Vietnam, la famosa "sporca guerra" mai condivisa dall'intellighenzia e dal popolo. In questo senso ci si sono messi grandi autori, come Coppola (Apocalypse Now), Stone (Nato il 4 luglio), Kubrick (Full Metal Jacket), Cimino (Il cacciatore): visioni critiche, persino abrasive e cattive, nei confronti delle amministrazioni che avevano avallato quella guerra. Dunque: politica, magari ideologia. E poi le guerre del golfo. A loro volta avversate in chiavi ancora più complesse. Secondo autori come Mendes (Jarhead), Russell (Three Kings), Zwick (Il coraggio della verità), Bigelow (The Hurt Locker, premio Oscar): firme meno storicizzate di quelle sopra, ma per ragioni di... generazione.
Rientrando dalla digressione, il "ripensamento"di Zemeckis riguarda la trama: un agente segreto canadese e una combattente della resistenza francese sono impegnati in una missione. Riguarda i sentimenti: si innamorano, avranno una bambina. Riguarda il thriller: lei, forse, è una spia tedesca. Codici semplici e antichi, appunto, che il cinema moderno ritiene scontati e banali, da oltrepassare. Così, in guerra e nello spionaggio non c'è questa grande differenza fra buoni e cattivi, la violenza diventa un elemento costante, rilanciata esponenzialmente dagli effetti speciali, e poi il sesso, che spesso sfiora l'hard, come in Allied, e l'immancabile momento omosessuale, sempre in Allied, che in quel cinema lontano non poteva neppure essere ammiccato.

Brad Pitt e Marion Cotillard in una scena del film di Robert Zemeckis Allied - Un'ombra nascosta. Dal 12 gennaio al cinema.
Humphrey Bogart e Ingrid Bergman in una scena di Casablanca (1942) di Michael Curtiz.
Marion Cotillard e Brad Pitt in una scena del film di Robert Zemeckis Allied - Un'ombra nascosta.

Adesso non vale tanto il racconto quanto il suo significato concettuale. Basta pensare all'interpretazione della Storia secondo autori "pesanti" come Tarantino. E dello stesso Zemeckis, prima di Allied, con la sua interpretazione multidimensionale dei suoi Ritorni al futuro, o la parabola americana dettata dal talento inconscio di Forrest Gump. O dal sincretismo di "animazione umana" di Chi ha incastrato Roger Rabbit.
Oltre a tutto il resto. "Tornare al passato" per il regista è stata una bella esperienza, anche se, in tanta classicità, se stai attento, non ti sfuggono le sue indicazioni ... concettuali.
In questo senso Brad Pitt è omologo del regista. Non gli sono mancati ruoli di guerra, come in Bastardi senza gloria, dove Tarantino rilegge la storia addirittura facendo morire Hitler in un cinema. E dove Pitt fa quel militare ultraviolento, persino abbruttito. Così com'era abbruttito in Fury, comandante del tank in mezzo a una strage di nazisti e alleati. Violenza estrema, quasi surreale. Estetiche e linguaggio attuali, appunto, molto lontani da Allied. Dove Pitt e la Cotillard sono belli, patinati e perfetti nei loro costumi, come "allora", appunto.

Lo scenario iniziale è Casablanca nel 1942 e dunque quel primo riscontro di memoria del cinema è pieno di appeal, più ancora, di mitologia.
Pino Farinotti

Quella città del Marocco era il teatro della vicenda di Humphrey Bogart e Ingrid Bergman. Il regista era l'americano di Budapest Michael Curtiz, eroe del cinema degli anni d'oro. Casablanca fu prodotto nel 1942, cioè in piena guerra, dunque senza una prospettiva storica, anche se i cattivi erano i nazisti e lo erano fuori dalle prospettive e dai contesti. Dico che il contrappasso fra Allied e il grande classico di Curtiz si ferma ai nomi e all'anno. Bella suggestione, comunque. Quel film lontano non solo era bello e magico, ma era parte integrante della guerra e della Storia. I nazisti erano i nemici del mondo. Bogart-Rick, dal suo locale assiste alla prepotenza dei tedeschi e cerca di mediare, ma certo è contro di loro. E quando la cantante, di fronte all'arrogante ufficiale nazista comincia a intonare la Marsigliese e tutti i presenti vengono coinvolti e trascinati, è la Francia intera a ribellarsi, agli invasori e al governo collaborazionista di Vichy, e con lei l'Europa libera. Per questa provocazione Rick sarà costretto a chiudere il locale, ma accetta di pagare il prezzo.
Simbolo e propaganda magnifica e potente. Hollywood sapeva come farla. E c'erano, in quei decenni, film di guerra "semplici", evasione e avventura, senza implicazioni. Nella memoria del cinema e in quella popolare. Titoli come Dove osano le aquile, con Burton e Eastwood, con la bella spia bionda Mary Ure; I cannoni di Navarone, con Peck e Niven, Gli eroi di Telemark, con Douglas, Operazione Crossbow con Peppard. Zemeckis, Pitt e Cotillard, gente assolutamente nel proprio tempo, concedono a se stessi e a noi, questo bel promemoria.

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