il titolo italiano è terribile, degno di un patinato film porno degli anni ottanta. Fantasie di una tredicenne è , in effetti, lo stupro gratuito del titolo del film cecoslovacco di Jaromil Jires , Valerie e la sua settimana di meraviglie. E di meraviglie si parla, signori. A partire dalla bellezza conturbante di Valerie, Jaroslava Schallerovà. Valerie si muove in un contesto irreale e fuori dal tempo, forse alla fine del 1800, forse in un piccolo paese della Cecoslovacchia. Sin dalle prime immagini si capisce che si tratta di sogni, incubi e allucinazioni che si mescolano alla verità. Macchie nere di suore in un campo di grano. Strani personaggi vampireschi neri e bianchi. Una meravigliosa Helena Anyzova, Matka la nonna , cosi eterea da sembrare irreale. La sua camminata austera e la sua postura elegante e puritana si mescolano alla perdizione di un buco in un ritratto con lascive proposte al parroco del paese. Mentre il vento scuote gli alberi e soldati ubriachi si fustigano a petto nudo, l’acqua prende fuoco e le foglie diventano mille petali trasportati nella fresca sera primaverile. Il sole pallido scalda a malapena le fredde mura che nascondono ingranaggi polverosi e svolazzanti di piume di gallina. Una tavola imbandita in un campo per un bicchiere di vino, poi un altro, poi un altro ancora. I dettagli delle bottiglie, della lente di uno specchio in argento. Della camera bianca, bianchissima di Valerie, e dei suoi piedi nudi sul parquet di betulla.Le immagini surreali e oniriche si susseguono, mentre Orlic sembra l’unica figura rassicurante di tutto il film. I giorni luminosi sono appannaggio dell’infanzia e dell’adolescenza o si possono vivere anche nelle altre fasi della vita ? Quei giorni pieni di luce , in cui tutto l’universo sembra girarci intorno, durante i quali i colori, i profumi , ogni essere vivente è esaltato nella sua essenza. Poi , con il passare degli anni, una patina di grigio sembra ricoprire gli occhi e gli altri sensi. Ci abbrutiamo, diventiamo insensibili, invecchiamo il nostro sentire fino a non meravigliarci più di nulla. Fino ad arrivare , un mattino, a dover constatare che nello specchio nel quale stiamo guardando nessuna immagine è riflessa. Valerie ci ricorda, con il suo sguardo dubbioso ma pieno di curiosità e di speranza , che la vita è una passeggiata a piedi nudi, un seno acerbo, una stanza buia con una lanterna in mano. Valerie ci dice , in silenzio, che quel vento freddo che si alza la sera è solo l’abbraccio della morte che ci passa vicino e che scherza con noi, che ci avvolge nel suo mantello nero. E se poi spunta una perla in bocca vuol dire che l’abbiamo ingannata ancora una volta. Il film è del 1970 ed appartiene al filone della nova vina , della nuova onda. La Cecoslovacchia è diventata una repubblica socialista, il socialismo dal volto umano di Dubcek è stato annullato qualche anno prima dall’invasione sovietica e molti registi ed esponenti della nova vina dovettero abbandonare il paese o arrendersi alla censura del regime. Questo sogno ormai perduto sembra rivivere in alcuni passi del film, o almeno questo ci vuol far credere il registaa.nIn definitiva Jires ci racconta con sensazioni da sogno una storia di per se senza senso, senza filo logico , ma che lascia ammirati ed affascinati come un bambino che vede per la prima volta un eclissi di sole. Luminosi giorni di una settimana di meraviglie.
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