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... non posso fare a meno di ribadire che, semmai, il grande Ettore Scola e Sergio Amidei non hanno snaturato nulla bensì, semmai, non possono aver fatto altro che, sapientemente, sviluppare e ampliare i significati intrinseci all'opera dello scrittore svizzero. Molto bello il preambolo narrativo del breve libro; belli i dialoghi e le battute della prima parte, che si ritrovano quasi invariati nel film; tuttavia, il "divenire" e la "nemesi" finale, rappresentati nell'opera di Scola, a mio avviso trascendono di gran lunga gli spazi e i tempi relativamente angusti e affrettati della pura ed essenziale narrazione originale. Scola e Amidei conferiscono al racconto, insieme all'ambientazione "sperduta" tra le montagne svizzere, un elemento onirico e, ripeto, "senza tempo", che non sono riuscito a ritrovare nel libro; quest'ultimo ha un valore di "prodromo" ispiratorio che richiedeva di essere raccolto e fatto evolvere. Scola, la cui cinematografia degli anni '70 é stata davvero nel segno della piena maturità umana e professionale, coglie pienamente questo compito e centra l'obiettivo con uno stuolo d'attori, probabilmente, da Oscar, tra i quali Albertone giganteggia in una sontuosa e sapiente sintesi del proprio universo di personaggi simpatici e canaglieschi.
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