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Jason Statham in A Working Man continua a inseguire il mito di Stallone: il nuovo film dell'unico action hero americano dei nostri tempi conferma come si sta staccando dai suoi personaggi ribelli e fuorilegge e sempre di più preferisce il family movie d'azione.
A differenza del film di Statham precedente, The Beekeeper, che ha una trama totalmente sovrapponibile fatta della stessa miscela di elementi (vita ritirata + torto a persona cara + entrata in azione = strage di cattivi fino ai vertici), stavolta c’è un po’ meno senso del divertimento.
Il film-Statham funziona sempre, a prescindere, perché è la presenza stessa di Statham e il portato del personaggio che ha ritagliato intorno a sé a funzionare e raccontare qualcosa in ogni inquadratura, ma funziona meglio quando il contesto è fumettistico ed esagerato.
A Working Man invece spesso prende una piega più seria. Crede troppo nei suoi valori morali e nel suo uso della violenza per fare del bene. Allora non è più la violenza simulata, da operetta, usata come mezzo spettacolare, ma la violenza come mezzo di affermazione delle idee. Che non è il massimo.
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