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Nel film La gita scolastica la regista affronta il tema quanto mai complesso degli adolescenti nel mondo d’oggi. Il film è girato in Bosnia Erzegovina ma è estensibile a tutti i paesi del mondo, con piccole differenze che dipendono dal grado di povertà o opulenza di questo o quel paese, ma differenze probabilmente poco significative perché la ricchezza, dovunque, non viene distribuita ma bensì accentrata in poche mani. La regista Une Gunjak nell’intervista che è seguita al film (cinema Esperia, Padova) ci ha rivelato che dopo le guerra e il genocidio perpetrato dai Serbi, quasi tutta la Bosnia Erzegovina e le importanti attività commerciali e industriali sono state comprate da alcune multinazionali. Quindi è come non essere, non vivere, a casa tua. Non solo, ma la finestra del lavoro possibile (questo dappertutto) si continua a rimpicciolire: se sei solo normale o dotato ma non ti va di lottare, pulizie, camerieri, call center, infermieri, badanti, piccoli impieghi mal pagati, poco altro. Questo si riflette sul disorientamento, sul senso di espropriazione degli adulti. Sullo stesso senso della vita. Che cosa i genitori, gli educatori, i professori di scuola, possono allora insegnare agli adolescenti se loro stessi sono disillusi? Che cosa possono loro prospettare? Allora di fronte all’impotenza, gli adulti spesso scelgono di rifugiarsi nell’autoritarismo, nella nebbia, scelgono di non rispondere, parlano per sentito dire. Fomentano la confusione. Nella conoscenza, gli anglosassoni dicono “check personally”, verifica di persona e domanda. Sempre.
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