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Da sempre la cinematografia americana ha portato sul grande schermo opere ispirate ai pirati o corsari che, tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo, infestavano i mari dei Caraibi ed in particolare della Giamaica. Questa nutrita schiera di film di cui fanno parte opere celebri come “Capitan Blood” di Michael Curtiz o “Il cigno nero” di Henry King, è stata recentemente ingrossata dalla saga campione d’incassi dei “Pirati dei Caraibi”, che pertanto non costituisce affatto una novità nel panorama cinematografico hollywoodiano.
Tra le pellicole meno famose appartenenti al filone, c’è questa pellicola di metà anni ’70 diretta dall’americano James Goldstone, con cui viene portato alla ribalta l’eroico Capitano “Red” Ned Lynch, che per molti versi rimanda a celebri paladini letterari e cinematografici ben più noti come Robin Hood, Zorro o Sandokan, in quanto come questi anche Ned Lynch combatte da ribelle e bandito contro il malvagio potere costituito, seguendo quindi un canovaccio ben consolidato.
Come Robin Hood veste di verde e Zorro di nero, questo corsaro della Giamaica indossa un classico abbigliamento rosso che lo identifica (il personaggio nasce dal romanzo "The Scarlet Buccaneer" di cui la pellicola di Gladstone è la trasposizione cinematografica), ha degli amici fidati che combattono al suo fianco ed infine anche lui ama una nobile fanciulla, come Robin Hood amava Lady Marian e Sandokan la Perla di Labuan; tuttavia, nonostante tutte queste similitudini il pirata ribelle non riscosse altrettanto successo degli altri paladini sopra citati, tanto che oggi è un personaggio semisconosciuto.
Venendo al film, sin dalla prima scena in cui i nemici sono presentati in modo macchiettistico, pare chiaro che benché si tratti di un film d’avventura lo stile narrativo adottato da Gladstone è quello proprio di una allegra commedia picaresca, cosa che concettualmente non guasta, ma in questo caso la realizzazione non pare riuscitissima, non ci sono infatti trovate ingegnose, né viene esibito un umorismo calibrato e ficcante come dovrebbe essere se si sceglie questo stile narrativo.
Il ruolo del protagonista è affidato a Robert Shaw che pare molto adatto alla parte, del resto quello del marinaio è un ruolo da sempre congeniale all’attore inglese: Shaw era in età un po’ avanzata e se è pur vero che il capitano di una nave non può essere uno sbarbatello, il fatto di non aver potuto contare su un giovane attore da vendere al grande pubblico può avere inciso sul mancato successo commerciale della pellicola. Il braccio destro dell’eroe è interpretato da James Earl Jones che fa proprio un’ottima impressione; la protagonista femminile è la canadese Geneviève Bujold, anche lei molto credibile; poi c’è il pasticcione capo delle guardie che prende gli ordini dal cattivo, una specie di omologo del Tenente Garcia, interpretato da Beau Bridges; ed infine il cattivissimo antagonista principale, interpretato da Peter Boyle.
Il film non riesce mai a decollare e benché la storia sia una di quelle che si vende facilmente e si fa seguire senza sforzo, lo spettatore non si entusiasma affatto.
Il duello finale è particolarmente deludente, persino patetico a tratti.
Non ci sono scene di battaglie in mare e mancano riprese suggestive che abbiano come protagonista la nave pirata, pecca non da poco per un film del genere.
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